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Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 08 Giugno 2006 da DonnaMusica

Oggi ho terminato la lettura del romanzo breve Cuore di tenebra di Joseph Conrad.

Una mia amica che insegna lingua e letteratura inglese me ne aveva parlato bene. In effetti di Conrad ho letto prima l’Agente segreto, che mi è piaciuto molto, anche se nella prima metà mi risultava confusionario e poi, dopo aver letto Marquez, mi sono procurata quest’altro romanzo.

L’ho letto in pochi giorni e mi ha coinvolto a sprazzi. Indubbiamente ha un grandissimo valore per la letteratura inglese (anche se l’autore non è di origine inglese, bensì ucraina) e non solo, perché offre una visione alternativa della crisi della cultura occidentale in seguito alla formazione dei grandi imperi coloniali e invita alla riflessione sull’uomo moderno, sulle sue più inconfessate paure, sulle sue angosce.

Interessante e scorrevole è la prima parte del romanzo: Marlow, il protagonista, avventuroso, proprio come l’autore –che tra l’altro è stato anche Capitano di un vascello francese- si lascia prendere dalla voglia matta di esplorare il mondo, di conoscere quei punti bianchi sulla cartina geografica che sono in attesa di essere scoperti e si fa aiutare da sua zia, che ignora completamente la grandiosità del pericolo incontro al quale suo nipote, ignaro quanto lei, sta andando.

Il romanzo è comunque un racconto di viaggio: Marlow è alla ricerca di nuove terre, ma soprattutto alla ricerca di Kurtz, un uomo che lavora per una compagnia commerciale  britannica e che poi è riuscito a farsi venerare come un dio dagli indigeni.

Marlow sa che questo Kurtz è dotato di una grande eloquenza e lo cerca, perché vuole provare il fascino del suo carisma, conoscerlo.

L’aver taciuto da parte dell’autore sui riti innominabili a cui partecipa questo Kurtz è stata una scelta oculata, perché lascia ampio spazio all’interpretazione, anche psicologica, del lettore; può anche darsi però che abbia voluto tacere sull’ orrore puro ed astratto che prova quando entra nella cabina di Kurtz trovandola vuota, perché incapace, come è umanamente comprensibile, di immaginare e descrivere l’orrore puro, la bestialità più cruenta e disumana.

C’è poco da fare: i riti presieduti da Kurtz prevedono il sacrificio umano e la consumazione della vittima sacrificale. In effetti presso popoli primitivi l’uomo-dio per crescere e consolidare il proprio potere ha bisogno di vittime umane procurate mediante riti cannibalistici. Certamente all’inizio Kurtz è stato costretto a compierli per mantenere il proprio ascendente sugli indigeni (e mettere tanto avorio da parte), ma ciò non esclude che egli provasse una certa soddisfazione sadica e bestiale che gli permettesse di trovare il coraggio per il compimento di questi riti.

Per quanto riguarda gli indigeni, questi riti non ponevano alcuno scrupolo morale, in quanto considerati necessari...in effetti non sono più bestiali nel bombardamento delle città in guerra nei paesi “civilizzati”.

Il nocciolo del racconto, che è il titolo del romanzo, è la tenebra, l’incerto, l’orrore che si prova quando si intraprende un viaggio, anche psicologico, verso qualcosa che non conosciamo. È un orrore che comunque ci portiamo dentro e non abbiamo il coraggio di confessare neppure a noi stessi.

PS. Il libro ha ispirato il film di Coppola, Apocalypse now.

 

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 27/08/2005
 

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