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VICENZA: SCRITTA CHOC SU UNA VETRINA NEL CENTRO DELLA CITTA'. "TROPPI FURTI, VIETATO L'INGRESSO AGLI ZINGARI".


"Vietato entrare ai zingari". Scritto così, con l'errore grammaticale. Un cartello arancione, scritta nera. Messaggio choc. Anche se nella sua interezza recita così: "Siamo spiacenti ma per maleducazione e non rispetto delle regole, vietato entrare ai zingari!" Postilla: "Non per razzismo".
Lo choc (si fa per dire) è quello di chi, ieri mattina, si è imbattuto nel cartello affisso sulla porta dell'Euro Point, un piccolo bazar al civico 8 di contrada  XX Settembre a Vicenza. Ci sono clienti che entrano senza batter ciglio, mentre alcuni passanti si fermano a guardare e poi se ne vanno, chi mormorando, chi scuotendo il capo. "L'ho messo io quel cartello, qualche giorno fa", dice candidamente la giovane commessa intenta a servire una cliente. "Il titolare? No, lui passa di qua raramente, anzi, mi ha consigliato di toglierlo, perché dice che così rischio solo guai...". Si chiama Fatima, la commessa, e indossa un berretto nero in lana, un berretto alla moda che le copre tutta la chioma. Parla veloce e con stupefacente spontaneità chiede: "Che dice, lo lascio?". Guarda il cartello, poi fissa negli occhi chi le sta per fare almeno una domanda: quella domanda. Ma allora gioca d'anticipo e parte in quarta. La sua storia inizia così: "So cosa sta pensando, ma non ce la faccio più". Gesticolando, mostra il negozio, le collanine sullo scaffale e il bagnoschiuma su quello opposto. "Vede? Gli zingari passano sempre di qua, entrano in negozio in otto o dieci o anche di più; sono sempre gli stessi e hanno sempre dei bambini con loro, che vanno in giro per il bazar. Io non riesco a controllarli e poi, ogni volta, è sempre la stessa storia: rubano". Sempre così? Cosa vuol dire "sempre"? "Vengono spesso, non dico tutti i giorni, ma spesso; alcune volte gli adulti si sono fermati a pagare, ma anche in quei casi poi mi sono accorta che avevano rubato qualcosa. Ma era tardi per farsi ridare la merce. Mi è capitato anche di dover abbandonare il negozio, e io sono qui da sola, per inseguirli. Non posso andare avanti così". Indica la vetrina dove ha esposto due manifesti: "Svendita totale, 50% di sconto". "A fine marzo chiuderemo l'attività, non ce la facciamo. Quando abbiamo iniziato, ad aprile, speravamo andasse diversamente, ma la crisi è forte. Adesso svendo tutto e già così per certi prodotti incasso meno di quanto ho speso per comprarli, ma non posso anche accettare che me li rubino...". E poi, forse per analogia, aggiunge: "Vado e vengo con il bus e sul bus a loro è permesso di viaggiare senza biglietto o di non obliterarlo: ho visto coi miei occhi che gli autisti non li controllano nemmeno". Resta la domanda dell'inizio, comunque inevasa: un cartello che vieta l'ingresso agli zingari è una discriminazione razzista che ricorda un'epoca buia, forse la più buia dell'Italia unita. "So che questo è un luogo aperto al pubblico e so cosa può pensare la gente - risponde Fatima - Ma no, non sono razzista, l'ho anche scritto". Ma crede che basti averlo scritto? "Senta, sono marocchina, vivo qui da 12 anni e so che esistono le regole e io le rispetto. Non sono razzista ma le regole devono valere per tutti. Sennò non dite a me che tratto qualcuno in maniera diversa. Sa una cosa? I miei colleghi non mettono cartelli, ma mi dicono che non li fanno entrare. Cosa cambia?". Fatima Mechal, 20 anni, commessa di origini marocchine: da oggi i vicentini parleranno di lei.Fonte: Il giornale di VicenzaPubblicato da Staff Radio DgVoice, Rossella.