Decima Flottiglia...

Post N° 113


4.- Ottobre 1944L’ inclemenza del tempo impediva gia’ durante l’ autunno del 1944 ampie azioni di rastrellamento e cosi’ si poteva prevedere che la “zona libera della Carnia” potesse rimanere tale per tutto l’ inverno. Per tale ragione si alleggerirono gli effettivi per non gravare sulle pur sempre limitate risorse e nello stesso tempo si approntarono i ricoveri per lo svernamento.Nonostante le difficolta’ durante il mese di ottobre i tedeschi diedero inizio ad una serie di rastrellamenti sia lungo la Valle del Tagliamento, partendo da Tolmezzo ed Osoppo che da Nord attraverso Forcella di Rest e Sella Chianzutan. Con rapide incursioni le truppe germaniche penetrarono in Val Tramontina e in Val d’Arzino mettendo in crisi i sistemi difensivi dei partigiani e scatenando lo scambio pesante di reciproche accuse tra osovani e garibaldini.  5.- Novembre – Dicembre 1944La “Decima” trasferi’ un suo comando operativo a Maniago e acquartiero’ i battaglioni “Valanga” e “Fulmine” a Meduno. In Val TramontinaAl “Valanga “ toccava il compito di entrare in Val Tramontina, al “Fulmine” quello di avanzare su Toppo e Travesio per attaccare verso Clauzetto e verso il massiccio del Ciaurlec. Contemporaneamente reparti tedeschi avrebbero appoggiato l’ azione nella bassa Val d’ Arzino.Il comandante Morelli avvio’ la 2° compagnia del cap. Barbesino sulla destra della localita’ Del Bianco verso Forca Meduna. Fece poi avanzare al centro i due plotoni della 3° compagnia del ten. Palazzuolo. Un terzo plotone rimase di riserva a Meduno. Con mortai e pezzi da 47/32. La 1° compagnia del cap. Satta si portava a sinistra verso Racli. Alla periferia nord di Meduno erano piazzati quattro obici del “San Giorgio”La zona era difesa da un battaglione della “Osoppo” al centro e due battaglioni della “Garibaldi” sui fianchi. La 2° compagnia el “Valanga” ebbe un primo, breve contatto a fuoco. La 1° - con l’ aiuto di un ragazzetto cui i partigiani avevano assassinato il padre – Sali per un ripido canalone alla Forcella di Monte Rossa senza trovare opposizione.Il s.ten. De Simoni che avanzava con un plotone della 3° compagni lungo la rotabile fu impegnato in uno scontro a fuoco con gli osovani restando bloccato sino all’ arrivo di un altro plotone che batteva le alture circostanti. Il comandante di questo plotone (il s.ten Rodriguez) rimasto gravemente ferito nell’ azione fu sostituito dal s.ten. Dellani.  Anche i pezzi di artiglieria del “San Giorgio” appoggiarono l’ avanzata. Il III plotone della 3° compagnia al comando del s.ten. Rossi, occupo’ Ponte Racli dal quale si erano ritirati i partigiani.Il giorno seguente la 1° compagnia scese a fondovalle per le alture di Monte Pinada e fece una decina di prigionieri fermandosi poi ad aspettare il resto del battaglione. Nel settore OvestUna azione a largo raggio viene affidata alla 1° compagnia del “Barbarigo” rinforzata con un plotone di mitraglieri. Da Vittorio Veneto in camion per Longarone, Valle del Vajont, Cimolais e Claut e poi a piedi per la Val di Gere alla  Forcella Caserata dove si era gia’ posizionato un reparto tedesco con mitragliera da 20mm. Da qui i maro’ scesero per il Canal Piccolo nell’ alta Val Meduna.  In zona operava anche una compagnia appiedata della Polizia al comando di un giovanissimo capitano che, impegnata frontalmente da gruppi partigiani, subi’ gravi perdite e venne tirata fuori dalla brutta situazione per intervento delle mitragliatrici del “Barbarigo”.  Occupati Selis e Frasseneit la colonna si avvio’ in direzione di Tramonti di Sopra.Intanto il “Fulmine” era entrato senza contrasto a Travesio e Toppo da dove prosegui’ verso Praforte assieme ad un reparto tedesco. Furono attaccati, risposero al fuoco senza subire perdite. Altri scontri ci furono verso Col di Presens e Col Spelàt. Proseguendo la marcia il battaglione entro’ a Clauzetto nel pomeriggio inoltrato del 29 novembre per poi riprendere la marcia verso Campone dove ci fu uno scontro vivace con i partigiani, risolto da un attacco frontale della 3° compagnia dei “Volontari di Francia” che costo’ ai partigiani alcune perdite. A Tramonti di MezzoRiunito il “Valanga” nella zona di Tridis, l’ azione su Tramonti di Mezzo fu combinata con reparti tedeschi che inquadravano anche soldati cosacchi. Il 30 novembre entrarono in paese, dopo una breve sparatoria, i primi guastatori alpini che resero inutilizzabile anche un piccolo campo di aviazione in localita Pradileva.Il giorno seguente la compagnia del “Barbarigo” e le altre truppe che scendevano per la Val Meduna si congiunsero con quelle che la risalivano.  La “Zona libera della Carnia”  tagliata in due.Era il primo risultato dell’ avanzata dei battaglioni della “Decima” e dei reparti tedeschi.Seguirono due giorni di “tregua” per consentire ai partigiani fuggitivi di raggrupparsi, giacche’ dalle informazioni avute dalla popolazione e dai prigionieri era chiaro il quadro dei luoghi verso cui si stavano dirigendo i superstiti. Un plotone del “Valanga” al comando del s.ten La Serra arrivo’ alla casera sopra Spinepès poco tempo dopo che i partigiani l’avevano abbandonata. Li inseguirono sino a Stalle Lastreit  catturando solo 18 prigionieri, tra cui uno russo, ma molte armi e rifornimenti.Ultime resistenzeUna sessantina di partigiani della “Garibaldi” respinti dal “Fulmine” era rifugiato a Palcoda nell’ alta valle del torrente Chiarzo’, piccolo gruppo di casere, base di vettovagliamento della “Garibaldi – Tagliamento”. Verso Palcoda si diressero – al comando del s.ten. Garibaldo – un plotone della 3° compagnia del “Valanga” ed un gruppo di mitraglieri. Le case furono circondate di notte mentre nevicava. La sorpresa fu assoluta e completa. Non ci fu praticamente reazione, inutili i tentativi di fuga che furono all’ origine delle perdite. Tra i partigiani caduti anche Battisti (Giannino Bosi) comandante del gruppo “Sud” e la sua compagna Paola (Jole De Cillia)Nell’ interrogatorio dei prigionieri – davanti alla corte marziale del “Valanga” - furono individuati e riconosciuti dieci partigiani responsabili di specifici fatti criminosi, vennero fucilati, gli altri furono consegnati al comando divisionale.I reparti della Xa presenti in zona continuarono la individuazione e distruzione di basi partigiane con pattuglie affidate a singoli plotoni. Dopo pochi giorni non c’era piu’ traccia di azioni dei ribelli che, gia’ scompaginati dalla complessa azione portata a termine dalla “Decima”, scesero in massima parte in pianura uscendo da quella che non era piu’  una “zona libera”. Molti entrarono nella TODT, dove si lavorava per i tedeschi e non si rischiava nulla, altri rientrarono alle famiglie. Elementi dispersi si rifugiarono nelle casere di alta montagna sperando che nessuno salisse a cercarli e di lassu’ scesero soltanto in primavera.