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AMARE FAVOLE DI MIGRANTI di Enrico Pau La Nuova Sardegna


Amare favole di migranti08 febbraio 2011 —   pagina 34   sezione: Spettacolo  CAGLIARI. C’è una frontiera che non si attraversa, perché non ci sono strade, barriere, guardie in divisa che controllano i documenti. E’ una frontiera sterminata, liquida, feroce come a volte è feroce il Mediterraneo quando d’un tratto cambia d’umore, e le sue onde spazzano tutto, sommergono la speranza e i sogni. Sotto quella frontiera liquida giacciono i corpi dei tanti migranti, le cifre parlano di 15566 persone, che hanno percorso il deserto fuggendo dalle loro terre, sperando di trovare un mondo migliore, lavoro e dignità, incontrando invece la morte. Gli altri, i sopravvissuti, hanno varcato quel confine per vivere clandestini dentro se stessi, dentro grandi città europee, in una solitudine priva di affetti e relazioni, ombre che si affacciano alla nostra vita ma che non vediamo, ombre nascoste al giorno.  «Nascosto al giorno» è il titolo esemplare di un bel romanzo di Ettore Cannas pubblicato da Tiligù e illustrato da Mario Soddu che si presenta domani alle 18,30 al Manà Manà di piazza Savoia. E’ un romanzo necessario perché fa quello che pochi romanzi contemporanei sanno fare, racconta un mondo sconosciuto, la vita di uno di questi migranti, una di queste ombre che vengono da lontano, a volte con storie affascinanti e spesso dolorose, al termine di viaggi che hanno i contorni di un incubo. Li chiamano esseri umani, ma in realtà l’occidente ne ha fatto oggetti, rotelle di una macchina mostruosa e crudele dello sfruttamento.  La qualità più straordinaria e forse unica di questo romanzo è tutta nella capacità di tenere insieme con coerenza registri differenti. La scrittura di Cannas riesce a passare dai toni della favola a quelli della tragedia per ritornare nel bellissimo finale alla favola. La favola che ha come sfondo il deserto, un villaggio remoto del sud del Marocco, abitato da figure di una mitologia semplice che popola la sabbia di figure magiche, le streghe, i misteriosi ginn, e di animali e insetti che a volte diventano fantastici. «Nascosto al giorno» descrive la vita quotidiana di un pastorello di capre, la storia comincia con Kurdin, il protagonista, bambino. La sua immaginazione è capace di riempire la natura di segni che il ragazzino interpreta come segnali della presenza di Dio. Un Dio che nella cultura islamica è lontano e minaccioso, ma è sempre presente dentro la natura, nella sua vastità, nei suoi segnali, e nel suo mistero. Un dio che noi occidentali violentatori e consumatori degli spazi naturali ormai abbiamo smarrito e rinnegato per sempre. Kurdin diventa grande. Anche lui è costretto dalla povertà a lasciare il Marocco, compiendo quel viaggio che milioni di africani hanno compiuto e che parte dal deserto per attraversare un altro deserto, il mare, per arrivare a quelle città sterminate e piene di luci, un altro deserto a ben guardare, e rinchiudersi dentro quelle “pareti della solitudine” come le chiamava Tahar Ben Jelloun in un suo bellissimo romanzo.  Cannas con singolare maestria riesce a tenere insieme tante linee narrative differenti all’interno di un romanzo che ha la lucidità del romanzo sociale, la forza del dramma, ma ha anche la qualità sensuale di una dolcissima storia d’amore. Cannas disegna un’umanità dolente e ha creato un personaggio vero, Kurdin, che ha una voce epica, alta. Il suo è una sorta di reportage poetico dentro la sofferenza umana, dentro l’umiliazione e il degrado che ancora oggi sono la linfa, amara, delle relazioni fra gli esseri umani dominate dai riti spietati di una società, la nostra, che consuma tutto rapidamente.  Vite nascoste al giorno che altrimenti rimarrebbero nell’ombra, che nessuno vorrebbe raccontare altrimenti, perché non ci riguardano, sono le vite degli altri, voci che ogni tanto si affacciano alla nostra di vita con le loro domande che spesso rimangono domande vuote, dialoghi spezzati, ombre che non hanno corpo. La narrazione è asciutta e rapida, a tratti si fa lirica: ha il calore della sabbia del deserto, il profumo del vento, i colori del mare, la nostalgia disperata della propria terra. - Enrico Pau