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FANDANGOdoc

Post n°77 pubblicato il 21 Novembre 2006 da lugio5
 
Tag: News

immagineÈ da molto tempo ormai che abbiamo deciso di portare i grandi documentari nelle sale cinematografiche, nelle videoteche, nelle librerie. Il successo di questo progetto ci ha portato oggi alla creazione di FANDANGOdoc, una piccola pubblicazione, venduta insieme all'edizione speciale in video di un film sempre diverso, sempre appassionante, che conterrà non solo notizie sul DVD stesso, ma anche informazioni e approfondimenti sul mondo del documentario in generale. Un film, certo. Perché il documentario - ed è questo, forse, il fenomeno più importante del cinema contemporaneo - si è trasformato in questi anni in una nuova forma di racconto, il racconto appunto della realtà, della vita vissuta, della società in cui viviamo. Un racconto spesso appassionante come e più della finzione. Perché il successo di film tanto diversi tra loro come “Farenheit 9/11” e “Viva Zapatero!”, “Essere e Avere” e “La storia del cammello che piange”? Perché il cinema (la macchina da presa) oggi, con i nuovi mezzi di ripresa e montaggio "ultraleggeri", ha la possibilità di essere usato come un agile strumento, una naturale "appendice" del proprio sguardo e della propria mano e può quindi permettersi di entrare in profondità nel vissuto delle persone, nella realtà delle cose. Perché è una forma d'espressione libera, in principio senza i condizionamenti tecnici, linguistici, industriali del cinema di finzione. La sua forma, il suo linguaggio non sono "innocenti", ma devono comunque ogni volta essere messi in discussione a partire dalla materia che si vuol rappresentare e che non è mai totalmente controllabile e prevedibile. Perché i cineasti sono di solito profondamente implicati nelle storie che raccontano. Avvertono la responsabilità morale e civile di quello che stanno facendo. Per questo anche lo spettatore percepisce la forza, la necessità del racconto (mentre con la finzione assiste spesso a un gioco ripetitivo, a un esercizio di stile, a una formula seriale). Perché infine, nonostante il diluvio di immagini e di notizie a cui siamo sottoposti, si fa sempre più evidente il dato che le informazioni sul mondo in cui viviamo siano filtrate e controllate da poche fonti. E il documentario può essere allora quel punto di vista diverso sulle cose di cui sentiamo davvero il bisogno. Lo si sarà capito: ogni film del reale è un'avventura a sé, una sfida all'opacità sensoriale che ci avvolge, uno choc emotivo, un approccio per definizione inedito e non superficiale a quel momento di realtà. Questo sia che si svelino i meccanismi e i modi di funzionamento delle multinazionali come in "The Corporation", che troverete nel primo numero, sia che si rievochi l'incredibile e drammatica avventura umana di un gruppo di cultori della montagna come in "La morte sospesa". E' ora di seguirci con fedeltà, mese dopo mese. Siamo certi che potrete fare ogni volta una scoperta. Di cinema e forse, concedetecelo, anche di vita.


Fabrizio Grosoli

 
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