Ombre e luci

Al mio papà


Caro papà,vorrei avere l'animo puro della "piccolina" che tu ricordi, per scriverti quei pensierini che ti dedicavo da piccina.Sono una donna adesso...una donna che sta tentando di riprendersi la bimba che è in se, ma è così difficile non pensare alle ferite, alle lacerazioni interiori, ai passaggi traumatici che mi hanno portata fin qui, a questa età.Lo ricordi vero, quando mi sedevo sulle tue gambe e ti chiedevo di disegnarmi i castelli...Chissà, forse è stata errata la data della mia nascita...A ragion veduta, ho sempre pensato di appartenere ad un'altra epoca e la modernità, alla quale mi sono da subito adeguata però, mi ha creato non pochi conflitti interiori.I castelli che tracciavi con la matita e che poi coloravi per me, dovevano avere tante torri merlate e ti dicevo, indicando le feritoie: "Così gli uccellini entrano e si riparano dal freddo...".Sento nostalgia di te papà...Sei andato via, volendo che nessun figlio vedesse i tuoi ultimi istanti; a detta della mamma, sono stati terribili. Ti salutammo un'ora prima: ci costringesti ad andare a pranzo, dicendoci che ti sentivi benino e che potevamo tornare nel pomeriggio. Quando squillò il telefono capii subito...non c'eri più!Mi sedetti a terra nel corridoio senza piangere, non ricordo nemmeno chi mi avesse avvertita, sapevo soltanto che un pezzo di me non c'era più.Ti misi nella tasca della giacca un foglietto con scritto: "Ti voglio bene". Quel ti voglio bene che, da quando ero piccola, non ti avevo mai più detto; troppo riservata e chiusa e dura per manifestazioni d'affetto.Ora l'ho imparato...Non far mancare mai a chi ami l'affetto che provi, potrebbe non esserci più tempo!Mi sei vicino...mi abbracci...mi stringi...mi baci...lo so! Ma ho bisogno, come mai prima d'ora, delle tue braccia, delle tue mani, delle tue labbra........mi manchi papà!