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Post n°707 pubblicato il 21 Febbraio 2011 da diegobaratono

Da:"Antikitera.net"
20 Febbraio 2011 ARCHEOLOGIA
Jenna Krajeski The NewYorker
A colloquio con la Sfinge
Le porte dell'ufficio del Consiglio Supremo delle Antichità d'Egitto e di Zahi Hawass, Segretario Generale del Consiglio e poi Ministro per le Antichità, ora oggetto del pubblico ludibrio, ieri erano chiuse, nello sforzo di tenere lontani i contestatori. Gli impiegati disoccupati dell'archeologia egiziana gironzolavano per i corridoi esterni, chiedevano lavoro e la resa di Hawass. La calma della loro dimostrazione suscitava la domanda: la misura di sicurewwa era stata davvero necessaria, o non era un gesto teatrale voluto da Hawass?

Sin dal saccheggio del Museo Egizio del 28 gennaio, la storia ufficiale di Hawass è stata ambigua. Prima ha affermato che alcuni saccheggiatori dilettanti avevano rubato oggetti quasi privi di valore: "Grazie a Dio hanno pensato che il negozio fosse il Museo!" e che tutto andava bene. Hawass era designato come Ministro per le Antichità nel governo ad interim di Mubarak, e dichiarava che i contestatori dovevano ritornare a casa; la Sfinge, scriveva sul suo sito internet, era d'accordo con lui: "L'ho guardata negli occhi con attenzione, e mi è sembrato di vedere delle lacrime. La Sfinge è rattristata da quanto è accaduto; l'Egitto perderà miliardi e miliardi di dollari, e per l'Egitto il recupero di tale denaro richiederà almeno tre anni." Poi Mubarak si è dimesso, e Hawass ha rivelato che mancavano ancora otto pezzi dal museo, tra cui una statua di Akhenaten e due di Tutankhamun. Si stavano recuperando pezzi in frantumi dalla zona circostante il museo.

Giovedì scorso ho parlato con Hawass, che proclamava che era stata recuperata la statua di Akhenaten fuori d'un albero della periferia. (La cosa era evidente, ed egli indicava un assistente che appariva in una grande foto a colori della statua.) I saccheggiatori, egli affermava, cercavano oro, ma avevano trovato solo statue dipinte d'oro, e le avevano buttate via, senza comprenderne l'enorme valore; un pezzo, egli diceva, era stato trovato in un cassonetto della spazzatura in Piazza Tahrir. Riferiva che la gente era rimasta stupita per l' "idiozia" dei saccheggiatori.

Hawass corteggia la stampa, presenta se stesso come un facile bersaglio-un'oca dalle uova d'oro sotto il fuoco di fila dei media-e poi sbeffeggia i giornalisti per le critiche che gli rivolgono. (Ian Parker ha scritto un Profilo di Hawass per The New Yorker.) E' pieno di egomania e di élitismo, per non parlare della sua sbrigativa volgarità. ("Madame, cerchi di usare la testa!" mi ha detto, quando io gli chiesi se qualcuno dei "duemila piccoli Zahi Hawasses, " come lui li chiamava, che aveva personalmente educato, non si trovasse tra i contestatori). E' stato accusato di aver privilegiato la propria nomea rispetto alla qualità degli scavi. Le proteste di questa settimana includevano anche la domanda della fine della corruzione nell'ufficio delle antiquità. E Hawass non è per nulla disposto a trattare. Tuttavia ha una parziale difesa. Garry Shaw, un egittologo che ha lavorato con Hawass dal 2008 al 2010, mi ha scritto in una e-mail, "Non mi sorprende che le affermazioni iniziali siano state in seguito aggiornate e corrette.... Se un piano intero del British Museum fosse stato saccheggiato, dubito che sarebbero stati capaci di compiere un bilancio accurato dei danni nel corso delle prime 24 ore. L'altra opzione sarebbe stata quella di non dire semplicemente nulla sino a che l'accertamento non fosse stato compiuto. Allora la gente avrebbe accusato Hawass di nascondere informazioni." Shaw aggiungeva, "Se effettivamente avessero avuto complici nel museo, non vedo perché avrebbero dovuto rischiare di entrare dal soffitto."

Salima Ikram, professoressa di Egittologia all'Università Americana del Cairo, mi ha detto che i saccheggiatori del secondo piano del museo sembravano "opportunisti che pensavano più a rompere gli oggetti, e ad impadronirsi di quelli che sembravano essere d'oro, " senza nessuna apparente conoscenza del loro valore reale. Lei pensa che non potessero essere interni del museo.

Tuttavia è difficile immaginare chiunque altro, che non sia Hawass, capace di accusare la direttrice del museo di pigrizia e al tempo stesso di esaltare il proprio eroismo-"Ero al museo mentre lei stava dormendo in Germania." Non sembra la giusta reazione di un personaggio pubblico al furto. Nel British Museum non sarebbero capaci di esprimersi con una tale combinazione tra la atteggiamento paterno e il culto della personalità, per convincere il pubblico delle proprie ragioni, come invece fa Hawass. "Voi tutti mi conoscete, se accade qualcosa io rimetterò tutto a posto, " ha scritto il 4 febbraio. "Vi dico ancora, e ancora e ancora che i monumenti dell'Egitto sono al sicuro." E ora, per sua stessa ammissione, statue di Tutankhamun sono ancora mancanti.

So che I giornalisti egiziani usavano dire che Hawass era il secondo uomo più potente dell'Egitto, dopo Mubarak. Benché non fosse che un complimento, un tale confronto ora può essere imbarazzante per il Ministro messo in discussione. E' difficile immaginare una figura come Hawass, tanto in prima linea per la sua notorietà, che sopravvive ad una rivoluzione. Ma tanto Shaw che Ikram pensano che egli abbia operato abbastanza bene per l'Egitto. Secondo Shaw, "La sua eredità consiste in un buon numero di musei, in operatori meglio educati, regolamenti più precisi per proteggere i siti, servizi turistici più moderni, e, grazie alla sua opera mediatica, molti che potevano non essere interessati prima sono diventati attratti dall'archeologia egiziana." Oppure, come Hawass stesso ha detto ieri, dopo aver gridato con forza che poteva guadagnare di più facendo conferenze che non in un Ministero al Cairo, se fosse stato costretto all'abbandono, "ma l'Egitto perderebbe e il mondo perderebbe."

"Mi dispiace dirlo, ma la gente mi ama, " ha detto Hawass. Non è necessario aggiungere che i contestatori di fuori non contavano.

Illustrazione: Floc'h.

 

 
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