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L'eterna ricerca dell'infinito
Post n°60 pubblicato il 10 Febbraio 2006 da DonnaMusica
“[…] tutti siamo portati a ricercare inconsapevolmente il divino in ciò che di bello e piacevole la vita ha da offrici”. “Ma… che significa inconsapevolmente?” domandò incuriosito Salluvio, sbocconcellando un osso di lepre, mentre i commensali tacevano, apprestandosi a seguire con interesse la conversazione. Marsilio sembrò rendersene conto e si guardò intorno per un momento, prima di rispondere. […] “tutti gli esseri viventi” fu la risposta “sono incompleti per legge di natura, quindi sono portati a ricercare il proprio completamento nei piaceri più immediati e soprattutto nell’amore, attraverso il quale si perpetua ogni specie vivente. Ma tali piaceri sono transitori e non fanno che rigenerare daccapo il desiderio che ci tormenta. Il nostro appagamento può derivare soltanto dal superamento del desiderio, per ricercare la pace dentro noi stessi, per ritrovare il nostro principio, che è di origine divina…perché è lì la vita vera ed è lì che viviamo la nostra vera storia, quella più importante […] l’anima di ogni essere vivente non è che una particolare manifestazione dell’Anima universale che ci accomuna […]”. (GUIDO CERVO, Il legato romano, romanzo storico, 2002) “In tutte le epoche ci sono state testimonianze della ricerca di Dio da parte dell’uomo. Il motivo è che il nostro cervello, un grumo di materia di porzione assolutamente finita e limitata, pensa l’infinito, e non può saziarsi finché non l’ha pensato. Un uomo può dire: questa porzione del cosmo finita – il nostro cervello – si è formata così attraverso un processo evolutivo. Per un altro uomo invece la nostra mente può pensare l’infinito perché Dio l’ha creata a sua immagine e somiglianza. Ma il risultato non cambia. Pensare significa pensare “l’ultimo”. Anche l’Ateo che non crede che Dio abbia creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, non può sottrarsi a questo perché nel momento in cui nega di poter pensare l’infinito lo sta già pensando” (Massimo Cacciari, preside della facoltà di filosofia dell’Università ViTA- Salute San Raffaele di Milano) Dio è anche nella natura e nelle cose belle che ci circondano, pregare vuol dire anche saper apprezzare tutto questo. Credo che questo bellissimo idillio leopardiano esprima benissimo il desiderio di infinito dell’uomo, questo infinito che una volta compreso ci rende incuranti della morte. L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare.
In tema di infinito, ecco un possibile collegamento con lo splendido pezzo dei Depeche Mode Macro, tratto dall'ultimo lavoro Playing the angel (e anche se a nessuno interessa, mi piace sottolineare che, quando lo ascolto, sento di vagare tra le stelle e le costellazioni: la musica è emozione). Overflowing senses heightened awareness i hear my blood flow, i fell its caress whispering cosmos, talking right to me unlimited endless God breathing through me see the microcosm in macrovision our bodies moving with pure precision one universal celebration one evolution one creation |
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il 25/03/2009 alle 07:10
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