La scuola rappresenta oltre una delle Istituzioni più importanti, lo
specchio del sociale, il punto di incontro/scontro tra culture,
famiglie, regimi comportamentali.
Sicuramente i cambiamenti sociali riflettono questo campo quasi di battaglia dove
da un lato si cerca di seguire dei programmi, legati tra di loro da una
componente interculturale nuova e mutevole, sotto i diversi aspetti
didattico-relazionale e dall'altro l'impatto che questi hanno sulle
resistenze culturali tra aspetti ludici e relazionali con la dose di
impegno necessariamente costante che si dovrebbe creare.
Difficile a volte gestire i compromessi.
L'apprendimento stesso ha delle tappe individuali e trovare le sinergie giuste per il lavoro ingruppo richiede partecipazione serio impegno.
Il ruolo genitorialeirrinunciabile e sempre presente deve tener conto che come non esisteil figlio ideale, non esiste neanche il genitore o il professore ideale
e che certo questi (uno qualsiasi) da solo non può creare ilcambiamento o il miracolo di cambiamento culturale necessario.
Sinergie di produttività,quindi. A ognuno secondo le proprie competenze.
Scandalizzarsi serve a ben poco oltre che a mostrare dissimulata ipocrisia sociale.
Larappresentanza dei genitori per la carriera scolastica del prorpio
figlio è un diritto /dovere e non un favore che si fa a qualcuno, vale
nella politica, come nella scuola.
Pretendere troppo è un ottimometodo per non avere nessun risultato, quindi bisogna stare attenti anon esser troppo esigenti, ma curare le relazioni che si creano e dovesi notano fratture cercare di risanarle, per permetter il processo di
crescita.
Non fossilizzarsi sui comportamenti "cattivi"per nonpermettere o addirittuura instaurare circoli viziosi ed incoraggiare
quelli "buoni", giocare sulla reattività a vantaggio di situazioni più
costruttive anziché cedere all'emotività o all'indifferenza per
difendersi.
Sicuramente i problemi si complicano nelle scuole
medie primarie e secondarie dove la continuità e il metodo sembrano un
"lusso " che pochi si pssono permettere.
In un'ottica consumistica della produttività sembrano molto chiari i concetti di "successo" e di "fallimento", il passaggio dell'apprendimento delle regole sembra quasi non necessario, a scapito di una difficilissima gestione delle frustrazione e dell'attesa e quindi del riconoscimento dell'altro,necessario
invece in un'ottica interculturale e di mediazione dell'emotività
stessa di cui la scuola, ma non solo, si deve fare garante,
accompagnando i processi evolutivi e di apprendimento.
Non perdere il contatto, né l'interesse, far capire che l'impegno paga in termini di identità; forse la scuola non è tutto, ma pesa moltissimo nel sistema di crescita e come "palestra" per noi e i nostri figli.
Fermezza e comprensione possono conciliarsi, nel senso che prima viene la fermezza poi, quando ci sono le condizioni per un
dialogo produttivo, c'è spazio per la comprensione. Penso che più che aderire a modelli pedagogici, che poi diventano una specie di squadra per cui tifare, convenga cercare di adattare i nostri riferimenti alle
singole situazioni con cui abbiamo a che fare. Anche le classi
necessitano di "interventi individualizzati".
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Inviato da: cassetta2
il 02/09/2021 alle 14:23
Inviato da: Happy Diwali Images
il 28/10/2018 alle 15:10
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il 04/08/2018 alle 21:06
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il 04/08/2018 alle 21:05
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il 04/08/2018 alle 21:05