Creato da quattro.chiacchiere1 il 12/02/2014 |
Post n°144 pubblicato il 20 Maggio 2014 da quattro.chiacchiere1
Gli americani non hanno ‘sto impiccio. Loro si dicono subito: ti amo. I love you. Se lo dicono per salutarsi, per farsi le coccole, per dichiararsi amore eterno. Altrimenti usano il mi piaci. Che almeno è leale. I like you. E visto che sono entusiasti lo dicono parecchio. Lo sussurrano all’orecchio della fidanzata e lo esclamano davanti a una fetta di cotechino. Noi invece sempre lì col misurino. Mi vuoi bene ma come? Come alla tua cocorita? Ma quanto? Dammi un’idea di dosaggio. S.q.? Secondo quantità come nelle ricette dei manuali? Adesso i codardi azzardano anche il: “Mi fai stare bene”. Alla Biagio Antonacci. Sai che sforzo. Mi fai stare bene lo puoi dire a chiunque. Persino al tuo medico shiatsu quando ti schiaccia i piedi e ti mette a posto la cervicale. E poi il mi fai stare bene la dice lunga su quanto sia sempre tu il punto di partenza, l’alfa e l’omega del tuo moto sentimentale, il baricentro e la convergenza dei tuoi sensi |
Post n°143 pubblicato il 19 Maggio 2014 da quattro.chiacchiere1
Ogni istante in cui provi amore per la tua salute, la forza dell’amore elimina qualsiasi forma di negatività dal tuo corpo! |
Post n°142 pubblicato il 17 Maggio 2014 da quattro.chiacchiere1
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Post n°141 pubblicato il 16 Maggio 2014 da quattro.chiacchiere1
Ho imparato |
Post n°140 pubblicato il 14 Maggio 2014 da quattro.chiacchiere1
Improvvisamente avvertii e osservai che un’altra, che però ero io, si sollevò dal mio corpo e s’incamminò verso la libreria. Io restai sul divano contemplando il mio stesso percorso. La donna controllò la parte superiore del mobile; sfiorò uno ad uno i sette libri di Franz Kafka: Contemplazione, Il processo, Il castello, America, La metamorfosi, Lettera al padre e La condanna; c’erano anche tre dischi dei Beatles, collocati l’uno sopra l’altro. La donna prese ogni disco con molta attenzione, come se non volesse lasciare tracce. L’ultimo era il famoso disco bianco dei Beatles. E sorrise, lasciò i dischi al loro posto, si accovacciò, si allontanò un poco e lesse i titoli dei tre libri che occupavano l’estremità inferiore: Danubio di Claudio Magris, La biblioteca di notte di Alberto Manguel e Dietario voluble di Enrique Vila-Matas. Tre titoli che incitano al viaggio geografico, letterario, materiale o esistenziale ma comunque sempre un viaggio; ogni movimento, immaginario o corporeo, finisce per essere un viaggio; pensò a voce molto bassa |
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il 16/06/2014 alle 22:16
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il 22/03/2014 alle 08:59
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