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UNA MORTE ASSURDA

Post n°483 pubblicato il 14 Settembre 2009 da commVampiri
 

Erano le tre di notte, una di quelle fresche notti che si trovavano sempre sui monti; il comando aveva ordinato che in quel mese di marzo, alcune squadre dovevano intensificare il loro addestramento notturno.

Quella notte con lo zaino affardellato e l’armamento individuale, uscimmo per quella che era una marcia di ricognizione  e segnalazione; fummo portati in zona da alcuni camion e ogni capo squadra con la propria unità, doveva fare rientro in caserma dopo aver individuato e segnalato un “ target”, senza farsi scoprire da coloro che fungevano da nemici ed ovviamente li cercavano.

L’esercitazione era impegnativa e la tensione alta, tutti volevano fare un ottima figura, sia il sergente che gli uomini della truppa; il rientro era stimato per le ore 08.00, salvo che si venisse individuati dai cacciatori.

Il premio per quel tipo di attività notturna, era la possibilità di restare in branda fino all’ora in cui  il disco ormai gracidante che sostituiva la tromba, non avrebbe chiamato al rancio.

Quella volta tutto andò per il verso giusto e pressappoco verso le 08.45 eravamo già nei nostri alloggiamenti.

In concomitanza con queste attività notturne, alcuni operatori che non facevano parte delle squadre di ricognizione, erano utilizzati in altre attività fra le quali, l’addestramento dei “ tiratori scelti” che si recavano presso il poligono militare con le loro armi.

Questo gruppo di militi in addestramento al tiro, era costituito da tre guastatori e un fante cacciatore carri; come tutte le mattine al loro rientro, dopo le prove di tiro, doveva esserci ad aspettarli l’Ufficiale addetto all’armeria per la riconsegna dei loro Garand m1d che avevano in dotazione; purtroppo quella mattina, non andò così.

Non si seppe mai la motivazione per la quale l’addetto al ritiro delle armi, non era al suo posto quella mattina, fatto sta che i quattro militari entrarono nelle camerate armati.

Erano le 10.30, quando il fante e uno dei guastatori fecero il loro ingresso nella nostra stanzetta, dove noi sei della squadra ricognizione eravamo ancora sdraiati, stanchi per la camminata della notte precedente. Uno dei soldati che era nel letto, con un veloce gesto si appropriò del basco del collega appena entrato, nascondendoglielo.

Quando questi se ne accorse, chiese la restituzione del suo copricapo al collega, che scherzosamente rispose :“Ma io non ce l’ho” …

A questo punto avvenne una cosa inaudita, l’uomo in piedi puntò il suo fucile alla faccia del collega e gli disse: “Dammi il mio basco altrimenti ti sparo”. Subito dopo aver pronunciato queste parole, si sentì un boato assordante; era partito un colpo dall’arma del militare, che colpì in pieno volto il collega.

Il proiettile entrò nella cavità oculare destra e fuoriuscì dalla nuca, colpì la sbarra superiore della branda e rimbalzò nel corridoio.

Subito ci attivammo ed afferrammo gli spigoli del materasso, lo sollevammo e ci dirigemmo di corsa verso l’infermeria; dentro di noi sapevamo che era una corsa inutile, ma non potevamo fare altro.

Il ferito che aveva in atto una fortissima emorragia, aveva anche iniziato a vomitare e quelli che erano posizionati alle sue spalle erano tutti imbrattati del suo sangue; nel frattempo disarmammo il collega che inebetito era rimasto in piedi nella camerata, in evidente stato di shock.

Il medico militare e gli infermieri, caricarono il ferito sull’ambulanza e a sirene spiegate, si diressero verso l’ospedale di Udine.

Le notizie sulla salute del ferito che arrivavano tutti i giorni dal nosocomio udinese, filtrate dal comando, erano positive, e a noi che eravamo intervenuti per primi parevano fandonie, solo che non riuscivamo a spiegarci il  perché di quelle menzogne.

Poi capimmo quale era lo scopo del loro mentire: da lì a qualche giorno a Udine si sarebbe svolta una parata militare e quindi il soldato resistette in vita fino alla fine della parata per poi decedere in modo da non rovinare i loro piani.

Lo sparatore è stato arrestato dai carabinieri della Brigata ed il collega è tornato a casa  in una fredda bara, salutato da due schieranti della Fanteria Cacciatori Carri e del Genio Guastatori, che lo hanno  scortato lui e la madre in stazione e messo su un treno per l’ultimo viaggio verso casa.

 


 

Ancora oggi, a distanza di tanti anni, quando vedo un soldato nella bara con la Sua Bandiera che lo ricopre, non importa quale essa sia, a fatica trattengo le lacrime, e maledico coloro che si sono comportati da sciacalli quando nell’attentato di Nassyria caddero i nostri  soldati e loro nelle piazze gridavano a gran voce:” 10 100 1000 Nassyria”.

 

CommVampiri

 

 

 
 
 
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