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Decima Flottiglia...

per l' Onore d' Italia

 

 

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Post N° 155

Post n°155 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da decimacomandante

 

10.- Tarnova della Selva – la “Decima” ripiega

Nella notte sul 21 gennaio molte case di Tarnova erano in fiamme. I ragazzi del “Fulmine” avevano subito perdite paurose e continuavano a combattere. Parecchi nidi di fuoco e poizioni esterne di difesa erano caduti, i partigiani slavi si infiltravano pericolosamente tra le strade del paese… le munizioni erano pressoche finite. Non c’erano notizie di rinforzi in arrivo.

Il comandante Bini consulto’ gli ufficiali che aveva vicino e si decise di tentare di uscire dal cerchio di fuoco, riunendo tutte le forze superstiti e individuando un punto di minor resistenza degli assedianti. Era  forse la sola via per portare in salvo almeno una parte dei superstiti di quelle durissime giornate di battaglia.

Furono mandati portaordini per informare le postazioni piu’ isolate che ancora resistevano: ripiegare verso il centro di Tarnova!

Una manovra difficile e per qualcuno quasi impossibile…

Il GM Valbusa, che comandava un plotone di mitraglieri della 3° Compagnia dei “Volontari di Francia” chiese al collega Crea alcuni uomini per poter tenere piu’ a lungo la posizione e facilitare il ripiegamento degli altri. Crea a malincuore mando’ otto maro’. Nel momento critico dello sganciamento la squadra fu circondata e sopraffatta (cosi’ almeno nella ricostruzione storica)

I corpi dei maro’ non furono mai ritrovati!

 

“Uno di loro, Domenico Verrando, carissimo compagno fin dai primi giorni della nostra partenza da Parigi, mentre noi ripiegavamo in mezzo alle case che bruciavano e ai titini che urlavano in italiano “Arrendetevi!”, dall’altra parte della strada, saranno stati cinque o sei metri, forse sfuggi’ per un attimo alla loro sorveglianza e ci grido’ “Ne nous laissez pas, les gars! Venez nouz chercher! Ne nous laiss…” e la voce si fermo’ di colpo, come strangolata”

Relazione Amos Calcinelli, 22 maggio 1984  

 

Per tentare la sortita occorreva togliere di mezzo uno dei bunker che era stato occupato dagli sloveni. Il comandante Bini diede l’ incarico al GM Crea e al suo plotone.

Nel bunker era stata piazzata una MG42 tedesca con una cadenza di tiro impressionante. L’ attacco frontale era improponibile. Come soleva fare Crea si consulto’ con i suoi uomini. Il cielo era sereno e splendeva la luna, quanto sarebbe stato meglio se la tormenta di neve avesse continuato ad imperversare! Furono recuperate camicie da notte e lenzuola per mettere insieme una qualche mimetizzazione bianca.

Zarini e Cottini che erano stati gli ultimi a lasciare il bunker affidato al loro plotone si offrirono per andare ad attaccare quest’ altro bunker.

Il GM Fumagalli mise a disposizione una cassetta di bombe a mano tedesche (quelle col manico di legno che molti chiamavano “ballerina”).

Fu concertata l’ azione di appoggio: una Breda 37 piazzata su un terrazzo che dominava la zona. I due maro’ intanto si preparavano legando in un mazzo una bomba tedesca e sei bombe a mano italiane.

La Breda 37 prese a sparare verso una delle feritoie del bunker nemico mentre tutti gli altri maro’ si misero ad urlare per attirare su di se’ l’ attenzione dei nemici.

Cottini scivolo’ verso il lato del bunker dal quale non si sparava, giro’ fino a trovare una feritoia… strappo’ la sicura e infilo’ l’ ordigno: un forte scoppio e da li non sparo’ piu’ nessuno!

Dopo tanto rumore una pausa di silenzio. 

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Junio Valerio BORGHESE

Capitano di Corvetta

Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.

Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.

Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.

 

C.C. J. V. Borghese

Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare

Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.

Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.

Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940 

Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
  • Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
  • Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).

 
 

L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.

Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"

Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"

(J. V. Borghese)

 

Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:                            

  1. Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
  2. Panno della divisa uguale per tutti
  3. Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
  4. Reclutamento esclusivamente volontario
  5. Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico

Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!

J.V. Borghese

 
BIBLIOGRAFIA:
 
DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!, di Guido Bonvicini, ed. Mursia
GLI ULTIMI IN GRIGIOVERDE - vol. II, di Giorgio Pisanò, ed. CEN,
BATTAGLIONE FULMINE - Xa FLOTTIGLIA MAS, a cura di Maurizio Gamberini e Riccardo Maculan, Editrice lo Scarabeo
BERSAGLIERI IN VENEZIA GIULIA 1943 - 1945, di Teodoro Francesconi, Ed. Del Baccia
GORIZIA 1940 - 1947, di Teodoro Francesconi, Ed. dell'Uomo Libero
NEL RICORDO DEL BATTAGLIONE FULMINE, a cura di Carlo A. Panzarasa ed Emilio Maluta
SOLI CONTRO TUTTI, di Nino Arena, ed. Ultima Crociata
Notiziario dell'Associazione ex Combattenti Decima Flottiglia MAS n°8
 
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