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Messaggi del 14/12/2010

 

Conferenza ...

Post n°634 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da diegobaratono

Dr. Zahi Hawass

Secretary General of The Supreme Council of Antiquities
is pleased to invite you to

Honor

 

Prof. Dr. Kent R. Weeks

On the occasion of the publication of his festschrift entitled

Thebes and Beyond

Studies in honour of Kent R. Weeks

Supplément aux

ANNALES DU SERVICE DES ANTIQUITÉS DE L’ÉGYPTE

Cahier No.41

 


Thursday, December 16th, 2010

6:00 PM

 

 

Reception to Follow
Supreme Council of Antiquities (SCA)

 Ahmed Pasha Kamal Hall

3 el-Adel Abu Bakr Street
(at the intersection of al-Malak al-Afdal Street)
Zamalek, Cairo, Egypt 

Tel: 2735 8749/2736-5645

 
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Stelle cadenti ...

Post n°633 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da diegobaratono

Da:"Galileo| giornale di scienza"

"Stanotte una pioggia di stelle cadenti

di Caterina Visco | Pubblicato il 13 Dicembre 2010 16:57

Se stanotte il cielo sarà terso, cogliete l’occasione e alzate gli occhi al cielo e scrutate attentamente l’Universo sopra di voi, pronti a godervi un grande spettacolo. Una delle più belle cascate di meteore raggiungerà il suo massimo, in visibilità e intensità, proprio questa sera. Si tratta dello sciame meteorico delle Geminidi che si ripete ogni anno in questo periodo. È uno dei più intensi e ricchi di stelle cadenti – in media ne dovrebbero essere visibili una o due al minuto -, ma soprattutto è godibile sotto ogni cielo del Pianeta: anche nelle aree illuminate e inquinate qualche desiderio si potrà esprimere questa notte. 

A rendere le Geminidi così spettacolari è il fatto che viaggiano al rallentatore rispetto alle meteore degli altri sciami: possono impiegare anche diversi secondi ad attraversare la porzione di cielo che si sta tenendo d’occhio e spesso SI lasciano dietro una bella cosa di fumo brillante. 

Diversamente da altre cascate di stelle come quelle delle Perseidi ad agosto e delle Leonidi a novembre, che sono state osservate e studiate da secoli e millenni, le Geminidi sono spuntate in cielo all’improvviso intorno al 1860. Altri 120 anni circa ci son voluti agli astronomi per capire poi che a generarle non era, come negli altri casi, una cometa ma l’asteroide 3200 Phaeton (Fetonte, scoperto dal satellite IRAS della Nasa nel 1983). Recentemente, però, alcuni studiosi hanno suggerito che Fetonte altro non sia che una cometa estinta o, meglio, il frammento della cometa Pallade. 

Lo sciame deve il nome al fatto che sembra provenire da una zona vicino alle stelle Castore e Polluce della costellazione dei Gemelli. (gemini – appunto - in latino). Questo vuol dire, quindi, che nell’emisfero settentrionale le stelle sono visibili ad Est nella prima della serata, e allo Zenit (sopra la testa) dopo la mezzanotte. Un po’ vaga forse come indicazione. Per conoscere l’ora migliore per osservare questo e altri spettacoli stellari, meglio ricorrere a questa app, sviluppata ad hoc da due ricercatori del Seti Institute.

 
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Le scoperte dell'anno ... e non sono calendari ...

Post n°632 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da diegobaratono

Da:"Antikitera.net"
10 Dicembre 2010 MISTERO
http://www.nationalgeographic.it
LE DIECI SENSAZIONALI SCOPERTE DELL'ANNO

I pesci con le mani e il pipistrello Yoda, nuovi corpi celesti e gli strani disegni in Amazzonia, i rotoli del Mar Morto e l'Arca di Noé. Le dieci scoperte del 2010 più importanti o che hanno attirato la maggiore attenzione.

1. I pesci con le mani tra le nuove specie

Usa le sue pinne più per camminare che per nuotare sul fondale dell'oceano Pacifico. Questo pesce rosa e raro è una delle nove nuove specie della famiglia dei brachionittidi identificate in uno studio pubblicato lo scorso maggio.

Tutte le 14 specie conosciute di brachionittidi sono state rinvenute nelle acque costiere dell'Australia Sud-orientale. Ma anche le specie già note di questo pesce sono scarsamente studiate, e poco si sa della loro biologia e del loro comportamento.

2. Risolto il mistero dei manoscritti del Mar Morto?

Gli scavi condotti negli antichi tunnel di Gerusalemme, la recente decifrazione di un'enigmatica coppa e altre indagini archeologiche potrebbero contribuire a risolvere uno dei grandi misteri biblici: chi scrisse i Rotoli del Mar Morto?

I nuovi indizi suggeriscono che i Rotoli, che comprendono alcuni fra i più antichi documenti biblici, potessero costituire il patrimonio scritto di alcuni gruppi che li avrebbero nascosti durante un conflitto; ma potrebbero anche rappresentare "il grande tesoro del tempio di Gerusalemme", quello che secondo la Bibbia custodiva l'Arca dell'Alleanza.

3. Il pesce mostro a largo della Groenlandia

Sembra uscito da un film della serie Alien, questo inquietante pesce lanterna (Chaenophryne longiceps). Questo pesce, che può raggiungere dimensioni tutto sommato modeste per un mostro marino (17 centimetri) è solo una delle 38 specie ittiche individuate per la prima volta nel Mar Glaciale Artico.

4. Trovata l'Arca di Noé?

Un gruppo di esploratori cristiani evangelici ha annunciato di aver trovato i resti dell'Arca di Noé sotto una coltre di neve e di detriti vulcanici sul Monte Ararat.

La notizia - come molte altre in precedenza - è stata accolta con molto scetticismo da archeologi e storici, e non è stata sufficientemente provata.

. Il pipistrello "Yoda"

Questo pipistrello col naso a forma di tubo, della specie dei pteropodidi - immortalato da altre parti come il pipistrello "Yoda" - è una delle circa 200 specie scoperte nel corso di due spedizioni scientifiche in Papua Nuova Guinea nel 2009, scoperte che includono anche tettigoniidi e rane che assomigliano a grilli, come annunciato da Conservation International lo scorso ottobre.

Anche se già avvistato nelle precedenti spedizioni, il pipistrello deve essere ancora formalmente classificato come nuova specie.

Complessivamente, le spedizioni nelle montagne Nakanai e Muller della Papua Nuova Guinea, hanno portato alla luce 24 nuove specie di rane, 2 nuovi mammiferi e quasi un centinaio di nuovi insetti.

Queste impervie montagne- in cui sono stati scoperti molti esemplari di nuove specie in questi ultimi anni- sono accessibili unicamente tramite aereo, barca a piedi o in elicottero.

6. Un buco nero contiene l'universo?

Come parte di una matrioska cosmica, il nostro universo potrebbe trovarsi all'interno di un buco nero che farebbe parte a sua volta di un universo ancora più ampio.

In realtà, tutti i buchi neri rilevati fino a ora nel nostro universo - da quello più microscopico a quello più imponente - potrebbero essere delle porte verso altre realtà.

Secondo uno studio portato avanti la scorsa primavera, un buco nero è in realtà un tunnel tra diversi universi. In accordo con questa teoria, la materia che il buco nero attrae non collasserebbe all'interno di un punto singolo, come era stato suggerito precedentemente, ma piuttosto zampillerebbe fuori da un "buco bianco" posto nell'altra estremità del buco nero.

7. I disegni rivelano l'Amazzonia perduta

Centinaia di cerchi, quadrati e altre forme geometriche in precedenza nascoste dalla foresta suggeriscono la presenza di una sconosciuta civiltà fiorita all'interno dell'Amazzonia, secondo un nuovo studio realizzato lo scorso gennaio.

Le immagini dal satellite dell'alto bacino del Rio delle Amazzoni, hanno rivelato più di 200 terrapieni geometrici che si estendono per oltre 250 km.

I ricercatori, hanno stimato che nuove strutture circa dieci volte più ampie di quelle rilevate, potrebbero esistere al di sotto dello strato della foresta Amazzonica.

8. La lucertola che evolve nella procreazione

Fotografia su gentile concessione di Rebecca A. Pyles

L'evoluzione colta sul fatto: un nuovo studio realizzato questa estate suggerisce che questa nuova specie di lucertola australiana stia abbandonando la deposizione delle uova in favore del parto.

Lungo le coste del Nuovo Galles del Sud, queste scincidi dal colorito giallastro e dalle tre dita, continuano a deporre uova per riprodursi. Ma gli individui della stessa specie che vivono nelle montagne più fredde della regione, hanno quasi completamente cominciato a utilizzare il processo di creazione ed espulsione del feto per la riproduzione.

9. Indizi di corpi oltre l'universo

La tesi del "flusso oscuro" potrebbe essere rafforzata da uno studio dello scorso marzo. Secondo questa ipotesi ci sarebbero "strutture" ai confini dell'universo.

Nel 2008 alcuni scienziati hanno annunciato la scoperta di centinaia di galassie in rapido movimento (3, 6 milioni di chilometri all'ora) nella stessa direzione. Un movimento che non poteva essere spiegato con le principali teorie sulla distribuzione della massa nell'universo. Sono così arrivati all'ipotesi che siano attratte da una massa al di fuori dell'universo osservabile.

Nel 2010 gli stessi ricercatori hanno scoperto che il flusso oscuro è molto più in profondità di di quanto si pensasse, almeno 2, 5 miliardi di anni luce dalla Terra.

10. Terremoti e asse terrestre

Il terremoto in Cile dello scorso febbraio è stato così potente da spostare l'asse terrestre e accorciare la lunghezza del giorno.

 
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Revisionismo ... planetario ...

Post n°631 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da diegobaratono

Da:"Antikitera.net
13 Dicembre 2010 SCIENZA
galileonet.it
UN GRUPPO DI PIANETI EXTRASOLARI RIMETTE IN DISCUSSIONE TUTTE LE TEORIE ESISTENTI
Un sistema planetario enigmatico. Anzi, sconcertante, perché mette in crisi i due modelli di formazione di pianeti utilizzati finora dagli astronomi. A spiegarcene il motivo dalle pagine di Nature è un gruppo di ricercatori dell'Herzberg Institute of Astrophysics di Victoria (British Columbia). Coordinati dal ricercatore Christian Marois, gli scienziati canadesi hanno infatti scoperto un quarto pianeta gigante intorno alla stella HR 8799, a circa 118 anni luce da noi, nella costellazione di Pegaso. Si tratta davvero di un curioso "poker" di pianeti, perché al momento non c'è alcuna teoria in grado di spiegarne la nascita. I primi tre sono stati scoperti due anni fa dallo stesso Marois, e il quarto è stato individuato analizzando immagini infrarosse riprese di recente all'Osservatorio Keck II.

La ricerca di pianeti extrasolari è un campo di relativamente giovane ma estremamente promettente: in soli 15 dalla scoperta del primo, oggi ne conosciamo più di 500. La maggior parte di essi viene individuata in maniera indiretta, per esempio misurando le perturbazioni gravitazionali indotte sulla stella principale, oppure osservando la diminuzione di luce della stella quando il pianeta le transita davanti. In pochi casi, come per il sistema di HR 8799, è stato invece possibile osservare direttamente i pianeti. In questo caso, infatti, i corpi sono molto distanti dalla stella, più di 25 volte la distanza media Terra-Sole (da 15 a 70 volte il raggio terrestre). Inoltre si tratta di pianeti giovani, con meno di 100 milioni di anni, e sono quindi ancora molto caldi e brillanti perché stanno irradiando nello Spazio l'energia gravitazionale acquisita durante la loro recente formazione.

Principalmente esistono due meccanismi proposti per la formazione di pianeti. In un primo modello (core accretion), la formazione procede attraverso due fasi, dapprima un accrescimento su un nucleo e poi un successivo deposito di materiale più esterno, principalmente idrogeno e elio. In base a un modello alternativo, la formazione avviene in un singolo passaggio, cioè dalla frammentazione di una nube di gas e polveri (disc instability). Studiando la formazione di questo sistema planetario attraverso simulazioni, i ricercatori hanno scoperto che questi meccanismi di formazione non possono produrre un sistema planetario gravitazionalmente stabile e che riproduca le caratteristiche osservate. Una possibilità è che i pianeti si siano formati grazie ad un sistema "ibrido" o, piuttosto, che siano migrati nella loro posizione attuale.

"Il modello principale, detto core accretion, spiega bene i pianeti che orbitano a una distanza dalla loro stella pari a quella Saturno-Sole", dice a Galileo Raffaele Gratton, planetologo dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Padova: "Già, quindi, facciamo fatica a spiegare la posizione di Urano e Nettuno; a distanze come quelle osservate per il nuovo sistema, il modello non è certamente applicabile. Il secondo meccanismo â€" sostenuto da una minoranza di astronomi â€" ammette la formazione di massimo uno, due pianeti a quelle distanze, non certo quattro. Non è la prima vota che ci troviamo di fronte a questa incongruità: evidentemente, qualcosa nei nostri modelli deve essere cambiato. Il difficile, ora, è capire cosa".

 
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