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Pianificazione urbanistica; nuove frontiere?

Post n°372 pubblicato il 29 Marzo 2007 da sinemoiaquai
 

C’è un argomento sul quale l’Italia registra un enorme ritardo rispetto
ad altri Stati europei; un argomento sul quale una legge che riguardi
il governo del territorio (o una sua componente importante, la
pianificazione urbanistica e territoriale) dovrebbe pronunciare regole
chiare, tassative, non negoziabili: il consumo di suolo. In Germania,
Gran Bretagna, Francia, Spagna, Olanda, come in diversi Stati e città
degli Usa, i governi si sforzano di contrastare il consumo di suolo. In
Italia, dove già dagli anni cinquanta ai settanta abbiamo devastato
gran parte del territorio di pianura, di valle e di costa, non si sa
neppure che cos’è. Se abbondano studi qualitativi sulla «città diffusa»
e sulla «dispersione insediativa», non si sa quanto terreno venga
occupato ogni anno da lottizzazioni ed espansioni urbane, ville e
villette, capannoni e discariche, strade e piazzali, discoteche e factory outlets.
Da noi nessuno sa, né si preoccupa di sapere, quanto terreno viene
sottratto all’agricoltura, alla percolazione dell’acqua piovana,
all’azione della clorofilla e del sole, al ciclo biologico. Così come
del resto non si sa quanti elementi del patrimonio storico vengono
cancellati nella distrazione generale. immagine


La mancanza di dati sui quali basare appropriate politiche rivela
un disinteresse profondo per la questione. Eppure, per chiunque è
evidente che il consumo di suolo aumenta ogni anno, per effetto
dell’«anarchia urbanistica», come l’ha definita Carlo Azeglio Ciampi.
Un’anarchia che è certamente prodotta in parte consistente
dall’abusivismo, e dalla miopia aziendalistica con la quale i vari
corpi statali e parastatali hanno progettato e realizzato le
infrastrutture e gli altri oggetti di competenza pubblica. Ma
un’anarchia che è generata, sempre più spesso, anche da una
pianificazione urbanistica più sensibile agli interessi immobiliari che
alla tutela delle risorse comuni.
immagine

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Commenti al Post:
sinemoiaquai
sinemoiaquai il 29/03/07 alle 02:15 via WEB
penso a Porto Cesareo, alle due case di quei poveri cristi che hanno abbattuto e le ville dei potenti stanno ancora là. A berlino , alla visione d'insieme, ad una coerenza, ai pirp che qui vogliono salvare la periferia, mentre andrebbe riqualificato anche il centro
 
sonouncantastorie
sonouncantastorie il 29/03/07 alle 17:02 via WEB
Questo discorso sull'urbanistica m'interessa. Adesso è un po' tardi. Ci torno sopra lunedì. Buon weekend.
 
giampi1966
giampi1966 il 02/04/07 alle 13:11 via WEB
Lavoro nel campo e ti posso assicurare che gli abusi edilizi non vengono perseguiti, se poi aggiungiamo un condono ogni dieci anni, l'esigenza di far quadrare i bilanci con gli oneri di urbanizzazione e l'urbanistica contrattata con il privato, il quadro è fosco, tutto gioca contro l'ambiente e a vantaggio dei furbi, in Italia chi non ha costruito abusivamente "è un cretino", poteva farsi legalmente i soldi approfittando dei condoni. Ciao carissima
 
 
ladymiss0
ladymiss0 il 03/04/07 alle 16:28 via WEB
purtroppo è proprio così. una prospettiva miope , come non tener conto del rispetto dell'ambiente senza pagare uno scotto? una voragine da arrestare!
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/04/07 alle 19:35 via WEB
Interessante guardare qui
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/04/07 alle 19:42 via WEB
Nessuna parentela con l'inutile. Costruire utopie è costruire.
E lo è oltre l'irrinunciabile piacere del sogno, quando diventa ipotesi ma realizzabile.
"La città latente è una riflessione a voce alta sulla città, ma con una forte carica concreta, di 'buon senso' - sottolinea l'architetto Canali - è una città più vivibile, più piacevole, ma senza stravolgimenti per ottenerla. Perchè a volte basta ritoccare, collegare, disvelare quello che abbiamo sotto gli occhi e che ci sta distrattamente accanto, per ottenere buoni risultati."
"La ricerca utopica è parte del nostro mestiere - afferma- ed è un piacere che si coltiva proprio in ambito accademico. Del resto è questa una delle funzioni dell'Università, soprattutto se si indagano temi concreti, i cui risultati potranno poi essere offerti alla comunità entro la quale si opera. Ecco allora che una mostra come questa è insieme esercizio accademico e consueto progetto, salvo che non esiste un committente se non l'intera città, anche se in modo virtuale..."

"Non più di quanto lo sono gran parte delle città italiane o europee. Ed à una latenza motivata non solo da incuria ma anche dalla profonda modifica del tessuto urbano avvenuta nei decenni piu` recenti - spiega Canali - Pensiamo alle aree protoindustriali ecc. Con un impegno di immaginazione e di entusiasmo per la propria città si può però rivelare ed evocare al pubblico quel qualcosa di uguale-ma-diverso che sta appena 'sotto', 'accanto'... Non per mettere da parte problemi ben più drammatici e urgenti (dalla viabilità alle residenze per i meno abbienti, all'immigrazione), ma perché questa è un' utopia possibile.."

 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/04/07 alle 19:44 via WEB
Disegnare comportamenti attraverso gli oggetti è stato un regalo del Futurismo.
Prima di allora l'interno viveva al massimo al massimo di piccole flessibilità, di timide meccanizzazioni del mobile.
La furia futurista ha aperto all'interno italiano la strada della a tre. reciprocità, dello scambio dinamico. Da allora, oggetto, spazio e comportamento hanno continuato a dialogare
 
     
ladymiss0
ladymiss0 il 04/04/07 alle 19:56 via WEB
arredamento e architettura, lo spazio e il tempo, la sua gestione=il sociale
 
     
ladymiss0
ladymiss0 il 04/04/07 alle 19:55 via WEB
Lecce con le sue appendici (la provincia) città latente? Si, credo si di!
 
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E qui, se mai verrai, l’estate
quietamente si sfanno gli obelischi
e cattedrali come sortilegi
consumano in esilii avventurosi.
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dell’uggia e del campo di tabacco
che avanza in bilico tra noi e il mondo.

il Salento in poesia. Ieri e oggi.

(in foto, il menhir di Carpignano)

 

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