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Post n°5 pubblicato il 06 Giugno 2009 da piccolina033
Foto di piccolina033

Gertrude era una bimba bellissima.Aveva gli occhi neri. La carnagione pallida. Il mondo rappresenta ogni giorno una realtà da scoprire. Usciva in giardino e rincorreva le farfalle poi cambiava obiettivo. Si chinava a terra e raccoglieva quei fiori che crescevano tra i lastroni della corte. Ne faceva un mazzolino ma non sapeva a chi donarlo. La mamma non la vedeva mai e il padre quasi non lo conosceva.Tornava nella sua stanza e giocava con bambole vestite da monaca. Le vestiva le rivestiva poi le buttava in un angolo. Non sopportava più quel bianco e quel nero. Aveva sei anni quando venne collocata nel monastero. Avrebbe dovuto lasciare i fiori le farfalle che si posavano sull'erba. Vedeva solamente nel monastero ombre fosche e svolazzanti. Si formò nel suo cervello la prima contrapposizione di immagini:

da un lato il bianco e il nero del monastero, dall'altro i colori della vita lasciata. I suoi pensieri erano verso quei colori. Il bianco e il nero non le appartenevano. Non avrebbe potuto ribellarsi poichè il padre non era mai esistito e lei lo identificava in uno scettro solitario simbolo dell'autorità. Come avrebbe potuto ribellarsi dal nulla??

SCRISSE UNA LETTERA AL PADRE:

"Non voglio farmi monaca  con tutto il mio cuore e  con tutta la me stessa. Amo la vita, i colori, i suoni, voglio dei figli odio il convento. Il mio desiderio di amore qui si trasformerà in odio. Cosa se ne farà Dio di quest'odio?"

Attese l'icontro con il padre. Ottenne il silenzio che pesò su di lei come una mannaia. Crebbe in lei il senso di colpa. Pensò che il padre e la madre fossero infelici per causa sua. Disse una serie di si che la condussero ad essere monaca per sempre. Una notte sognò di trovarsi davanti ad una porta chiusa dietro la quale si trovava con il padre. Sentì una voce che diceva: AVANTI! Gertrude si precipitò spinta dal desiderio d'amore. Aprì la porta. Cercò il padre dappertutto.Lo chiamò. Lo invocò. Si accorse che la ricerca era vana. All'improvviso sentì una voce in lontanza che le sussurrava: "Tu sei colpevole della mia infelicità. Se vuoi vedermi felice devi fare ciò che io voglio." Era la voce del padre. Gertrude si svegliò e vide che le sue caviglie erano legate dai lacci. Urlò. Strepitò ma comprese che il ricatto affettivo l'aveva resa schiava per sempre. Ad un tratto, quando ormai aveva perduto tutte le speranze vide un signore magro dalla voce balbettante che le disse: "Ti libererò e ti farò vivere per sempre nel mondo dell'arte."

Subito dopo si mise a scrivere: "Il suo aspetto che poteva dimostrare venticinque anni faceva a prima vista un'impressione di bellezza, ma di una bellezza sbattuta sfiorita direi quasi scomposta...La vita era attillata e dalla benda usciva una ciocchetta di neri capelli..."

"Tu hai sofferto per la mancanza d'amore la tua immagine di morte nasce dal trionfo del thanatos sull'eros. Non hai mai potuto amare nessuno"

 

 
 
 
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