Der Steppenwolf

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EMILE CHARTIER

 

Niente è più pericoloso di un'idea quando è l'unica che si ha.

Emile Chartier

 

 

 

Se io potrò impedire

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson

 

 

FELICITà

Felicità: finché dietro a lei corri
non sei maturo per essere felice,
pur se quanto è più caro tuo si dice.

Finché tu piangi un tuo bene perduto,
e hai mete, e inquieto t'agiti e pugnace,
tu non sai ancora che cos'è la pace.

Solo quando rinunci ad ogni cosa,
né più mete conosci né più brami,
né la felicità più a nome chiami,

allora al cuor non più l'onda affannosa
del tempo arriva, e l'anima tua posa.

H. Hesse

 

 

LAO TZE

Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.

 

 

RIDERE

 

L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità.

Henri Bergson

 

 

FëDOR DOSTOEVSKIJ

Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride.

 

 

 

Messaggi di Settembre 2019

Andrea Camilleri - Il cuoco dell'Alcyon

Post n°226 pubblicato il 24 Settembre 2019 da ixtlann
 

"O sicco o sacco, nella sò casa: o la siccità o lo sdilluvio. Nenti vie di mezzo."

 

L'ultima fatica di Montalbano, che certo non tradisce gli estimatori, anche se ormai anche il nostro commissario comincia ad invecchiare, e con gli anni manifesta alcune dei sintomi dovuti all'età. Sicuramente è più irascibile e meno paziente, ma è anche più pavido. Continua a mangiare come se fossero due persone ed è starno che non sia ancora arrivato ai cento chili! Ma,  a parte gli scherzi, il romanzo funziona come gli altri, abbastanza ben costruito, veloce forse dando un po' meno spazio ai soliti comprimari. Forse è uina mia impressione, ma qui il "siciliano" imperversa più che nei precedenti, o almeno a me è sembrato così, anche l'ho trovato più facile da leggere e nessuna parola mi ha dato da pensare. Chissà che lingua è, vorrei sentire il pare di qualche siciliano. Non credo sia un dialetto stretto di qualche città, e mi chiedo se esista o se un prodotto della mente di Camilleri!

 

 

 

 
 
 

Goffredo Parise - Il prete bello

Post n°225 pubblicato il 24 Settembre 2019 da ixtlann
 

 

"Un buon italiano non sta seduto due ore ad ascoltare se non per avere poi la sua giusta ricompensa."

 

Ci sono autori che abbiamo sempre sentito nominare, tanto da esserci familiari, e poi ci rendiamo conto che non li conosciamo, di loro non abbiamo letto niente. Come tanti altri nomi, quello di Goffredo Parisa a me suonava fin troppo familiare, così ho deciso di leggere almeno un suo romanzo.

 

"'E' pagato anche quello'. Significava che non bisognava avanzare niente e che Gesù era sceso dall'asinello per raccattare il pezzo di pane."

 

Questo, forse è quello di maggior successo, in Italia e all'estero, l'autore aveva deciso ha il vago desiderio di scrivere un romanzo che divertisse  e commuovesse "tanto da cacciare il freddo e la solitudine", "un romanzo «con molti personaggi allegri», ma soprattutto «estivo»". Non se è riuscito a raggiungere i suoi intenti, ma certo si tratta di un romanzo notevole.

 

"alla loro fame senza pensieri, alla fame di quando non chiedevano niente, nemmeno l'elemosina per rassegnazione"

 

Ambientato ai tempi del fascismo, poco prima della seconda guerra mondiale, a Vicenza, in un caseggiato che ci sembra una corte dei miracoli, ci racconta di tutti personaggi che vi abitano, attraverso gli occhi di un bambino undicenne o quasi,  Sergio,  povero come tutti, ma felice del suo vivere.

 

"Il Natale più bello di tutti! E se c'era gente per cui Gesù nasceva il 25 dicembre, quelli eravamo noi e quelli di tutto il mondo della nostra specie."

 

Sergio il suo amico Cena, Liliana e gli altri banda di ragazzi del caseggiato, "la naia" che vivono arrangiandosi con piccoli reati, elemosine, e mangiando ogni volte che gli si presenta l'occasione e magari creandole le occasioni per sbafare trasformandosi in ruffiani, per sopravvivere al meglio. Sono l'anima della nostra storia, quelli che più ci prenderanno il cuore.

 

"No, io non avevo mai avuto regali e mai ne avrei avuti. Ero figlio di N.N., niente da fare."

 

Il titolo fa riferimento alla figura di un prete, don Gastone, bello, affascinate, intorno alla cui figura ruota il caseggiato e tanto altro, perno e motore della storie, o forse dovremmo dire delle storie, perché sicuramente oltra a l tema principale, sono tante le storie che vediamo dipanarsi innanzi ai nostri occhi.

 

"Cominciavo a capire che in qualunque parte si andasse, qualunque mestiere si facesse, dovunque c'era il sopruso, la frode, la legge del più forte. E questo non perché il nostro ambiente fosse un ambiente di ladri o di gente affamata, semmai proprio per questo, perché la fame la conoscevano tutti, il sopruso non avrebbe dovuto esistere."

 

Sentiremo freddo e ci commuoveremo insieme ai nostri protagonisti, forse soffriremo con loro, ma senza dolore, commovendoci  e riflettendo su un passato prossimo completamente dimenticato e che a tratti ci sembra inverosimile. Non mi pare di essermi divertito, ma sicuramente alcune situazioni sono tanto assurde da poter suscitare dell'allegria o del buon umore.

Nostalgico, affascinate, una lettura dolce amara una lettura che vola via, e che per un attimo ci riporta ad un mondo sconosciuto eppure tanto familiare!!

 

"Anche adesso esistono i poveri, come in ogni tempo passato e futuro, i miserabili, e tutta quella gente che non ha il fuocherello e su cui si è creata tutta una letteratura per quelli che ce l'hanno. I poveri non conoscono questa letteratura e fanno il Natale per conto loro, chiusi in un mondo particolare, assolutamente diverso da quello degli altri."

 

 

 

 
 
 

William Somerset Maugham - Il velo dipinto

Post n°224 pubblicato il 13 Settembre 2019 da ixtlann
 

 

 

"Ma, rifletteva Kitty sorridendo, se si parlasse solo quando si ha qualcosa da dire il genere umano finirebbe per perdere l'uso della parola."

 

Osho  dice che "ognuno ha ciò che si merita, ricorda, mai niente di più niente di meno", e forse questa potrebbe essere una chiave di lettura del nostro romanzo, o quanto meno una luce sotto cui leggerlo. Un'altra chiave di lettura è che la superficialità non può portare a niente di buono.

 

"Si era accorta che per fargli fare qualcosa di ostico alla sua sensibilità bastava non dargli pace ed egli, esausto, cedeva."

 

Ma siamo sempre colpevoli delle nostre azioni, ci rendiamo veramente conto di chi siamo e di come agiamo. Certo la domanda sembra retorica, ma forse non lo è, forse non è così semplice dare una risposta, e ancor meno lo sarà stato cento anni fa.

I miti, i modelli, chi siamo cosa saremo, anche oggi ma sicuramente allora di più, spesso ci venivano inculcati, e si cresceva credendo di dover soddisfare le aspettative che la famiglia riponeva su di noi.  Sicuramente questo è il caso della nostra protagonista, Kitty Garstin, cresciuta da una madre arrivista, che non avendo raggiunto la posizione sociale che si proponeva con il proprio matrimonio, sperava di farlo con la bella e promettente figlia e con il suo matrimonio.

 

"Si spingeva a chiederle fino a quando avesse insomma intenzione di farsi mantenere dal padre."

 

Ma forse proprio perché caricata dalle aspettative materna, forse perché "pompata" rispetto alla immagine che a di se e abituata a godersela, la nostra giovane protagonista pensa più a godersi la vita che a trovare il "buon partito" da sposare, fino a quando la cosa non si è potuta più reggere, e lei ha dovuto cedere alla richiesta di matrimonio di un uomo che nulla le diceva e che di sicuro non aveva caratteristiche brillanti ne nella persone ne nei modi, e ne nella classe sociale né tanto meno nella posizione economica.

 

"- Sono così rozzo, così impacciato... Mi riesce sempre più facile dire quello che non voglio che dire quello che voglio."

 

Un matrimonio fatto solo per andare via di casa, lontano da un madre che ormai non sopportava più.

 

"Kitty, presa dal panico, andò a nozze con Walter Fane."

 

Così lascia la casa paterna per seguire l'omo che ha sposato, in Cina, dove inevitabilmente, si infatuerà del primo bell'imbusto che le darà corda e la saprà far illudere e divertire!

Così Kitty finisce nelle braccia, e non solo, di Charles, e se ne innamora. Ma, la tresca viene alla luce, il marito per quanto innamorato e benché sia cosciente di chi abbia sposato,  non può ignorare la cosa, e mette Kitty davanti una scelta che alla fine la cambierà, quasi completamente, o che quanto meno le dovrebbe far aprire gli occhi su tante cose, sulle persone e sul loro valore, sulla differenza tra il dire  e il fare, tra l'essere e il sembrare.

 

- Non avevo illusioni sul tuo riguardo - disse. - Sapevo che sei una sciocca frivola donna dalla testa vuota. Ma ti amavo. Sapevo che le tue aspirazioni e i tuoi ideali sono volgari, comuni. Ma ti amavo. Sapevo che sei insomma una persona di second'ordine. Ma ti amavo. Mi è comico pensare come mi sono sforzato di prender gusto alle cose che tu ami, le cose che tu trovi divertenti e come ho cercato di nascondermi che non sono ignorante né volgare né pettegolo né stupido. Sapevo che hai orrore di tutto quello che è intelligenza e ho fatto il possibile perché tu mi credessi sciocco al pari degli altri uomini che conosci. Sapevo che mi hai sposato per convenienza. Ma ti amavo e non me ne curavo. La maggior parte della gente, a quel che so, quando ama qualcuno senza esser corrisposta, si addolora. Diventa cattiva. Io non mi sono addolorato né sono diventato cattivo. Non ho mai sperato che mi amassi, io; non vedevo perché tu dovessi amarmi, non mi sono mai creduto degno di essere amato. Mi è bastato poterti amare e mi sono beato di poter qualche volta pensare che ti piacevo, o di vedere nei tuoi occhi un bagliore di benevolenza, di affetto. Mi sono sforzato di non seccarti col mio amore; sapevo che non mi era lecito, e sempre sono stato attento ai segni che tu potevi dare d'impazienza nei miei riguardi. Quello che la maggior parte dei mariti considera un diritto io mi sono contentato di riceverlo come un favore.

 

Altre esperienze aspettano la nostra protagonista e la loro durezza sembra possa influire positivamente sul suo carattere, anche se è difficile cambiare e certe nostre debolezze a volte ci perseguitano, e ci amareggiano l'esistenza.

Kitty è una debole, e la sua debolezza le costerà cara forse anche perché lei è orgogliosa e non vuol mostrarsi debole, e poi le circostanze a volte ci costringono ad assumere atteggiamenti difficili e indesiderati.

 

"- Vi è un solo modo di vincere i cuori - disse. - Ed è di renderci simili entro di noi a coloro dai quali vorremmo essere amate."

 

Se un libro viene definito come classico, qualcosa di pregevole sicuramente ce l'ha!

La sua prosa è davvero affascinante, forse in  parte per l'epoca in cui è stato scritto in parte per lo stile proprio dell'autore che costruisce le frasi in modo sicuramente inusuale, e che di primo acchito lasciano un attimo  perplessi,  e forse ci tocca rileggere la frase, ma che subito dopo ci colpisce e ci piace.

 

"Scosse la testa lei, e un cipiglio oscurò un momento il viso di lui."

 

"Perseverante era, sì, e industre, capace, ma non aveva nessuna voglia di far carriera. Mistress Garstin lo disprezzava."

 

 

Affascinanti alcune metafore sicuramente degne di nota metafore "Fu per lei un'estasi tale che era quasi pena. Oh, lo adorava!" come pure un ossimoro davvero sorprendente! "lugubre giovialità"

 

"Che diavolo c'è nel cuore umano, a rendervi spregevole una persona per il fatto che vi ama?"

 

 

 
 
 

Piersandro Pallavicini - Nel giardino delle scrittrici nude

Post n°223 pubblicato il 12 Settembre 2019 da ixtlann
 

 

"Ma quale soddisfazione intellettuale di pubblicare, per favore. Quale orgoglio? Qualcosa che ripaghi l'immane sforzo compiuto ogni giorno per anni, questo vorresti, questo vorremmo tutti."

 

Ero stato colpito dalla copertina di questo libro e letta un breve sinossi, avevo pensato che forse mi sarebbe potuto piacere.

Sara Brivio, scrittrice di scarsa fama ha ereditato un paio di miliardi di euro dal padre, facendole fare un salto qualitativo che la porta da uno squallido appartamentino di Vigevano, in un quartiere degradato in una splendida villa al centro di Milano, dall'arrivare a stento a fine mese al potersi concedere qualsiasi lusso. Sara è divorziata e la figlia non può vederla, perché attribuisce le attribuisce la fine del matrimonio con il tradimento del padre, essere inetto bugiardo e taccagno, di cui ora potrà vendicarsi, come di tane altre cose che non le vanno giù nel mondo dell'editoria.

 

"Cioè soldi, esatto, agio di scialacquare migliaia di euro senza pensieri come vorrebbe chiunque, le impiegate di banca, gli imprenditori, le maestre d'asilo, i panettieri, le commesse del supermercato, perché mai chi scrive dovrebbe essere diverso, forse perché saremmo artisti? E lo siamo, per carità, certo che lo siamo, ma gli artisti spendono come tutti, il piacere che discende dai beni materiali ci appaga come succede a chicchessia."

 

Questo crea il presupposto per un romanzo che dovrebbe essere spiritoso interessante che dovrebbe anche mostrarci, cosa succede dietro le quinte del mondo dei libri, e invece ne esce un romanzo insulso, noioso fino alle lacrime, che vorrebbe essere glamour  ma che non sa neanche dove il glamour stia di casa, lasciando solo il cattivo gusto dei parvenu. Probabilmente avrebbe anche voluto essere faceto, ma non strappa neanche un accenno di sorriso, forse vorrebbe, per giunta,  essere erotico, ma non ci si avvicina neanche un po', l'unica cosa che pervade l'intero palcoscenico è la noia,  in quantità industriale, lo squallore, il vuoto.  

 

"Due milioni di euro al mese non dovrebbero tenermi lontana dalla brutta gente che popola il mondo?"

 

E per quel che riguarda il mondo dell'editoria ... non si limita ad altro che a inutili elenchi di nomi, di autori, veri o inventati  che siano, come di titoli, di case editrici, di premi e così via che solo appesantiscono lo scritto senza null'altro aggiungere. Anche quando cambia registro e assume altri toni che vorrebbero essere nostalgici, riesce solo a stancare. E come se non bastasse con un finale, tutto sommato in parte prevedibile, ma sicuramente triste, deludente più dello stesso romanzo che già si leggeva a fatica, di un buonismo squallido e inutile, melenso, ammorbante. Probabilmente potrebbe vincere il premio per peggior romanzo dell'anno, ma anche io dovrei essere premiato, per essere giunto alla fine del libro e per essere riuscito a scrivere tanto a proposito di un romanzo che si poteva recensire con un paio parole, inutile e seccante!!

 

"Poi è tutta la sera che arrivano piatti di pesce, e su quale mare, di grazia, si affaccerebbe l'Austria?"

 

 

 
 
 

Cynthia F. Castorina Passalacqua - Come in inferno un angelo

Post n°222 pubblicato il 09 Settembre 2019 da ixtlann
 

 

"in fondo soli lo siamo tutti"

 

Questa è la chiave di lettura di questo romanzo introspettivo, in cui la nostra protagonista è eternamente dibattuta tra la tranquillità della solitudine e la paura di essere sola e cerca rifugio e conforto in un mondo onirico, fatto di sogni e ricordi. La solitudine. Un romanzo che ci parla di uno dei problemi più diffusi e meno discusso dei nostri giorni, il vuoto che ci circonda,  la mancanza di rapporti che riescano davvero a lenire quel dolore inesplicabile che ci affligge, e che il tempo non fa che acuire. Le paure che da essa scaturiscono e che incontrollabili ci inducono a gesti/azioni che forse non avremmo mai pensato di fare, che non condividiamo, che non vorremmo, ma che ci troviamo a vivere nostro malgrado.

 

"Paura era il sentimento che sentiva maggiormente agitarsi dentro di lei."

 

Per quanti da piccoli hanno vissuto in una famiglia in cui il senso dello stare insieme, la coesione, l'affetto vero e reciproco, superava ogni altra cosa, in cui la "mamma" era sempre presente e sempre a nostra disposizione,  una figura intorno alla quale poteva ruotare il nostro mondo, un "centro di gravità permanente", ritrovarsi adulti, senza affetti "veri", senza certezze affettive, è sicuramente destabilizzante.

 

"Non poteva confessare a se stessa di non provare nessuna attrazione verso quell'uomo con cui era stata, fino a pochi minuti prima, a letto, lasciandosi tenere stretta tra le sue braccia e permettendogli di baciarla in ogni più intimo angolo del suo corpo."

 

La mancanza, l'assenza, generatrici di quella solitudine che si manifesta con il   vuoto e che si crea con la perdita dei riferimenti, come può essere di certo una madre, ma, forse anche, un vecchio amore, magari mai realizzato o semplicemente smarrito e che nel nostro immaginario cresce a dismisura e diventa termine di paragone a cui nulla può essere paragonato; il vuoto, che ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni, e che sarà impossibile riempire. Questa sensazione a volte ci porta a confondere ciò che sentiamo attribuendo al cuore qualcosa che viene dal fegato, la paura del vuoto con l'amore per qualcuno, anche là dove non ha né le qualità né le caratteristiche idonee a lenire la nostra solitudine.

 

"A volte aveva l'impressione che tutto il suo amore lo aveva destinato e continuava a farlo a coloro, che non c'erano più."

 

Così la nostra Nisia è sballottata tra un viaggio onirico che la riporta ad passato rassicurante e un presente  in cui non si riconosce, che le impone scelte non sue, che la costringe a credere all'amore anche quando questo le sbatte la porta in faccia, anche quando ogni segno le dice che di amore non si tratta.

 

«Mi hai tradito?» «Aspetta, non me lo ricordo».

 

"Nisia confondeva, senza rendersene mai conto, l'attrazione fisica con il sentimento e, fino a quel punto della sua vita, lei aveva conosciuto unicamente il secondo."

 

Ma abbiamo comunque bisogno di fermare la nostra mente, di poterla soggiogare con un'immagine che la trattenga, e certo non possiamo sempre vivere di ricordi, abbiamo bisogno di qualche cosa di "reale" cui aggrapparci.

La vita della nostra protagonista, invece, tende a essere più legata ai ricordi che al presente, proprio perché nel presente non trova quello che forse cerca, già perché anche questo bisogna dire, non sempre sappiamo cosa vogliamo, anche la dove sentiamo che ci manca qualcosa, non è facile stabilire di cosa si tratti.

 

"Amava sognarlo e immaginarlo l'amore, non viverlo."

 

Del resto anche i personaggi che la circondano e tra cui si dibatte,  sembrano affetti dallo stesso male. La solitudine che colora di grigio loro le vite. Vite di uomini che cercano una "fuga", che non hanno la capacità di manifestare i loro veri sentimenti, e che preferiscono  l'illusione,  magari atteggiandosi ancora a "sciupafemmine"  e cercando di credere davvero al personaggio che si è scelto,   questo solo per mascherare il vuoto interiore e la difficoltà di ammettere quanto si stia male.

 

"Ammise con se stesso di essersi innamorato di lei, ma era altrettanto certo che non glielo avrebbe mai confessato."

 

E così il passato e i ricordi diventano un rifugio, sicuro, confortevole, amico, anche se doloroso, ma di un dolore nel quale quasi ci si può crogiolare.

Un passato da cui è sempre difficile staccarsi, anche quando all'orizzonte sembra apparire un nuovo colore, l'azzurro del mare che darà nuova vita; e proprio  mentre si va, ancora i tentacoli del passato cercano di brandirci, anche se stiamo dicendoci e, o convincendoci ad abbandonarlo.

 

"C'era l'odore della vendemmia appena conclusa e delle olive frante, c'era il fresco odore dei primi funghi e l'addio alle spiagge."

 

La prosa che a tratti sembra un po' forzata o ridondante, è spesso ruvida, dissonante, scarna ma anche viscerale, di pancia, tanto da essere dolorosa,  ma una volta superato l'avvio risulta  avvincente. O forse il suo fascino è proprio in questa sua caratteristica, l'abbandonano della ricerca stilistica,  la scarsa  concessione  alla ricerca di forme accattivanti per favorire un'immediatezza e una naturalezza più tipiche del linguaggio parlato, che comunque risulta a tratti ricca, variegata,  seppur leggermente decadente, velandosi quasi sempre di un manto nostalgico, melanconico, adeguato a questo vuoto,  a questa profonda solitudine a questo rimpianto del passato che pervade il romanzo!

 

"Il passato era stato digerito, ora c'era soltanto tutto quell'az­zurro a illuminarle la vita"

 

 

 

 
 
 
 
 

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SENECA

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

 

 

 

BERTRAND RUSSEL

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti

 

OSCAR WILDE

Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza

 

SE TU AVESSI DORMITO?,

Se tu avessi dormito?,

E se, nel sonno, tu avessi sognato?

E se, nel sogno,

tu fossi entrato nel paradiso

e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?

E se, al risveglio,

ti ritrovassi quel fiore in mano?


Samuel Taylor Coleridge

 

 

IL MOMENTO

Se ne va, se ne va, se ne va!

Se n'è andato!

E col momento,

se n'è andata l'eternità!

            Juan Ramòn Jiménez

 

 

N.NUR-AD-DIN

 

Nasciamo senza portare nulla,

moriamo senza poter portare nulla,

ed in mezzo,

nell'eterno che si ricongiunge

nel breve battito delle ciglia,

litighiamo per possedere qualcosa.

                              

 

 

IL RAGGIO VERDE

In particolari circostanze,

quando il sole scompare dietro l'orizzonte,

nel preciso momento in cui l'ultima luce diretta ci colpisce,

può da esso generarsi un raggio verde

che passando attraverso i nostri occhi,

ha la capacità di illuminare la nostra essenza,

permettendoci di dare uno sguardo

dentro di noi e

vedere chi siamo!

 

 

STRANO VAGARE NELLA NEBBIA

È strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.

Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.

In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

 

H. Hesse

 

 

AMBROSE BIERCE

Riso:  Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati.

È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.

 

 

 

OVIDIO

La Fama, che gode con le sue calunnie

a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata

per forza di menzogna

 

 
 

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