I partigiani assassinano il C.te BardelliSui fatti di Ozegna si puo’ leggere anche la lettera aperta che Mario Tedeschi, che fu tra i prigionieri, diresse a “Piero Pieri” dal quotidiano milanese “Repubblica fascista” del 18 luglio 1944. Il testo integrale si trova in “Storia della guerra civile in Italia 1943 - 1945” di Giorgio Pisano’” Il “Barbarigo” reduce dal fronte di Anzio si stava ricostituendo ed era di stanza nei centri attorno al Lago di Viverone. I veterani di Nettuno rientravano dalla licenza, i complementi erano in addestramento. Il battaglione aveva cambiato nuovamente comandante perche’ Vallauri era stato promosso Capitano di Corvetta ed era passato alla Divisione come Capo di Stato Maggiore, il comando era stato assunto dal TV Marchesi.A Viverone, la mattina dell’ 8 luglio 1944 arrivo’ il comandante Bardelli, allora al I° Regimento della Decima, per ispezionare il suo vecchio reparto.I maro’ di Anzio lo accolsero con effusione, i nuovi videro per la prima volta un uomo di cui avevano sempre sentito parlare… tutti si strinsero a lui che mostro’ il primo distintivo d’onore “Fronte di Nettuno” che aveva fatto coniare. Visito’ gli accantonamenti, tenen rapporto agli ufficiali, si fermo’ a pranzare con i suoi maro’… Nel pomeriggio chiese un camion con una scorta e parti… lui davanti sulla macchina scoperta e il camion dietro.Dopo una trentina di chilometri giunse ad Aglie’ dove intendeva ispezionare il “Sagittario”, chiese del comandante Fumai, ma questi non c’era. In quel momento qualcuno porto’ la notizia che il GM Oneto aveva abbandonato il “Sagittario” e si trovava in abiti borghesi alla stazione di Ozegna, con la moglie, il cagnolino, l’ attendente e due maro’. La notizia era sconcertante.Bardelli prese la decisione di andare a cercare Oneto e chiese che qualcuno del reparto lo accompagnasse per riconoscerlo.Quando la macchina scoperta di Bardelli – che precedeva il camion di una cinquantina di metri – entro’ nella piazza di Orzegna… si trovo’ davanti venti partigiani armati che la circondarono.Bardelli si alzo’ in piedi e grido’ agli uomini della scorta di stare calmi e di non aprire il fuoco.Scese dalla macchina e ordino’ che i marinai togliessero i caricatori ai mitra e gli ufficiali deponessero le pistole a terra. Lui stesso diede l’ esempio e tutti eseguirono l’ ordine.Chiese quindi ai partigiani chi fosse il loro capo, risposero che era “Piero Piero” ma in quel momento non era presente e arrivo’ poco dopo.Avvenne cosi’ l’ incontro tra “Piero Piero” e Bardelli cui non pareva vero di poter chiedere ad un capo partigiano le ragioni che avevano portato italiani contro italiani.La conversazione sembrava tranquilla e si parlo’ anche di Oneto. Il capo dei partigiani disse che lo aveva fatto prigioniero. Bardelli spiego’ che era li’ per prenderlo e fucilarlo. Venne prospettato uno scambio di prigionieri.Il colloquio durava da una ventina di minuti. I partigiani intanto se ne stavano andando dalla piazza, a questo punto “Piero Piero” si allontano’ di qualche passo e disse “Comandante, siete circondati… arrendetevi!”. Bardelli rispose “Barbarigo non si arrende!” raccatto’ la pistola e sparo’ mentre dalle finestre delle case e dagli sbocchi delle strade comincio’ la sparatoria di quelli che si erano appostati.Bardelli fu colpito alla gamba, continuo’ a sparare da terra finche’ non venne raggiunto da una raffica di mitra al petto.Ogni resistenza era impossibile da parte di chi aveva le armi scariche.I partigiani passarono a finire i moribondiDella Decima caddero in dieci e caddero anche tre partigiani. Gli altri maro’ furono fatti prigionieri, tra questi c’erano dei feriti. Furono trascinati a Pont-Canavese dove li fecero sfilare in mezzo alla folla aizzata e imbestialita che li percosse. I feriti piu’ gravi furono lasciati a terra nella piazza di Ozegna.La notizia del fatto giunse al comando divisione sera inoltrata. Il “Barbarigo” fu spostato ad Ivrea. All’ alba alcuni reparti partirono per Ozegna, circondarono il paese dividendosi in squadre che perlustrarono le strade e le case… nessuna traccia di uomini, solo i segni di fughe affrettate.Le prime pattuglie giunte in piazza trovarono un mucchio di cadaveri. Bardelli non c’era. Due ufficiali entrarono nella chiesa della SS. Trinita’ e trovarono davanti all’ altare le salme di comandante Bardelli e del TV Piccolo. Nella casa delle suore erano ricoverati i feriti. Erano le suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo che tenevano una casa di riposo per anziani e un piccolo ospedale.La prigionia dei maro’ duro’ otto giorni in un continuo alternarsi di minacce di morte e di allettamenti che cercavano di fiaccarne il morale. Vennero liberati in uno scambio.Anche sul trattamento disumano cui furono sottoposti i maro' prigionieri andrebbe aperta una discussione... ed era solo l' inizio!Esistono versioni contrastanti su come fosse caduto il C.te Bardelli e su come fossero stati oltraggiati i cadaveri rimasti nella piazza di Ozegna L'umana pieta' e rispetto per degli eroi caduti in un gesto di estrema lealta' impedisce di scendere nei dettagli dei denti d'oro strappati e del letame riversato su quei poveri corpi crivellati dai colpi di mitra partigiani. La vulgata resistenziale minimizza e con la consueta malafede e falsifica quanto i testimoni diretti, civili e militari, dichiararono in merito ai fatti di Ozegna.