Contraddizioni sia nel sindacato che nell’esecutivo. Il risultato?
Un dialogo fra sordi ![immagine](http://i159.photobucket.com/albums/t143/dark_prince85-2/sfera.gif)
Un
tavolo virtuale. La concertazione su sviluppo e welfare inaugurata la
scorsa settimana tra governo e parti sociali è partita subito con il
piede sbagliato. Da un lato, ha affrontato le tematiche più disparate –
dal rilancio del Mezzogiorno al mercato del lavoro, dalle
infrastrutture all’indennità di disoccupazione – quasi si compilasse
una lista della spesa, tanto lunga quanto poco concreta, e senza
considerare che già un anno di legislatura se n’è andato inutilmente.
Dall’altro, ha dato l’idea – con il ministro Damiano che ha dichiarato
di voler affrontare prima le tutele del lavoro, e solo successivamente
il ben più controverso tema della previdenza – di voler partire con un
profilo talmente basso da rendere difficile immaginare che alla fine se
ne caverà qualcosa di buono.
Peraltro, già l’impostazione di
fondo ha avuto un sapore di deja-vu piuttosto marcato, con il Meridione
in primo piano, come se di “tavoli” per il Sud non se ne fossero fatti
già abbastanza senza mai cavare un ragno dal buco, e con il governo
(per bocca di D’Antoni) che “auspica” una crescita del pil meridionale
al 5-6% con la stessa leggerezza con cui nei giorni scorsi si è evocato
il 3% come target nazionale. Rischiando di svilire anche idee
apprezzabili, come quelle di proporre all’Unione Europea una decina di
zone franche nel Sud dove sperimentare la fiscalità di vantaggio (che
comunque sconta la contrarietà di Bruxelles a questo tipo di
incentivi). Così come sono positivi i richiami agli strumenti del
welfare europeo come l’indennità di disoccupazione, i contratti di
solidarietà, la cassa integrazione autofinanziata e il sostegno al
reddito per il lavoro discontinuo e temporaneo, visto che rappresentano
il naturale e necessario completamento della riforma Biagi.
Ma
i problemi di fondo di questo come di qualunque tavolo concertativo
sono altri. In primo luogo, sulla riforma del sistema previdenziale
tutto il sindacato – questa volta sorda non è solo la Cgil, ma pure
Cisl e Uil – ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di discutere
della revisione dei coefficienti, anche se l’ipotesi di uno scambio con
l’innalzamento dell’età pensionabile potrebbe far decollare la
trattativa. E pensare che proprio ieri l’Inps ha fatto sapere che nel
2006 le pensioni di anzianità liquidate sono state oltre 193mila, il
33,6% in più rispetto all’anno precedente. Un dato che avrebbe dovuto
per lo meno allarmare. Invece, il ministro Damiano ha indicato
chiaramente tra le priorità da raggiungere l’aumento delle pensioni più
basse, senza però dire chiaramente che il sistema è insostenibile.
In secondo luogo, è difficile concertare quando tutte le corporazioni
si sono lanciate in una ridicola “caccia al tesoretto” fiscale,
buttandosi all’assalto di una ricchezza che non c’è, visto che i conti
pubblici sono ben lungi dall’essere stati sistemati. Nel 2006, infatti,
la spesa totale è ormai arrivata alla quota record di 50,5% sul pil,
mentre il rapporto deficit-pil è al 2,4% solo al netto delle
una-tantum. E quindi, di quei 10 miliardi di extra gettito al di fuori
delle compatibilità di bilancio, almeno 7,5 vanno alla correzione del
deficit. Non a caso, quindi, Renata Polverini dell’Ugl ha lamentato che
al tavolo non si è parlato delle risorse finanziarie necessarie per
realizzare le diverse proposte. Perché se il governo cercherà di
accontentare tutti con i 2,5 miliardi rimasti, la distribuzione “a
pioggia” finirà per rivelarsi totalmente inutile, e si saranno sprecate
per l’ennesima volta risorse che invece si potrebbero investire in un
progetto-paese.
In terzo luogo, il dialogo tra sordi non è solo
tra governo e parti sociali, ma anche all’interno dello stesso
esecutivo, dove le spinte contrapposte tra il partito della spesa e
quello del risparmio porteranno a una mediazione sempre più al ribasso.
Ma soprattutto: ormai tutti sanno che oggi qualsiasi trattativa
rappresenta solamente una rappresentazione scenica, essendo la
situazione politica talmente instabile da non permettere di avere
quell’orizzonte temporale necessario al “gioco dello scambio”. Già, i
tavoli hanno bisogno di gambe solide su cui poggiare.
Enrico Cisnetto
![immagine](http://i159.photobucket.com/albums/t143/dark_prince85-2/sfera.gif)
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Conti Pubblici
Tito Boeri
e Pietro Garibaldi
01.10.2007
Il
complesso della manovra di bilancio per il 2007 e 2008 peggiorerà i
conti pubblici, rispetto a quanto avverrebbe in sua assenza. Si tratta
di mezzo punto di Pil di deficit in più. Dal punto di vista
dell'equilibrio di bilancio e degli impegni europei sarebbe meglio fare
a meno di decreto fiscale e Legge Finanziaria. Una fetta consistente
del peggioramento dei saldi è dovuta a maggiori spese e non a riduzioni
di tasse. Quindi non si può neanche sostenere che si tratta della
restituzione agli italiani dell'extragettito. E' invece una rinuncia a
investire nel futuro.
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2021 alle 14:23
Inviato da: Happy Diwali Images
il 28/10/2018 alle 15:10
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il 04/08/2018 alle 21:06
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il 04/08/2018 alle 21:05
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il 04/08/2018 alle 21:05