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La memoria dell'Acqua? ...

Post n°902 pubblicato il 01 Agosto 2011 da diegobaratono

Da: "Shan Newspaper.com"

L’acqua possiede una memoria?

  
31 Luglio 2011

Si riapre il dibattito sull’omeopatia


Già gli antichi druidi sapevano che l’acqua possedeva una memoria capace di trattenere informazioni. La riscoperta da parte della moderna omeopatia dovuta a Samuel Hahnemann e sostenuta dal lavoro scientifico di Benveniste. L’attuale scoperta dell’équipe italo-francese di Luc Montagnier rivoluziona in maniera definitiva il mondo scientifico moderno.


L’acqua possiede una “memoria”

Una équipe di ricerca italo-francese è giunta alla scoperta di due importanti elementi che avranno nel tempo uno sviluppo determinante per la medicina. Il primo riguarda la constatazione che alcune sequenze di DNA sono in grado di emettere segnali elettromagnetici a bassa frequenza quando si trovano in soluzioni acquose. L’altro elemento è che nel corso dello stesso esperimento è stato riscontrato che l’acqua è in grado di trattenere l’informazione ricevuta memorizzando le caratteristiche della sequenza dello stesso DNA.

La notizia dell’eccezionale scoperta è riportata nell’ultimo numero della prestigiosa rivista “Journal of Physics” con il titolo “DNA, waves and water” ovvero “DNA, onde e acqua”. Un evento che porta a riprendere in chiave strettamente scientifica un vecchio dibattito sull’omeopatia e rivoluziona la concezione della medicina ufficiale sulle cosidette terapeutiche alternative.

La scoperta è avvenuta sotto la guida del Premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, medico, biologo e virologo francese. Un personaggio di indubbia rilevanza scientifica che opera presso l'Istituto Pasteur di Parigi ed è presidente della Fondazione Mondiale per la ricerca e prevenzione dell'AIDS. Spetta a lui la scoperta, nel 1983, del virus dell'HIV che gli ha fruttato il Premio Nobel per la medicina nel 2008.

All’équipe hanno partecipato i biologi francesi Lavallè e Aissa. L’altro gruppo di ricerca, italiano, era invece costituito coordinato da Emilio Del Giudice dell’International Institute for Biophotonics di Neuss, Germania, e formato da Giuseppe Vitiello, fisico teorico del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno, e Alberto Tedeschi, ricercatore del White HB di Milano.

La scoperta che l’acqua è in grado di trattenere in “memoria” le informazioni ricevute da agenti esterni costituisce un immediato riscontro nel campo dell’omeopatia, che può portare ad una sua rivalutazione su basi scientifiche.

Già gli antichi terapeuti del druidismo celtico conoscevano la proprietà dell’acqua di trattenere l’”impronta memorizzata” delle sostanze curative, come cristalli e varie tipologie di gemme e minerali che venivano immersi nel liquido per qualche tempo prima della somministrazione.

La riscoperta dell’omeopatia in chiave moderna è dovuta al medico tedesco Samuel Hahnemann che dal 1806 operò alla sua divulgazione gettando le basi in modo sistematico e metodologico per la sua applicazione.

Da allora, sebbene l’omeopatia abbia portato a risultati positivi che non hanno mai suscitato problemi farmacologici collaterali, questa disciplina è stata spesso invisa e combattuta dalla cosiddetta medicina ortodossa che talvolta non ha esitato ad accusare di cialtroneria i medici che l’applicavano, dichiarando che in realtà si tratta solamente di inutili suggestioni dei pazienti in cura e non produce alcun effettivo beneficio terapeutico.

L’accusa è continuata nonostante l’omeopatia sia stata applicata con successo anche su soggetti non suggestionabili come gli animali domestici.

La scoperta dell’équipe di Luc Montagnier segue nel tempo un'altra ricerca avvenuta in precedenza ad opera del medico e immunologo Jacques Benveniste, scomparso nel 2004.

Nel 1978, Benveniste era diventato direttore di ricerca all'INSERM, il CNR francese, e si trovava a capo dell'unità di immunologia. In ambito scientifico il suo nome era divenuto celebre nel 1979 per la scoperta della molecola del PAF ("Platelet-Activating Factor"), un fattore biochimico fondamentale per l'attivazione piastrinica.

Benveniste, interessato a comprendere la metodologia terapeutica su cui si sostiene l’omeopatia, si era occupato del fenomeno della cosiddetta “memoria dell’acqua” giungendo a pubblicare sulla rivista “Nature”, nell'estate del 1988, i risultati che sembravano convalidare per la prima volta su base scientifica i principi della medicina omeopatica di Samuel Hahnemann.

Fotografia al microscopio ottico di un cristalli di neve. La sua simmetria caratteristica a 6 rami è legata alla struttura molecolare dell’acqua, che si stabilizza in una rete esagonale ai livelli terrestri di temperatura e pressione

Le ricerche di Benveniste sulla “memoria dell’acqua” suscitarono tuttavia forti reazioni in certe aree degli ambienti accademici, poiché la conclusione del suo lavoro, se confermata, avrebbe infatti smentito consolidate conoscenze di fisica, chimica e medicina.

Le perplessità di queste aree accademiche portarono alla costituzione di una commissione di controllo che si era prefissata lo scopo di verificare le affermazioni fatte da Benveniste e quindi di ripetere i suoi esperimenti in ambiente “controllato”.

La commissione era composta da John Maddox, direttore di “Nature”, da Walter Stewart, ricercatore specializzato in patologia clinica e particolarmente esperto di errori e frodi nella ricerca medica, e da James Randi, il prestidigitatore americano ispiratore del “movimento skeptics” mondiale e del nostro CICAP.

Nonostante i lavori di Benveniste fossero stati sostenuti in precedenza dalle verifiche da parte dei ricercatori del Ruth Ben-ari Institute di Israele e da quelle dell'Università di Toronto in Canada, la commissione di controllo concluse di aver riscontrato una pesante manipolazione dei risultati da parte del medico francese e della sua segretaria, ritenendo che si trattava di una consapevole falsificazione dei dati.

La rivista Nature pubblicò quindi una relazione sulle proprie pagine, portando ad una pubblica smentita dei risultati del medico francese. Benveniste venne di conseguenza esposto al linciaggio mediatico senza potersi difendere adeguatamente, anche accusato di truffa per via di possibili conflitti di interesse con le aziende di prodotti omeopatici, senza più poter proseguire il suo lavoro supportato da adeguate strutture di ricerca.

Successivamente a questi fatti, Benveniste, precedendo l’attuale scoperta di Luc Montagnier, sviluppò l'idea che le proprietà biologiche delle molecole potessero essere trasmesse e modificate a distanza mediante trasmissioni radio. Queste affermazioni portarono l’attenzione ai suoi studi da parte del Dipartimento della Difesa Statunitense.


Le prospettive terapeutiche della scoperta

Il significato della scoperta dell’équipe di Luc Montagnier sembra andare oltre la conferma della validità dell’omeopatia e dei meccanismi che le consentono di operare.

Il Nobel ha dichiarato in una recente intervista che grazie a questa scoperta si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà "informativa" dell’acqua biologica presente nel corpo umano.

In tal modo si potranno diagnosticare malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide e varie malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C.

Secondo il fenomeno riscontrato dal Montagnier le patologie di cui sopra sono in grado di "informare" della loro manifestazione l’acqua biologica presente nel corpo umano, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi "letti" e decifrati dai medici.

L’importanza dell’acqua nell’organismo umano si rivela quindi determinante oltre alla sua presenza ordinaria comunemente rilevata.

Già l’antico druidismo stimava questa importanza giungendo a celebrare l’origine della vita sulla Terra ad opera del dio Kuid’ha, visto nella sua esegesi come un asteroide di ghiaccio che colpì il pianeta milioni di anni orsono portando acqua e idrocarburi su un mondo reso sterile dalla sua formazione planetaria. Un dio che ha fecondato la Terra e che, nella credenza druidica, manterrebbe vivo ancora oggi il suo corpo in una condivisione “informativa” unendo ogni forma di vita.

Nella struttura biologica umana, l’acqua si può trovare sia come molecola sia in forma combinata e costituisce il 70-80% della struttura biologica. Si può dire che il corpo umano sia costituito in gran parte d’acqua: il corpo di un bambino è composto da liquidi per l’80%, quello di un adulto per il 60%. Solo negli anziani la percentuale scende al 45%. E il cervello è l’organo che ne possiede di più, circa l’85%: nelle cellule, tra le cellule e tutt’intorno. Galleggia dentro al liquido amniotico come il feto nel grembo materno.

Scoprire che la molecola d’acqua “registra” la manifestazione delle onde a bassa frequenza del DNA, le “memorizza” e le può trasmettere, apre realmente importanti prospettive diagnostiche e terapeutiche.

Secondo le previsioni di Luc Montagnier, utilizzando il fenomeno della “memoria dell’acqua” contenuta dal corpo umano, si potrebbe per esempio agire come fattore di risonanza magnetica all’interno delle cellule per riuscire a produrre effetti terapeutici di ogni genere.

I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua “memoria”, intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trasmissione dell’azione terapeutica, indirizzando i dati virtuali dei principi attivi.

In pratica, è quanto già avviene nell’applicazione terapeutica dell’omeopatia. La sostanza dei rimedi non è quasi mai presente nel preparato che viene somministrato al paziente, ma è presente solo la sua “impronta memorizzata”, la quale viene ricavata dopo essere stata più volte diluita nell’acqua stessa.

Questa constatazione potrebbe portare a convincere la medicina ortodossa a cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di farmaci allopatici, indispensabili rimedi salvavita, e a subire spesso pesanti effetti collaterali.

E adesso? Gli “skeptics” nel loro “fumo ideologico” potranno fermare ancora una volta le ricerche delle nuove frontiera della scienza?

La scoperta dell’equipe di Luc Montaignier scatenerà inevitabili polemiche da parte di certe aree della scienza accademica che non accetteranno tanto facilmente che le teorie invise di Benveniste, questa volta sostenute con il supporto scientifico, possano ritornare di attualità e avvalorare in tal modo il campo terapeutico dell’omeopatia.

Ci si augura a questo punto che nella prossima équipe “scientifica” di controllo non vi sia più la presenza di un prestidigitatore, né tantomeno, si spera, di un eventuale esorcista…

La scoperta dell’équipe italo-francese apre la strada a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento della metodologia di preparazione dei rimedi omeopatici, con la prospettiva di creare le basi per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali. Non presenti con la loro tossicità, ma diluiti in semplice acqua distillata a cui rilasciano il proprio meccanismo d’azione prodotto dal loro segnale elettromagnetico.

Si può concludere con le parole dello scienziato italiano Giuseppe Vitiello che ha partecipato al lavoro di ricerca di Luc Montaignier: “La scoperta fatta dalla nostra équipe è un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale e incontrovertibile alle ricerche mediche oggi considerate di frontiera”.

 
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