Decima Flottiglia...

Post N° 155


 10.- Tarnova della Selva – la “Decima” ripiegaNella notte sul 21 gennaio molte case di Tarnova erano in fiamme. I ragazzi del “Fulmine” avevano subito perdite paurose e continuavano a combattere. Parecchi nidi di fuoco e poizioni esterne di difesa erano caduti, i partigiani slavi si infiltravano pericolosamente tra le strade del paese… le munizioni erano pressoche finite. Non c’erano notizie di rinforzi in arrivo.Il comandante Bini consulto’ gli ufficiali che aveva vicino e si decise di tentare di uscire dal cerchio di fuoco, riunendo tutte le forze superstiti e individuando un punto di minor resistenza degli assedianti. Era  forse la sola via per portare in salvo almeno una parte dei superstiti di quelle durissime giornate di battaglia.Furono mandati portaordini per informare le postazioni piu’ isolate che ancora resistevano: ripiegare verso il centro di Tarnova! Una manovra difficile e per qualcuno quasi impossibile…Il GM Valbusa, che comandava un plotone di mitraglieri della 3° Compagnia dei “Volontari di Francia” chiese al collega Crea alcuni uomini per poter tenere piu’ a lungo la posizione e facilitare il ripiegamento degli altri. Crea a malincuore mando’ otto maro’. Nel momento critico dello sganciamento la squadra fu circondata e sopraffatta (cosi’ almeno nella ricostruzione storica) I corpi dei maro’ non furono mai ritrovati! “Uno di loro, Domenico Verrando, carissimo compagno fin dai primi giorni della nostra partenza da Parigi, mentre noi ripiegavamo in mezzo alle case che bruciavano e ai titini che urlavano in italiano “Arrendetevi!”, dall’altra parte della strada, saranno stati cinque o sei metri, forse sfuggi’ per un attimo alla loro sorveglianza e ci grido’ “Ne nous laissez pas, les gars! Venez nouz chercher! Ne nous laiss…” e la voce si fermo’ di colpo, come strangolata”Relazione Amos Calcinelli, 22 maggio 1984   Per tentare la sortita occorreva togliere di mezzo uno dei bunker che era stato occupato dagli sloveni. Il comandante Bini diede l’ incarico al GM Crea e al suo plotone.Nel bunker era stata piazzata una MG42 tedesca con una cadenza di tiro impressionante. L’ attacco frontale era improponibile. Come soleva fare Crea si consulto’ con i suoi uomini. Il cielo era sereno e splendeva la luna, quanto sarebbe stato meglio se la tormenta di neve avesse continuato ad imperversare! Furono recuperate camicie da notte e lenzuola per mettere insieme una qualche mimetizzazione bianca.Zarini e Cottini che erano stati gli ultimi a lasciare il bunker affidato al loro plotone si offrirono per andare ad attaccare quest’ altro bunker.Il GM Fumagalli mise a disposizione una cassetta di bombe a mano tedesche (quelle col manico di legno che molti chiamavano “ballerina”).Fu concertata l’ azione di appoggio: una Breda 37 piazzata su un terrazzo che dominava la zona. I due maro’ intanto si preparavano legando in un mazzo una bomba tedesca e sei bombe a mano italiane.La Breda 37 prese a sparare verso una delle feritoie del bunker nemico mentre tutti gli altri maro’ si misero ad urlare per attirare su di se’ l’ attenzione dei nemici.Cottini scivolo’ verso il lato del bunker dal quale non si sparava, giro’ fino a trovare una feritoia… strappo’ la sicura e infilo’ l’ ordigno: un forte scoppio e da li non sparo’ piu’ nessuno!Dopo tanto rumore una pausa di silenzio.