Decima Flottiglia...

Post N° 124


3.- Un passo indietro: i rapporti tra Italia e YugoslaviaAlla fine della Prima Guerra Mondiale, il trattato di pace di Saint Germain aveva portato i confini italiani allo spartiacque alpino e cio’ faceva si che il territorio nazionale comprendesse minoranze di lingua slovena e croata stimate nell’ ordine di 350 mila abitanti. Il confronto che queste minoranze potevano fare tra la vecchia amministrazione asburgica: onesta, precisa ed efficiente… e quella italiana: spesso incompetente, sempre lenta e superficiale, aveva creato nelle popolazioni allogene un senso di sfiducia che facilmente fu mutato in insofferenza. Inoltre, al di la della nuova frontiera, era sorto uno stato che per la prima volta riuniva gli “slavi del sud” e quindi dava luogo ad un sentimento irredentista delle minoranze slave rimaste incluse nel territorio italiano (e non solo). L’ atteggiamento del governo italiano riusci ad acuire tali tensioni.Fino allo scoppio della 2° Guerra Mondiale, furono comunque rare la manifestazioni anti-italiane. Nel 1938 in ocacsione della sua visita nella venezia Giulia e a Trieste, il Duce si reco’ a Postumia ed e’ storicamente riconosciuto che venisse accolto dalla popolazione e da reparti militari al grido di “Zivio Duce” (Viva il Duce)La capitolazione della Yugoslavia nel 1941 dopo un guerra durata poche settimane, gravo’ pesantemente sulle popolazioni slave, ofefse dalle condizioni dell’ occupazione che sostanzialmente smembrava il loro Stato.La Germania si annetteva la Carniola superiore e la Carinzia meridionale, l’ Italia faceva della parte meridionale della Slovenia la nuova provincia italiana di Lubiana e si allargava in Dalmazia con l’ occupazione di Sebenico, Spalato e Cattaro inoltre imponeva un suo governatore nel Montenegro. L’ Albania annetteva il Kossovo, la Macedonia passava sotto amministrazione bulgara, l’ Ungheria riceveva la Voivodina e parte della zona orientale della Slovenia. Nasceva uno stato indipendente in Croazia che comprendeva la Bosnia e l’ Erzegovina oltre alla Slavonia e parte della Dalmazia, inclusa Ragusa, e finiva per allearsi con la Germania nazista. La Serbia infine – ridotta ai confini del 1914 – passava sotto occupazione militare tedesca. Nasceva tra gli slavi un movimento culturale di stampo nazionalista su cui ben presto si sovrappose la presenza di componenti organizzative e propagandistiche comuniste.Gia a pochi giorni dall’ occupazione del paese, a Lubiana si era riunito il Comitato Centrale del partito comunista sloveno e con la presenza di esponenti di partiti borghesi fu costituito il Fronte di Liberazione (Osvobodilna Fronta). Nel 1942 si comincio’ a sentir parlare di Tito.L’ armistizio dell’ 8 settembre ebbe nella regione dei Balcani e in Slovenia effetti ancor piu’ tragici di quelli creatisi sul territorio nazionale. I soldati e la popolazione italiana subirono, prima della reazione militare tedesca, l’ immediata persecuzione slava. In molti piccoli centri della costa dalmata e in Istria, l’ arrivo delle truppe tedesche fu salutato dai residenti italiani come una liberazione dal terrore slavo-comunista.