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Post n°15 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da unmuronelcuore
 

 

Lo spunto è il gesto di Mastella, che ha fatto cadere il governo ed ha spiegato la sua improvvisa determinazione di “capovolgere il tavolo” aggrappandosi a dei versi di Neruda; proprio lui (Mastella) che, fino a ieri, ai tavoli restava aggrappato tenacemente.

Questi versi circolano da tempo sul web, via email, sotto forma di allegato, associato o no a stupende fotografie, accompagnato o no da musica in sottofondo. Per chi non li conoscesse eccoli.

Muore lentamente chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
non si arrischia a vestirsi di un colore nuovo
e non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un turbine di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all’inciampo ed ai sentimenti.

Muore lentamente chi non capovolge il tavolo
quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia il certo per l’incerto per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Muore lentamente chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge il suo amor proprio,
chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Muore lentamente chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
non fa domande sugli argomenti che non conosce
o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede un grande sforzo
di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà
alla conquista di una splendida felicità.

Sono rimasti semiclandestini fino a che Mastella non li ha citati. A questo punto vari letterati, giornalisti e la Fondazione Pablo Neruda hanno negato che siano opera del grande poeta.

Io li ho ricevuti tempo fa e mi sono piaciuti, a dispetto dell'opinione di Stefano Passigli, editore, che li giudica “banali” e “vagamente new age”. Non mi sembrano banali; posso concordare sul vagamente new age, ma non lo considero necessariamente un difetto.

Siccome sono pignolo, feci una ricerca e li trovai nell'originale spagnolo (Quien muere). Li trascrivo di seguito.


Muere lentamente quien se transforma en esclavo del hábito,
repitiendo todos los días los mismos trayectos,
quien no cambia de marca,
no arriesga vestir un color nuevo
y no le habla a quien no conoce.

Muere lentamente quien hace de la televisión su gurú.
Muere lentamente quien evita una pasión,
quien prefiere el negro sobre blanco
y los puntos sobre las "íes" a un remolino de emociones,
justamente las que rescatan el brillo de los ojos,sonrisas de los
bostezos, corazones a los tropiezos y sentimientos.

Muere lentamente quien no voltea la mesa cuando está infeliz en el trabajo,
quien no arriesga lo cierto por lo incierto para ir detrás de un sueño,
quien no se permite por lo menos una vez en la vida,
huir de los consejos sensatos.

Muere lentamente quien no viaja, quien no lee, quien no oye música,
quien no encuentra gracia en si mismo.

Muere lentamente quien destruye su amor propio, quien no se deja ayudar.
Muere lentamente, quien pasa los días
quejándose de su mala suerte o de la lluvia incesante.

Muere lentamente, quien abandona un proyecto antes de iniciarlo,
no preguntando de un asunto que desconoce
o no respondiendo cuando le indagan sobre algo que sabe.

Evitemos la muerte en suaves cuotas, recordando siempre que estar vivo
exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar.

Solamente la ardiente paciencia hará
que conquistemos una espléndida felicidad.

La traduzione in italiano era attribuita a Salvatore Quasimodo. Effettivamente Quasimodo nel 1952 ha tradotto delle poesie di Neruda, che furono pubblicate in un volume da Einaudi. Mi sono preso un po' di tempo e ho fatto un'altra ricerca, questa volta nelle librerie. Ieri ho trovato il volume e – lo ammetto, con dispiacere – ho verificato che “Quien muere” non c'è.

Va bene, non è di Neruda. Dicono che sia di Martha Medeiros, una poetessa brasiliana. Sono tornato a cercare sul web e ho trovato solo versi in portoghese; perché, infatti, una poetessa brasiliana dovrebbe scrivere in spagnolo? Significa che qualcuno si è preso “la briga e di certo il gusto” di tradurre dal portoghese allo spagnolo una non celebre poetessa sudamericana? Oppure i versi non sono di Medeiros; ma allora di chi sono?

Lo so, ci sono domande più pressanti (chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo – e quando ci andiamo?), perciò non mi aspetto una risposta.

Per parte mia continuerò a rileggere quei versi di tanto in tanto, finché continuerranno a darmi conforto.

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