Creato da Difesambiente il 11/01/2008

DIFESA AMBIENTE

Diffondere la cultura del rispetto della natura

 

 

ECLISSI DI LUNA

Post n°33 pubblicato il 16 Agosto 2008 da Difesambiente
 

E' prevista per questa sera l'eclisse parziale di Luna, nella quale il disco lunare sarà coperto per l'80%.

L'eclisse parziale di Luna sarà perfettamente visibile ovunque in Italia e l'evento durerà complessivamente poco più di cinque ore. Alle 20,23 la Luna comincerà ad entrare nel cono d'ombra della Terra e in poco più di un'ora (alle 21,35) raggiungerà l'ombra.
Il massimo dell'eclisse, con la Luna oscurata per l'80%, è previsto alle 23,10. A partire dalle 00,44 la Luna uscirà dall'ombra e alle 01,57 l'evento si concluderà con l'uscita dalla penombra. Difficile prevedere come si colorerà la Luna. Di solito durante le eclissi diventa rossa a causa della deviazione della luce solare da parte dell'atmosfera terrestre, ma colore e luminosità tendono a variare a seconda delle caratteristiche dell'atmosfera, andando dal grigio o bruno al rosso scuro, fino all'arancio. Poichè la Luna passerà a Nord rispetto al centro dell'ombra terrestre, sarà la metà meridionale del satellite ad apparire più scura, mentre il lembo superiore che resterà fuori dall'ombra apparirà bianco. Un'altra eclisse parziale di Luna è prevista per il 31 dicembre 2009, mentre per la prossima eclisse totale di Luna si dovrà aspettare fino al 15 giugno.

 
 
 

SOMMERSI DAGLI IMBALLAGGI

Post n°32 pubblicato il 20 Luglio 2008 da Difesambiente
 

gli imballaggi di mc donald'sLa foto parla da sola. A sinistra due panini, due porzioni di patatine fritte, una coca cola, un'acqua minerale e sei crocchette di pollo. A destra una borsa di carta, un sacchetto di carta, un bicchiere con coperchio di plastica, una cannuccia, una bottiglia di plastica, tre scatole di cartone, due cartoncini per le patatine fritte, sei o sette tovaglioli e un piedistallo di cartone per tenere dritte le bottiglie. Tutto compreso nel prezzo, insomma a Mc Donald's oltre al cibo vi vendono pure l'immondizia.

Ma c'è un problema che va oltre gli imballaggi. Sapete dove finisce tutta la carta e la plastica che Mc Donald's - regno dell'usa e getta - produce in enorme quantità? Finisce tutto in discarica, non si ricicla nulla, tanto meno l'organico.

dal blog www.fuoridalpalazzo.it/labels/eco-post.html

 
 
 

EFFETTO SERRA: INVENZIONI ASSURDE AL COSTO DI NON RIDURRE CATTIVE ABITUDINI E COMODITA'

Post n°31 pubblicato il 23 Giugno 2008 da Difesambiente

FIN DOVE SI SPINGE LA PERVERSIONE UMANA?
L'uomo non riesce a cambiare le proprie abitudini inquinanti
e si affida alle innovazioni meccaniche.

Fioriscono i progetti di geoengineeringSPECCHI orbitali per riflettere i raggi del sole. Polvere di ferro negli oceani per ingrassare il plancton, gran divoratore di anidride carbonica. Super-aspiratori che succhiano tonnellate di CO2, tipo deumidificatori su scala mondo. Sono solo alcuni dei progetti di geoengineering, l'ingegnerizzazione della Terra, ultima frontiera nella lotta al cambiamento climatico. Sanno di fantascienza e invece sono concreti come i business plan delle centinaia di aziende che hanno deciso di scommetterci. E non si dubita tanto sul se funzioneranno, quanto su che tipo di effetti collaterali potranno avere. Perché quando si comincia a "giocare a fare Dio" non si sa mai dove si va a finire.

La premessa teorica è chiara. Molte attività umane, il consumo scriteriato di energia in testa, devastano l'ambiente. Gli inquilini del pianeta però, nonostante allarmi sempre più insistiti e apocalittici, non ne vogliono sapere di cambiare stile di vita. Se non si riesce a intervenire sulle cause, constatano quindi alcuni scienziati, almeno attacchiamo gli effetti. Una sorta di ambientalismo pragmatico, "a valle" che si arrende all'incorreggibilità "a monte" degli uomini e cerca di rimediare con il primato della tecnica.
Il fatto è, come sancisce la convenzione Onu sul cambiamento climatico del '92, che il livello "pericoloso" di gas serra nell'atmosfera è di 450 parti per milione (ppm). Oggi siamo a 385. Prima della rivoluzione industriale erano 280. Bisogna fare qualcosa prima che la situazione diventi, alla lettera, irrespirabile.
Sull'ultimo numero dell'autorevole bimestrale Bulletin of atomic scientists Alan Robock, direttore del Centro per le previsioni ambientali della Rutgers University, mette per iscritto tutte le sue perplessità sul nuovo approccio. Una delle proposte più discusse è quella del Nobel Paul Crutzen di spruzzare delle specie di mega-aerosol di zolfo nella stratosfera. Le particelle schermerebbero la luce del sole e raffredderebbero la Terra. Che funziona si è capito nel '91 quando il vulcano Pinatubo, nelle Filippine, eruttò. I 20 megatoni di gas di zolfo nell'aria lasciarono una nuvola che effetivamente raffreddò il pianeta per i due anni successivi.
Col tempo ci si è accorti però che il miracolo aveva alcune controindicazioni. Riducendo le precipitazioni aumenta il rischio di siccità per centinaia di milioni di persone. E più zolfo significa anche una più rapida erosione della fascia d'ozono. Le grandi distese d'acqua ricadono invece sotto la giurisdizione sperimentale delle americane Climos e Planktos. Entrambe stanno provando a contrastare il riscaldamento reclutando un alleato invertebrato: il fitoplancton. Disseminare gli oceani con polvere di ferro moltiplica la presenza del vegetale specializzato nell'assorbire il CO2.
L'australiana Ocean Nourishment Corporation mira allo stesso bersaglio usando come concime l'urea. La Atmocean del New Mexico usa invece delle pompe in profondità per portare in superficie acque più fredde e ricche di forme viventi che, alimentando le alghe, sequestrerebbero il diossido di carbonio.
Solo negli Stati Uniti sono circa 400 le compagnie private che hanno fatto della "mitigazione del CO2" la loro missione societaria. Un numero destinato a triplicarsi entro i prossimi due anni, stima la società di consulenza Point Carbon. E se il prossimo presidente Usa introdurrà dei tetti più stringenti all'inquinamento industriale, anche il valore delle società che aiutano a contrastarlo schizzerà.
Ci scommette la Global Research Technologies che produce aspiratori grossi come un container in grado di assorbire l'anidride carbonica dall'aria e, attraverso una serie di reazioni chimiche, trasformarla in materiali inerti da seppellire in località isolate. Una macchina sarebbe in grado di far fuori una tonnellata di CO2 al giorno. Ne servirebbero 30 milioni per neutralizzare 10 milioni di tonnellate all'anno, circa un terzo delle emissioni totali. I costi all'inizio sarebbero di 250 dollari a tonnellata per scendere, giura su Usa Today il geofisico della British Columbia Klaus Lackner, a 30 dollari una volta a regime.
Il problema sembra più di prospettiva che di soldi. Ken Caldeira, climatologo a Stanford, ha fatto le simulazioni e i conti sul mensile Wired: "Con 100 milioni di dollari all'anno si potrebbe spruzzare lo zolfo nella stratosfera". Ma se un'altra amministrazione interrompesse questi punturoni spaziali la temperatura prenderebbe a galoppare di nuovo a 10-20 volte il ritmo attuale, provocando un rialzo di 7 gradi Fahrenheit al decennio e mettendo in pericolo la sopravvivenza.
Insomma, indietro non si torna. Aggiungete un'obiezione psicologica ma cruciale: se le gente crederà di avere trovato una soluzione tecnologica ai problemi del clima non farà più niente per inquinare meno. Un po' quel che si argomenta contro le pillole del colesterolo rispetto all'esercizio fisico e alla dieta sana.
L'argomento è però elettoralmente seducente, almeno per i pasdaran vicini all'amministrazione Bush. E infatti all'inizio di giugno l'American Enterprise Institute ha ospitato un entusiastico convegno dal titolo "Geoengineering: un approccio rivoluzionario al cambiamento climatico". È lo stesso think tank che, finanziato da Exxon-Mobil e altri grandi inquinatori, pagava i ricercatori disposti a scrivere articoli ridicolizzanti il global warming. Con uno sponsor così, c'è da stare in campana.

 
 
 

L'auto sostenibile è pronta da tempo, ma ora è la politica che deve decidere

Post n°30 pubblicato il 21 Giugno 2008 da Difesambiente
 

L'automobile che permette uno sviluppo e una circolazione sostenibile e in armonia con l'ambiente esiste già, da tempo. Il problema ora è decidere di produrla su larga scala. E' quanto è emerso con chiarezza durante la due giorni “The automobile industry and sustainable development: concepts and doctrines, public policies and company strategies”, svoltasi a Moncalieri, in provincia di Torino, dal 18 al 20 giugno e a cui hanno partecipato oltre 150 tra studiosi e manager dell'industria dell'auto da tutto il mondo. L'incontro è stato promosso dall'Istituto di ricerca sull'impresa e lo sviluppo (Ceris) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). 
"Alla base di questo convegno è stata posta l’ipotesi che lo sviluppo sostenibile nell’industria automobilistica non può essere considerato un campo per specialisti", sostiene Secondo Rolfo, direttore del Ceris-Cnr. “La potenziale scarsità di risorse energetiche e i crescenti timori circa il cambiamento climatico sono diventati potenti forze di cambiamento anche in questo settore. Per i manager, ad esempio, le risposte alle domande sullo sviluppo sostenibile sono trasversali alle funzioni aziendali. Allo stesso modo, per i responsabili politici, l’approccio più adeguato deve affrontare l’attività industriale automobilistica in un senso più ampio. Infine, i ricercatori devono affrontare tutte le questioni sollevate dalla sfida dello sviluppo sostenibile all'interno delle scelte strategiche e di metodo fatte dalla politica".

Esperti e imprenditori presenti si sono trovati d'accordo su un punto fondamentale. E' tempo di cambiare. L'evoluzione degli attuali motori a benzina e diesel verso le normative Euro 5 ed Euro 6 non può risolvere i problemi di sostenibilità ambientale che affligono il sistema dei trasporti. "Ora dobbiamo produrre motori completamente nuovi, non più basati sul petrolio, capaci di essere sensibilmente più puliti di quelli che oggi circolano per le nostre strade. Le tecnologie sono disponibili da tempo. Ci sono progetti di auto con alimentazione alternativa realizzati dall'Italdesign di Giorgetto Giugiaro già all'inizio degli anni '90. E la stessa Fiat ha a disposizione tecnologie molto evolute. Ora, però la decisione del cambiamento spetta alla politica, solo se i governi lo vorranno si potrà finalmente modificare totalmente il tipo di energia con cui ci spostiamo, destinando gli investimenti necessari. E lo stesso va fatto per il trasporto pubblico".
Durante la due giorni si è avuta un panoramica di tutte le tecnologie alternative al motore a scoppio oggi disponibili. Solo uno sguardo veloce permette di capire che le strade percorribili sono molteplici. Si va dal motore a idrogeno, realizzato con materiali hi-tech nanostrutturati, alle macchine elettriche o a quelle dotate di carburanti ad hoc e sistemi di compressione evoluta, fino ai motori che replicano le tecnologie delle turbine aerospaziali a basso consumo.

Ma nel breve periodo la soluzione più realizzabile su larga scala appare quella del motore a gas (metano o Gpl), che con il tempo potrà convertirsi in un sistema ibrido capace di funzionare con una miscela di metano e idrogeno. Altri problemi riguardano l'idrogeno: fino a quando sarà ricavato in prevalenza usando combustibile fossile, non sarà risolto, ma solo rimosso il problema del'inquinamento.

 
 
 

I DUE COLOSSI

Post n°29 pubblicato il 16 Giugno 2008 da AngeloDecaduto

L'inquinamento della Cina diventa un problema globale.

In un lungo dossier il Mother Jones, mensile di San Francisco,  si chiede: "può il mondo sopravvivere alla lunga corsa cinese di emulare lo stile di vita americano?"

Noi ci rispondiamo solo fatti: la Cina è il primo paese al mondo per consumo di carbone e per emissioni di gas serra; delle 20 città più inquinate al mondo 16 sono cinesi. Mettere fine agli acquisti americani ed europei di prodotti provenienti da legno tagliato illegalmente e distribuiti da compagnie come Ikea, Home Depot e Armstrong ridurrebbe di certo la distruzione di foreste triopicali, dato che metà del legno tropicale che entra in Cina viene riesportato come prodotto finito...

(fonti: Il Giornale di Sardegna)

Ma c'è un'altra domanda, ancor più angosciante che pervade le pagine di SPAZIO BIANCO e DIFESAMBIENTE...

Può il mondo sopravvivere ancora allo stile di vita americano?

Quale dei due colossi, alla fine, distruggerà la nostra casa...?

Si accettano scommesse.

J.Concas

 
 
 

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