Decima Flottiglia...

Post N° 150


 4.- Si avvicina la battaglia di TarnovaLa prima ricognizione del dispositivo di difesa diede al comando di battaglione elementi sufficienti per concludere che Tarnova era un brutta gatta da pelare!La linea esterna era basata su fortini (alla tedesca chiamati impropriamente bunker) realizzati con pietrame a secco! Avevano circa 2 m di diametro e 1,80 m di altezza. Tre feritoie orizzontali e un tetto in lamiera posata su travetti di legno e tenuta in sede da grossi sassi.In tutto c’erano 5 di questi “bunker” intervallati da nidi di fuoco a terra per uno o due uomini.Gli accordi del comando di Gorizia disponevano che i rifornimenti di viveri e munizioni avvenissero ogni mercoledi’ e c’era da assicurare cibo anche a donne, vecchi e bambini rimasti nei paesi della zona!I buoni rapporti tra maro’ le donne del luogo facilitarono inevitabilmente le informazioni che il nemico riceveva anche da alcuni ragazzini. Purtroppo cio’ lo si capi’ solo troppo tardi!Le prime pattuglie vennero spinte lungo la strada per Gorizia allo scopo di assicurare la sua percorribilita’. Le esplorazioni si estesero poi sulle direttrici di Casali Nemci – Passo dei Turchi e Rialzo – Carnizza lungo strade e anche fuori delle strade. Molta fatica, poco riposo e nessun utile risultato ne’ alcuno scontro…  Qualcosa comincio’ a muoversi il 12 gennaio…Le pattuglie piu’ esterne, verso Casali Nemci, furono attaccate, ma si trattava di sparatorie da lontano con rapido sganciamento dei reparti comunisti titini.Il raggio delle esplorazioni fu allargato e spinto a 360 gradi. Nella notte caddero sull’ abitato alcuni colpi di mortaio e le sentinelle aprirono il fuoco nel buio.Il giorno 13 gennaio, sotto una fitta nevicata” reparti dei “Volontari di Francia” si spinsero verso Casali Nemci e subirono un pesante attacco. Il loro rientro fu appoggiato dai mortai della 2° compagnia mentre gli sloveni si dileguavano nella boscaglia.Rimasero feriti l’ ufficiale medico Silli e il maro’ Ubizzo colpito al braccio da un proiettile a testa seghettata (artigianalmente simile ai “dum-dum” usati dalle truppe del Negus e dagli inglesi in Africa) che fratturandosi in molte schegge dilaniavano le carni e frantumavano le ossa (per altro al bando secondo le convenzioni internazionali… per quel che potevano valere per le bande di partigiani titini!)Il raggio delle ricognizioni si riduceva sempre di piu’ per la massiccia presenza e attivita’ in campo dei reparti del IX Korpus. La situazione era sotto controllo, ma le prospettive erano sempre piu’ dure.Mercoledi’ 17 gennaio non arrivarono i rifornimenti.Uscirono pattuglie col compito di riprendere il controllo della strada evidentemente tagliata dai titini. A poca distanza dal paese gli scontri furono violentissimi.Il giorno 18 gli scontri si ripeterono, gli sloveni non si disimpegnarono ma proseguirono l’ azione per saggiare le difese esterne di Tarnova.Riprese a nevicare pesantemente, soffiava sempre una bora gelida che rendeva difficilissime le attivita’ di pattuglia e penosi i turni di guardia.Fino a quel momento i titini non avevano impegnato le armi pesanti, salvo qualche tiro di mortaio.I reparti italiani della Decima sapevano di essere circondati e le comunicazioni radio con il comando erano rese ancor piu’ precarie dalle condizioni del tempo oltre che dalla scarsa affidabilita’ delle apparecchiature.Le attivita’ di perlustrazione e gli scontri con i partigiani avevano fatto consumare molte munizioni. I viveri erano finiti! Alle 3 di notte – mentre imperversava una bufera di neve – si intravidero movimenti insoliti e si udirono raffiche di mitragliatrice nella zona della Ia compagnia. I maro’ risposero aprendo il fuoco, era impossibile mandare pattuglie per il rischio di perdersi nella tormenta. Dopo un po’ gli spari cessarono, salvo qualche tiro delle sentinelle…