Creato da sinemoiaquai il 04/03/2006

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Che fine ha fatto la Politica?

Post n°446 pubblicato il 05 Ottobre 2007 da sinemoiaquai
 

 
La sfiducia della gente, che già aveva dato chiari segnali nella stagione di Tangentopoli, cresce di elezione in elezione con il voto di protesta come le schede bianche o nulle e con l'aumento dei non votanti: le distanze tra il Palazzo e cittadino, espropriato del diritto di indicare i propri rappresentanti con una scelta di fiducia sono aumentate con le ultime politiche. Ormai siamo senza dubbio ai livelli di guardia.
Lo stesso fenomeno Grillo, che continua a tenere banco, è allarmante ma è stato insieme sopravvalutato e sottovalutato.Sopravvalutato, visto che a cominciare dal Capo del Governo e dei leaders di partito un po' tutti se ne sono occupati e gli hanno risposto ma lo stesso Capo dello Stato indirettamente ha ha mostrato che le sue prediche non sono cadute nel vuoto. Le conseguenze , però di questa sassaiola nello stagno sembra siano state sottovalutate.
Certo, gli italiani non hanno fatto MAI rivoluzioni e tutti i cambiamenti sono stati determinati da spinte esterne.
La sfida qual è?
Masaniello, pescatore di Amalfi, eroe per nove giorni svolse un "ciclo di utopie e scompigli" nella rivolta antifiscale nel regno del Sud. Ci fu la Francia dietro le quinte , se si vuole vedere come sia andata a finire e comunque fu soprattutto una sfida alla Spagna dominante, la superpotenza di allora, ed alla nobiltà feudale che vide protagonisti popolani, canonici e dottori in legge, come Giulio Genoino e Matteo Cristiano, a Napoli e nelle province.
Per quanto riguarda gli uomini di spettacolo, nei giornali e ed in
televisione si è ripetuto spesso in questi giorni il nome di Guglelmo
Giannini, il commediografo che fondò un giornale , "l'Uomo qualunque"
divenuto partito.
Si è dimenticato, però, un particolare: alle elezioni per la
Costituente raccolse a Napoli 75.000 voti di preferenza mentre
Benedetto Croce superò appena i 27.000

E' meglio non aggiungere niente su un elettorato che compie scelte del genere.

Beppe grillo capopolo?,
(di intenet e dei blog, sicuro)
improbabile,
nonostante dopo Berlusconi abbiamo visto tutto!
Nell'orgia dei richiami a vecchi e nuovi protagonisti è stato rievocato pure Corrado Tedeschi, l'inventore del partito della bistecca. Ma in un certo senso, un antipolitico fu pure Leo Longanesi .
Sempre con un occhio alla storia, seguendo la linea di Gianni Custodero su La Gazzetta dell'Economia, la situazione oggi ricorda quella che precedette la "rivoluzione" fascista e che la sfiducia oggi è forse maggiore sdi quella del 1922.

Meditate, gente, meditate



 
Rispondi al commento:
roman_dransky
roman_dransky il 08/10/07 alle 21:49 via WEB
ciao, ben ritrovata e scusa se vengo a "risponderti in casa", mi spiacerebbe se tu lo prendessi come uno sgarbo. mi spiacerebbe, dicevo, almeno quanto mi è dispiaciuta la definizione di drastico anarchismo; la mia anima anarchica è, fra le svariate che compongono la mia essenza, indubbiamente fra le più forti, e ne sono contento. tuttavia nel mio post trovo ci sia poco di anarchico, o almeno, se pure c'è, io non avrei voluto che ci fosse. in quelle righe non sostengo la necessità di vivere al di fuori di ogni legge, ne ripudio lo stato italiano in quanto tale o minimamente suggerisco la possibilità di vivere al di fuori dello stato. l' anarchia per me è una punto di vista sentimentale più che un ideologia politica vera e propria, una sorta di romanticismo se vogliamo, ma certamente non può essere la base intorno cui costruire un vivere comune. certo io sono fra quelli che sostiene che non si può legiferare su tutto, che è meglio educare che obbligare, e che ad un aumento delle leggi corrisponde un proporzionale aumento delle infrazioni; ma nemmeno di questo tratta il mio post: reagire piuttosto che resistere è proclamare a gran voce il reale stato delle cose anzicchè perseverare nella superstizione della democrazia. quello che intendo dire è semplicemente che, se si arriva a riconoscere la forte reciprocità che esiste fra stato e mafia, e proprio noi uomini e donne del sud sappiamo bene quanto tali rapporti siano profondi perchè li abbiamo sotto i nostri occhi quotidianamente, non si può legittimare l' adeguatezza dell' attuale forma statale, democratica, sia perchè così facendo legittimiamo l' esistenza e l' influenza stessa delle mafie nella nostro vivere comune sia perchè facendo questo, vanifichiamo il senso della lotta di certi uomini che sono morti lottando contro la mafia e, per quanto mi possa dolere dirlo, contro questo stato. perchè è questo il punto cruciale della questione, a mio modestissimo parere, che colui che voglia combattere la mafia deve combattere inanzitutto le istituzioni, perchè sono la faccia buona della stessa medaglia, perchè è questo che io credo, e non è facile dirlo senza rischiare di cadere nel patetico o peggio ancora di essere accusato di strumentalizzare, quel grande uomo, non solo, o non prima di tutto, di legge, che fu falcone quando alludeva al famoso terzo livello. per quanto riguarda la mia città, taranto, ancora di più mi ha ferito quanto hai scritto, e, per altro, non ti rende onore. sembrava sinceramente una frase da tifoso della curva, più che da raffinata intelletuale quale tu reputo che sia. voglio comunque spiegarti che, ed è piuttosto evidente in verità, ciò che ha rovinato la mia città non è tanto la drastica anarchia, che qui da me non sanno nemmeno cosa sia, credimi, non esiste città più conformista in italia; a rovinare, penso oramai senza rimedio, taranto è stata proprio la continua interferenza della malavita nei fatti della città attraverso vent' anni di dirigenze politiche mafiose, a partire da cito, passando per de cosmo e la di bello, ed arrivando, contrariamente a quanto si pensi, agli attuali dirigenti politici. del resto i governi della città cambiano ma i "padroni" di taranto rimangono sempre gli stessi, e questo purtroppo, è sotto gli occhi di tutti qui da me. è stato in particolare il disinteresse della maggior parte dei miei concittadini in merito a questi meccanismi a distruggere taranto così come, alla lunga, distruggerà l' italia. per finire vorrei sottolineare che mi rendo conto di come probabilmente tu utilizzi la parola anarchia nell' accezione più comune del termine, da vocabolario:la mancanza dell'autorità statale; l'assenza delle stesse istituzioni dello Stato.con sign. est., disordine, confusione. dottrina politica libertaria, la quale sostiene l'abolizione di ogni potere centrale e la libera manifestazione della volontà individuale. tuttavia questa parola per me ha un altro significato e ci tengo a fartelo conoscere, anche se magari non ti interesserà: la speranza che una comunità sappia convivere civilmente senza fondare il principio della propria socialità su un insieme di norme, o leggi che dir si voglia, ma sull' educazione e su un largamente riconosciuto e condiviso spiccato senso civico.
 
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