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E QUANDO C'E' DA BASTONARE NON GUARDIAMO IN FACCIA NESSUNO!

Post n°25 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da amministratore_blog

A quanto pare, mentre il nostro presidente del Consiglio starnazza contro i fondi sovrani e si dichiara pronto a combattere impavido contro la discesa degli infedeli sulle nostre società, i suoi emissari vanno quietamente proprio da ''los moros'' implorandoli di investire nel nostro paese. Questo dimostra, secondo me, una cosa.

Mi pare sempre più chiaro che i fondi sovrani non c'entrano proprio nulla con la disciplina delle OPA e sono solo una, piuttosto trasparente, foglia di fico. Ci racconta infatti il Sole24 ore:

"Frattini ha annunciato che a breve una delegazione di Adia verrà in Italia per incontrare il Comitato strategico per l'interesse nazionale in economia, la task force di 12 esperti costituita da pochi giorni dai ministeri degli Esteri e dell'Economia per attrarre gli investimenti di Paesi amici (non si può dire altrettanto di Singapore, con il fondo Temasek, e Cina) e cercare per quanto possibile di tenere alla larga quelli sgraditi, specie in settori sensibili, come l'energia, la difesa e le telecomunicazioni.
"

Il Comitato Strategico per l'Interesse Nazionale in Economia! Ma neanche nell' "Unione Sovietica" dei tempi d'oro.
A cosa serva tale comitato ce lo spiega  l'organo interno di casa berlusconi.

"L’obiettivo è riportare sotto l’egida governativa le relazioni con i fondi sovrani finora interamente delegate alle banche d’affari. L’esecutivo indicherà quali sono i settori dov’è auspicabile investire, fisserà le regole e offrirà l’impegno di una garanzia politica. Il Comitato si rivolgerà ai «fondi buoni», ha spiegato Frattini, cioè «a coloro che hanno deciso di adottare regole di trasparenza»."

Il fondo più buono di tutti, ci informa il Sole 24 Ore, è quello di Abu Dhabi, che al momento ha una partecipazione del 2,04% in Mediaset ma non si sogna manco di scalarla. Adesso i rapporti con questi fondi, con cui Berlusconi sta già facendo affari, saranno finalmente sottratti ai privati e posti sotto il controllo dello Stato. Ma siamo ovviamente sicuri che Berlusconi agirà unicamente nell'interesse nazionale, senza farsi sviare da possibili conflitti di interessi (e vada a quel paese chi non capisce le battute).
Questo conferma quanto è sempre stato noto. Non solo in Italia ma in tutta Europa i governi hanno innumerevoli strumenti per prevenire scalate sgradite (chi ha voglia può, per esempio, ripercorrere la vicenda E.On-Endesa, in cui il governo spagnolo intervenne in modo pesante), e anche se non li hanno possono inventarseli seduta stante. Appare abbastanza evidente che, anche con la normativa attuale, non c'è alcuna difficoltà, qualora sia necessario, a impedire l'ingresso di fondi sovrani sgraditi.
Il vero timore, quello che ha scatenato l'attacco alla passivity rule sulle OPA, è chiaramente e semplicemente che gli equilibri dei salotti buoni ricevano uno scossone. Si tratta di un timore remoto anche con l'attuale normativa, le imprese italiane non sono certo famose per essere facilmente contendibili, ma perfino questo timore remoto è sufficiente a spingere immediatamente membri del salotto buono e governo amico all'azione. Nel caso qualcuno avesse ancora dubbi, questo rende chiare quali sono le priorità delle nostre elites politiche ed economiche.
A pensarci bene c'è anche una seconda lezione da trarre, che riguarda i nostri media. Spero vivamente di essere smentito nei prossimi giorni, ma se guardo a quanto è stato scritto finora il panorama è desolante. Nessuno che si sia preso la briga di questionare la pretesa minaccia dei fondi sovrani. Nessuno ora che faccia notare la flagrante contraddizione tra parole e comportamenti. Nessuno tranne un oscuro blog di professori amerikani. Il Financial Times ha recentemente scritto su

"the Italian premier, whose treatment in parts of the media is nearing North Korean levels of adulation".

Forse l'unica cosa sbagliata è quel ''parts of''. Dovevano scrivere ''all of''.


P.S: L'articolo viene tratto da www.noisefromamerika.org a cura di Sandro Brusco.

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