Creato da decimacomandante il 28/04/2008

Decima Flottiglia...

per l' Onore d' Italia

 

 

« Messaggio #112Messaggio #114 »

Post N° 113

Post n°113 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da decimacomandante

4.- Ottobre 1944

L’ inclemenza del tempo impediva gia’ durante l’ autunno del 1944 ampie azioni di rastrellamento e cosi’ si poteva prevedere che la “zona libera della Carnia” potesse rimanere tale per tutto l’ inverno. Per tale ragione si alleggerirono gli effettivi per non gravare sulle pur sempre limitate risorse e nello stesso tempo si approntarono i ricoveri per lo svernamento.

Nonostante le difficolta’ durante il mese di ottobre i tedeschi diedero inizio ad una serie di rastrellamenti sia lungo la Valle del Tagliamento, partendo da Tolmezzo ed Osoppo che da Nord attraverso Forcella di Rest e Sella Chianzutan. Con rapide incursioni le truppe germaniche penetrarono in Val Tramontina e in Val d’Arzino mettendo in crisi i sistemi difensivi dei partigiani e scatenando lo scambio pesante di reciproche accuse tra osovani e garibaldini.

 

 

5.- Novembre – Dicembre 1944

La “Decima” trasferi’ un suo comando operativo a Maniago e acquartiero’ i battaglioni “Valanga” e “Fulmine” a Meduno.

 

In Val Tramontina

Al “Valanga “ toccava il compito di entrare in Val Tramontina, al “Fulmine” quello di avanzare su Toppo e Travesio per attaccare verso Clauzetto e verso il massiccio del Ciaurlec. Contemporaneamente reparti tedeschi avrebbero appoggiato l’ azione nella bassa Val d’ Arzino.

Il comandante Morelli avvio’ la 2° compagnia del cap. Barbesino sulla destra della localita’ Del Bianco verso Forca Meduna. Fece poi avanzare al centro i due plotoni della 3° compagnia del ten. Palazzuolo. Un terzo plotone rimase di riserva a Meduno. Con mortai e pezzi da 47/32. La 1° compagnia del cap. Satta si portava a sinistra verso Racli. Alla periferia nord di Meduno erano piazzati quattro obici del “San Giorgio”

La zona era difesa da un battaglione della “Osoppo” al centro e due battaglioni della “Garibaldi” sui fianchi. La 2° compagnia el “Valanga” ebbe un primo, breve contatto a fuoco. La 1° - con l’ aiuto di un ragazzetto cui i partigiani avevano assassinato il padre – Sali per un ripido canalone alla Forcella di Monte Rossa senza trovare opposizione.

Il s.ten. De Simoni che avanzava con un plotone della 3° compagni lungo la rotabile fu impegnato in uno scontro a fuoco con gli osovani restando bloccato sino all’ arrivo di un altro plotone che batteva le alture circostanti. Il comandante di questo plotone (il s.ten Rodriguez) rimasto gravemente ferito nell’ azione fu sostituito dal s.ten. Dellani.  Anche i pezzi di artiglieria del “San Giorgio” appoggiarono l’ avanzata.

Il III plotone della 3° compagnia al comando del s.ten. Rossi, occupo’ Ponte Racli dal quale si erano ritirati i partigiani.

Il giorno seguente la 1° compagnia scese a fondovalle per le alture di Monte Pinada e fece una decina di prigionieri fermandosi poi ad aspettare il resto del battaglione.

 

Nel settore Ovest

Una azione a largo raggio viene affidata alla 1° compagnia del “Barbarigo” rinforzata con un plotone di mitraglieri.

Da Vittorio Veneto in camion per Longarone, Valle del Vajont, Cimolais e Claut e poi a piedi per la Val di Gere alla  Forcella Caserata dove si era gia’ posizionato un reparto tedesco con mitragliera da 20mm. Da qui i maro’ scesero per il Canal Piccolo nell’ alta Val Meduna.  In zona operava anche una compagnia appiedata della Polizia al comando di un giovanissimo capitano che, impegnata frontalmente da gruppi partigiani, subi’ gravi perdite e venne tirata fuori dalla brutta situazione per intervento delle mitragliatrici del “Barbarigo”.  Occupati Selis e Frasseneit la colonna si avvio’ in direzione di Tramonti di Sopra.

Intanto il “Fulmine” era entrato senza contrasto a Travesio e Toppo da dove prosegui’ verso Praforte assieme ad un reparto tedesco. Furono attaccati, risposero al fuoco senza subire perdite. Altri scontri ci furono verso Col di Presens e Col Spelàt. Proseguendo la marcia il battaglione entro’ a Clauzetto nel pomeriggio inoltrato del 29 novembre per poi riprendere la marcia verso Campone dove ci fu uno scontro vivace con i partigiani, risolto da un attacco frontale della 3° compagnia dei “Volontari di Francia” che costo’ ai partigiani alcune perdite.

 

A Tramonti di Mezzo

Riunito il “Valanga” nella zona di Tridis, l’ azione su Tramonti di Mezzo fu combinata con reparti tedeschi che inquadravano anche soldati cosacchi. Il 30 novembre entrarono in paese, dopo una breve sparatoria, i primi guastatori alpini che resero inutilizzabile anche un piccolo campo di aviazione in localita Pradileva.

Il giorno seguente la compagnia del “Barbarigo” e le altre truppe che scendevano per la Val Meduna si congiunsero con quelle che la risalivano.

 

La “Zona libera della Carnia”  tagliata in due.

Era il primo risultato dell’ avanzata dei battaglioni della “Decima” e dei reparti tedeschi.

Seguirono due giorni di “tregua” per consentire ai partigiani fuggitivi di raggrupparsi, giacche’ dalle informazioni avute dalla popolazione e dai prigionieri era chiaro il quadro dei luoghi verso cui si stavano dirigendo i superstiti.

 

Un plotone del “Valanga” al comando del s.ten La Serra arrivo’ alla casera sopra Spinepès poco tempo dopo che i partigiani l’avevano abbandonata. Li inseguirono sino a Stalle Lastreit  catturando solo 18 prigionieri, tra cui uno russo, ma molte armi e rifornimenti.

Ultime resistenze

Una sessantina di partigiani della “Garibaldi” respinti dal “Fulmine” era rifugiato a Palcoda nell’ alta valle del torrente Chiarzo’, piccolo gruppo di casere, base di vettovagliamento della “Garibaldi – Tagliamento”. Verso Palcoda si diressero – al comando del s.ten. Garibaldo – un plotone della 3° compagnia del “Valanga” ed un gruppo di mitraglieri. Le case furono circondate di notte mentre nevicava. La sorpresa fu assoluta e completa. Non ci fu praticamente reazione, inutili i tentativi di fuga che furono all’ origine delle perdite. Tra i partigiani caduti anche Battisti (Giannino Bosi) comandante del gruppo “Sud” e la sua compagna Paola (Jole De Cillia)

Nell’ interrogatorio dei prigionieri – davanti alla corte marziale del “Valanga” - furono individuati e riconosciuti dieci partigiani responsabili di specifici fatti criminosi, vennero fucilati, gli altri furono consegnati al comando divisionale.

I reparti della Xa presenti in zona continuarono la individuazione e distruzione di basi partigiane con pattuglie affidate a singoli plotoni. Dopo pochi giorni non c’era piu’ traccia di azioni dei ribelli che, gia’ scompaginati dalla complessa azione portata a termine dalla “Decima”, scesero in massima parte in pianura uscendo da quella che non era piu’  una “zona libera”. Molti entrarono nella TODT, dove si lavorava per i tedeschi e non si rischiava nulla, altri rientrarono alle famiglie. Elementi dispersi si rifugiarono nelle casere di alta montagna sperando che nessuno salisse a cercarli e di lassu’ scesero soltanto in primavera. 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Decimacomendante/trackback.php?msg=5746380

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 

 

---

Junio Valerio BORGHESE

Capitano di Corvetta

Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.

Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.

Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.

 

C.C. J. V. Borghese

Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare

Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.

Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.

Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940 

Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
  • Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
  • Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).

 
 

L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.

Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"

Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"

(J. V. Borghese)

 

Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:                            

  1. Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
  2. Panno della divisa uguale per tutti
  3. Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
  4. Reclutamento esclusivamente volontario
  5. Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico

Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!

J.V. Borghese

 
BIBLIOGRAFIA:
 
DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!, di Guido Bonvicini, ed. Mursia
GLI ULTIMI IN GRIGIOVERDE - vol. II, di Giorgio Pisanò, ed. CEN,
BATTAGLIONE FULMINE - Xa FLOTTIGLIA MAS, a cura di Maurizio Gamberini e Riccardo Maculan, Editrice lo Scarabeo
BERSAGLIERI IN VENEZIA GIULIA 1943 - 1945, di Teodoro Francesconi, Ed. Del Baccia
GORIZIA 1940 - 1947, di Teodoro Francesconi, Ed. dell'Uomo Libero
NEL RICORDO DEL BATTAGLIONE FULMINE, a cura di Carlo A. Panzarasa ed Emilio Maluta
SOLI CONTRO TUTTI, di Nino Arena, ed. Ultima Crociata
Notiziario dell'Associazione ex Combattenti Decima Flottiglia MAS n°8
 
TIBET LIBERO

 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

HeiligeLanzegeom_guzzidanilopellegrini43Hadonescuolaodmikefonlucatamburini83albertorossi61blinlastafGiampi2604alescrisostomo72s.molinellilga72
 

FACEBOOK

 
 

ULTIMI COMMENTI

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963