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Messaggi del 25/03/2011

 

Conferenza ...

Post n°770 pubblicato il 25 Marzo 2011 da diegobaratono

 

                                                                                                                         sostituzione calendario                                                                                    

per sopraggiunti ed improrogabili impegni, legati al

150° anniversario dell’Unità d’Italia,

 

il previsto ciclo  di Conferenze,

programmate dall’UNITRE di San Maurizio C.se,

per  il 25 marzo e IL 1 E 8 aprile

 

sul tema

“l’antico egitto”

 

Relatore

Diego BARATONO

esperto in civiltà egizia

 

osserverà il SEGUENTE CALENDARIO

 

Venerdi’    25 marzo 2011  ore 21,00  parte seconda:     "El - Giza: analisi (Paleo) geometrica di un progetto "sovrannazionale" ed "infragenerazionale" ... "

 

le lezioni si terranno presso

 

Casa Marchini Ramello - via Bertone n. 17

 

la   serata   è   aperta   a   tutta   la   cittadinanza

 

UNITRE – Università delle Tre Età

Col patrocinio del Comune di San Maurizio Canavese – Assessorato alla Cultura

manifesto stampato in proprio – UNITRE  Sede di San Maurizio Cse  -  Via Remmert n.12

 
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Qumran: essere o non essere ...

Post n°768 pubblicato il 25 Marzo 2011 da diegobaratono

Da:"Antikitera.net"
23 Marzo 2011
MISTERO
Avvenire
Qumran: quanti errori su quei papiri
Qumran: tutto sbagliato, tutto da rifare? L'esclamazione bartaliana viene alla mente non appena chiusa l'ultima pagina dell'avvincente Qumran. Le rovine della luna (Edb, pp. 224, euro 21), testo che fin dal sottotitolo mette la pulce nell'orecchio: "Il monastero e gli esseni: una certezza o un'ipotesi?". Un libro in cui il giovane - ma accreditato: insegna esegesi a Vienna e Innsbruck - Simone Paganini smonta a suon di prove e documenti praticamente tutto ciò che sapevamo (o credevamo di sapere...) sulla scoperta archeologica più sensazionale del Novecento, so-prattutto per quanto riguarda la storia del cristianesimo. E  proprio perché si tratta di un testo divulgativo, che forse per la prima volta in Italia rende disponibili al grande pubblico i risultati della ricerca scientifica più recente sul celebre sito le sorprese sono davvero molte. Tentiamone un catalogo quanto mai essenziale.

A Qumran non abitavano gli esseni. Incredibile, no?

Finora pensavamo che la località a nord-ovest del Mar Morto, nei cui dintorni a partire dal 1946 - prima i beduini e poi gli archeologi hanno scoperto 11 grotte più o meno stipate di antichi manoscritti, fosse un monastero abitato appunto dagli esseni: setta rigorista ebraica che praticava celibato, assoluta purezza rituale, non-violenza, comunione dei beni e povertà. Non è così: scavi recenti (i primi infatti, dal pun-to di vista scientifico, sono da dimenticare...) hanno appurato che l'insediamento aveva piuttosto caratteri dapprima di avamposto militare, quindi di centro per la fabbricazione di vasi per uso sacerdotale, ma anche di produzione agricola e commercio, persino con un certo lusso (vedi le molte monete rinvenute) incompatibile con gli usi esseni.

Qumran non era nel deserto

Un caposaldo della teoria essena consiste nel fatto che (più o meno a partire dal 130 a.C.) la setta - alla quale talvolta è stato acco-munato Giovanni Battista - si era rifugiata nel deserto in polemica con la corrotta classe sacerdotale di Gerusalemme, in una sorta di eremitaggio esclusivamente maschile di preghiera e copiatura dei testi sacri; e questo fino al 68 d.C., allorché i romani distrussero il sito, provocando (per nostra fortuna) l'abbandono delle grotte con i manoscritti. Ma ormai è dimostrato che Qumran era tutt'altro che solitario, anzi stava all'interno di un trafficato reticolo di strade e pur essendo un centro di meno di 100 abitanti conserva un cimitero di oltre mille tombe; le quali peraltro conservano cadaveri non solo maschili, ma pure di donne e bambini.

I papiri non sono stati scritti a Qumran

Un po' strano, in un monastero dove si co-piavano intensamente libri, trovare soltanto tre calamai in pietra e nemmeno un pezzettino minimo di pergamena... Eppure è successo a Qumran, nonostante vi si siano conservate discrete quantità di altri antichi materiali organici. Finora si pensava che gli oltre mille rotoli del Mar Morto (660 sono quelli i cui frammenti permettono un'identificazione) fossero una sorta di libreria segreta degli esseni, che avevano trascritto e sigillato in vasi i loro scritti sacri per conservarli dalla distruzione; e invece non solo i manoscritti appaiono quasi tutti copiati da mani diverse (uno scrivano per ogni libro?!?), ma il loro contenuto riflette ten-denze culturali e teologiche diverse e persino contrastanti: come se provenissero da una biblioteca molto aggiornata (per esempio quella del Tempio di Gerusalemme), trasferita in fretta per salvarla dalla distruzione.

Ma gli esseni, poi, sono esistiti davvero?

La cosa curiosa è che, nei manoscritti di Qumran, la parola "esseno"... non esiste pro-prio! Anzi, per la verità non sappiamo neppure quale fosse il termine ebraico per definire la setta, visto che le uniche notizie su di essa giunte fino a noi dipendono da Giuseppe Flavio, dunque dal latino e dal greco. E c'è persino una seria studiosa israeliana secondo la quale gli esseni non sono mai esistiti, in quanto sarebbe impensabile che nel giudaismo del tempo di Cristo 4000 persone potessero impunemente negare - con la loro castità - il primo precetto biblico: "Crescete e moltiplicatevi".

A Qumran non c'è il testo del Vangelo...

Per i cattolici il frammento qumranico più importante è il famoso 7Q5, nel quale alcuni studiosi hanno identificato un versetto del Vangelo di Marco: fatto di importanza capitale per retrodatare la composizione dei Vangeli, avvicinandola quindi alla morte di Cristo. Secondo Paganini però si tratta di una tesi insostenibile: sulle 20 lettere del frammento, solo 7 sono ricostruibili con sicurezza e sulle 1127 combinazioni possibili appena il 2% potrebbe avere relazione con Marco. Conclusione: "Sicuramente non ci troviamo davanti a un testo cristiano", ma probabilmente a una genealogia greca. Tuttavia i rotoli del Mar Morto, composti quasi tutti prima della nascita di Gesù, restano importantissimi per il cristianesimo in quanto consentono di ricostruire il clima culturale e religioso in cui visse il Nazareno.

...ma nemmeno il complotto del Vaticano

Negli anni Novanta, basandosi sui numerosi "pasticci" combinati dalle équipes di studiosi che da un quarantennio avevano il monopolio sui rotoli di Qumran, si diffusero vari bestseller d'impostazione "complottista" a sfondo anti-cattolico. La tesi fondamentale era: i manoscritti del Mar Morto non ven-gono pubblicati perché rivelano una verità "alternativa" su Cristo e dunque il Vaticano li sta boicottando. Ma la teoria è inconsistente poiché - spiega Paganini - "il Vaticano non ebbe mai in nessun momento a che vedere con l'opera di pubblicazione dei ma-noscritti ", che dal 1967 dipende dal governo israeliano. Eppure l'ipotesi "alla Dan Brown" resiste nella pubblicistica. Ma la storia dei ritrovamenti di Qumran è costellata da numerosi altri im-previsti incredibili, marchiani errori umani, ritardi ingiustificabili, esose contrattazioni economiche (di numerosi frammenti non si conosce nemmeno l'esistenza perché sono finiti illegalmente in mani private), conflitti per-sonali e guerre vere e proprie tra nazioni... Mol-ti misteri sui rotoli sono dunque destinati a ri-manere tali, in quanto i dati che avrebbero po-tuto fornirci risposte sono irrimediabilmente perduti. Oggi comunque l'ipotesi più accredi-tata è quella che a Qumran abitassero alcune famiglie sacerdotali ebraiche, dedite alla fabbricazione di ceramica rituale "pura", e che proprio costoro avessero aiutato altri sacerdoti provenienti da Gerusalemme a nascondere la biblioteca del Tempio nelle grotte dei dintorni, fornendo loro anche le giare adatte per contenere i rotoli. Sarà così? "L'analisi dei ma-noscritti del Mar Morto - ammette Paganini - è appena agli inizi". E dunque...

 
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Glaciazioni e teorie ...

Post n°767 pubblicato il 25 Marzo 2011 da diegobaratono

Da:"Antikitera.net"
OGNI 100.000 ANNI C'E' UNA GLACIAZIONE, MA NON SI SA PERCHE'.
Ricerca tedesca sui cicli di raffreddamento della Terra: nell' epoca più recente i periodi dominanti sono ogni 20 e 40 mila anni

Vacilla la teoria di Milankovic: non dipenderebbero dall' influenza del Sole

I risultati di una ricerca pubblicati dalla rivista Nature rischiano di mettere in dubbio la teoria che le glaciazioni periodicamente subite dalla Terra siano dovute alle variazioni della energia solare che riscalda il pianeta. Le glaciazioni rappresentano una vera e propria catastrofe climatica che mostra la sua fase più acuta ogni 100.000 anni. Il fenomeno che si presenta contemporaneamente sui due emisferi terrestri (nord e sud) comporta la discesa dei ghiacci polari fino alle latitudini della Germania o della Svizzera. Lo studio di questi cambiamenti climatici, fino a qualche decennio fa, era puramente qualitativo ed era infatti quasi dominio esclusivo della geologia. Si è poi scoperto che misurando il rapporto fra due isotopi dell' ossigeno nel ghiaccio si poteva avere un' idea del volume dei ghiacci e quindi della temperatura. Il risultato principale è stato quello di poter stabilire una cronologia delle glaciazioni facendo dei carotaggi nei ghiacci antartici. Più sono profondi questi carotaggi e più si va indietro nel tempo: oggi si dispone di una storia delle glaciazioni che risale a circa 2 milioni di anni fa. Quello che si nota innanzitutto è che il ciclo di 100.000 anni non è simmetrico, ma la discesa verso la temperatura minima (e quindi il massimo della glaciazione) è molto più lenta del riscaldamento, cioè ci vogliono circa 80.000 anni per raffreddare e 20.000 anni per riscaldare. Si è potuto inoltre stabilire che oltre al ciclo principale di 100.000 anni esistono dei cicli secondari a circa 20.000 anni e 40.000 anni. Tali periodi coincidono, in pratica, con quelli caratteristici delle variazioni di alcuni parametri orbitali della Terra. Il risultato quantitativo ottenuto ha confermato una teoria che era stata formulata a cavallo della prima guerra mondiale da un astrofisico serbo, Milutin Milankovic, che risolvendo il problema astronomico con l' ausilio di mezzi di calcolo primitivi aveva notato che le variazioni nella radiazione solare prodotte dal moto della Terra alle latitudini del circolo polare artico erano sincronizzate con le principali glaciazioni. Un problema con questa teoria è che le glaciazioni si presentano contemporaneamente nei due emisferi terrestri come se l' insolazione dell' emisfero nord fosse la causa delle glaciazioni anche nell' emisfero sud. A tutt' oggi manca una spiegazione plausibile a questa strana contemporaneità. Non solo. Mentre nell' ultimo milione di anni i periodi dominanti della glaciazione sono quelli a 20.000 e 40.000 anni il primo periodo scompare nel milione di anni precedente. In assenza di spiegazioni plausibili gli studi si sono concentrati su altri versanti, come ad esempio il fatto che in fase con le glaciazioni variano le concentrazioni in atmosfera di alcuni gas di serra come metano e anidride carbonica. I risultati appena pubblicati da un gruppo di ricercatori dell' Istituto tedesco Alfred Wegener sembrano però indicare che le variazioni nel volume dei ghiacci osservate in Antartide risentono quasi esclusivamente del clima locale, cioè dei cicli stagionali nelle precipitazioni nevose. Ciò significa che il record di temperatura (o volume dei ghiacci) che veniva prima interpretato come una risposta del Polo sud alle sollecitazioni della radiazione solare ricevute nell' emisfero nord di fatto è solo un fenomeno locale. Il rischio, a questo punto, è che la teoria di Milankovic debba essere rivista non solo nei dettagli. E andranno ripensati anche i metodi sperimentali usati finora, sottoponendoli a una critica accurata. Un esempio su tutti: il metodo degli isotopi non è stato testato per carotaggi fatti all' interno del continente Antartico.

 

 
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