Decima Flottiglia...

Post N° 151


 5.- Tarnova della Selva, 19 gennaio 1945 “Comincio’ alle 5.40 con un gran botto in mezzo al paese…” Cosi Guido Bonvicini inizia il racconto della Battaglia di Tarnova della Selva e continua “…la neve ammorbidiva i rumori e non lascio’ capire se fosse un colpo di mortaio o una granata d’ artiglieria” Poi venne attaccato il settore tenuto dalla Ia Compagnia e da quel momento non ci fu tregua: per ore ed ore le armi martellarono il paese, mentre gli attacchi si estendevano a tutto il cerchio delle case assediate.Le armi italiane rispondevano colpo su colpo, la massima pressione era esercitata nel settore Nord-Est e qui gli assalitori dimostravano una forte determinazione nei contatti a distanza ravvicinataLa neve ed il vento facilitavano gli assalitori che erano visibili solo quando troppo vicini.L’ impressionante volume di fuoco delle armi individuali e dei pezzi d’artiglieria faceva pensare che i titini intendessero liquidare la questione in breve tempo e spazzare via i reparti della “Decima” da Tarnova e dai suoi dintorni.La reazione del “Fulmine” fu adeguata ed efficace, ma si intui’ subito che bisognava risparmiare le munizioni.Verso le 16 – dopo dieci ore di combattimento – la bufera di neve sembro’ calare di intensita’ e dopo un pesante attacco gli sloveni arretrarono ritirandosi di poche decine di metri.Gli sbarramenti di filo spinato erano stati spazzati via dal fuoco dell’ artiglieria. Il ghiaccio aveva bloccato i detonatori dei campi minati, le bombe a mano italiane si infilavano nella coltre di neve fresca senza scoppiare!Si sentiva la carenza dei mezzi di comunicazione, radio e telegrafi erano inutilizzabili, si ricorreva a staffette e porta ordini che rischiavano la pelle ad ogni metro… Tuttavia non vi furono gravi perdite da parte italiana in quella prima giornata, quasi solo feritiI radiotelegrafisti riuscirono a mettersi in contatto con Gorizia: i rinforzi erano gia’ partiti con munizioni, infatti scarseggiavano granate per i mortai, il fucile anticarro Oerlikon era scoppiato, ma la speranza di veder arrivare truppe amiche sosteneva il morale dei maro’ alla fine di quella tremenda giornata.