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ALKIMIA

la trasformazione attraverso le parole, le immagini, i colori, i cristalli, i suoni e...l'amore

 

 

« Messaggio #36

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 22 Luglio 2008 da danaicsi

 

 

 

Corso di Teosofia

25^ Lezione

La Vita oltre la morte

(prima parte)

Da secoli, in occidente, la morte è soggetto di terrore. Non solo ci colpisce dolorosamente strappandoci gli esseri ai quali teniamo di più e minacciando noi stessi nel mezzo dei nostri progetti più cari, ma, con l’incognita che essa nasconde è presaga di terribili minacce che niente può scongiurare. Così, è spesso descritta con immagini che mettono in risalto la sua natura orrida e implacabile, come nelle danze macabre del Medioevo. E bisogna aggiungere che gli insegnamenti esteriori delle religioni non hanno fatto che aggravare questo clima di paura.

Uomo tra gli uomini, lo stesso Gesù, sulla Croce, avrebbe conosciuto l’angoscia della morte al momento di spirare, e si sarebbe sentito abbandonato da Dio (Matteo, 27,46)

Tutto questo, purtroppo, preso alla lettera, da alla morte un’immagine terrificante: colpevolizzate dall’idea del peccato, le masse popolari hanno visto in essa il simbolo stesso del castigo assoluto.

In queste condizioni, l’atteggiamento più corrente nei confronti della morte è il silenzio. Argomento tabù, ci sforziamo di dimenticarla, di non parlarne, viviamo come se non dovesse mai arrivare. E ci tranquillizziamo immaginando i defunti che "dormono l’ultimo sonno."

Però è anche vero che la situazione si è evoluta fin dal XIX° secolo, con lo sviluppo dello Spiritismo, e soprattutto nel XX° secolo fino ad oggi, con il progresso della scienza.

Le comunicazioni con gli Spiriti, tramite i medium, hanno contribuito a dare l’impressione che l’aldilà sia un soggiorno più luminoso del nostro, e che la morte altro non sia che una liberazione benefica.

Oggi, le inchieste condotte da ricercatori scientifici rinomati (come il Dottor Moody e suo figlio, il Dottor Kùbler-Ross, e diversi altri) contribuiscono notevolmente a scongiurare la paura della morte.

Quando possono descrivere le loro esperienze interiori, le loro visioni, i moribondi non descrivono affatto dei racconti spaventosi.

Alcuni ricercatori americani come Karlis Osis, hanno costatato che il contenuto di quegli esperimenti è, d’altronde comparabile anche tra persone di civiltà diverse. Gli scampati alla morte, rianimati in extremis, dopo aver cessato di vivere, per un periodo più o meno lungo, riferiscono delle impressioni che non hanno nulla di allarmante: al contrario, la pace che hanno avvertito aveva una forza tale che essi sono ritornati alla vita solo con rimpianto. ( vedi, a questo proposito "La Vita dopo la Vita" del Dr. Moody e "Nuove ipotesi della Vita dopo la Vita" del Dr. Moody Junior)

Queste constatazioni che scuotono le idee stabilizzate sulla morte, contribuiscono a sanare il clima di paura che alimentava, ma sono l’occasione di discussioni, spesso sterili e ripetitive, tra "credenti e miscredenti".

Come sempre, ad immagine delle persone della caverna di Platone (vedi "Idee chiave della Teosofia"lezione n.1), gli uomini hanno tendenza ad inventare spiegazioni ( generalmente materialistiche) dei fatti che scoprono, senza sospettare che la realtà è, in effetti, totalmente diversa, poiché non hanno alcuna idea di quello che esiste fuori dalla caverna.

L’insegnamento della Teosofia sulla Vita dopo la morte non è allegorica ma è il risultato dello sforzo compiuto da H.P.Blavatsky per mettere alla nostra portata i fatti di esperienza osservati direttamente dai suoi Maestri che hanno acquisito il potere di esplorare coscientemente questo mondo, per noi pieno di mistero, dove le Anime umane proseguono la loro esistenza dopo aver lasciato il corpo fisico, e prima di reincarnarsi.

Quest’insegnamento si iscrive nel quadro logico di tutto quello che abbiamo esposto precedentemente; non saremo quindi sorpresi nello scoprire che la morte è un fenomeno naturale, nel quale tutti i processi obbediscono a delle leggi logiche, e che contribuiscono efficacemente al progresso dell’Anima, permettendole non solo di accedere al riposo prima di una nuova incarnazione, ma anche di assimilare tutta la ricchezza delle sue esperienze terrene.

Come abbiamo già visto, il Karma interviene durante tutte le fasi della vita dell’essere in incarnazione, ma la legge della Natura quì appare misericordiosa, contrariamente a ciò che insegnano le religioni sui vari castighi previsti per punire i peccatori dopo la loro morte.

E’ soltanto in un'altra vita sulla terra che l’Anima dovrà far fronte alle conseguenze dei suoi errori.

Riflettiamo ogni tanto sull'essenza della morte?

Qual'è il nostro sentimento in quel momento?

Questo esercizio, col tempo, ci insegna a discernere tra le cose reali e quelle illusorie, dando priorità alle prime.

Corso di Teosofia

26^ Lezione

La Vita oltre la morte

(seconda parte)

Analogie tra il sonno e la morte.

Nel mondo greco si diceva che il sonno (Hypnos) era fratello della morte (Thanatos).

In effetti le analogie tra i due sono numerose; ancor più strette sono se si fa seguire la rinascita alla morte.

Ad un osservatore esterno, un dormiente sprofondato nel sonno non è affatto diverso da un morto, se si guarda all’immobilità del suo corpo, all’assenza di qualsiasi manifestazione di coscienza e di volontà, alla calma della sua espressione.

L’analogia termina se si pensa che il dormiente si sveglierà, ma non il morto.

Ma la Teosofia ci invita a non identificare l’uomo con il suo corpo: sotto l’apparenza del riposo del corpo, la coscienza del dormiente è molto attiva – come quella dell’uomo nel momento del decesso.

Nei due casi, essa si è ritirata progressivamente, dal mondo delle sensazioni fisiche fino ad un piano di esperienza soggettiva.

Si sa per certo che alcuni problemi assillanti durante il periodo di veglia, trovano la loro soluzione durante il sogno.

Lo stesso accade per gli ultimi pensieri del morente, quelli dominanti durante la grande rassegna finale formeranno la nota caratteristica per l’esperienza post-mortem.

Sia il sonno che la morte offrono all’Anima l’occasione per un riposo riparatore e l’assimilazione delle esperienze terrestri.

I ricercatori scientifici hanno costatato che il periodo notturno consacrato a sognare è indispensabile per l’equilibrio vitale degli esseri – allo stesso modo, l’attività psichica dell’Anima nel Devachan (lett.= "La dimora degli Dei") ha un carattere particolarmente benefico , di cui purtroppo non approfittano quelli che, durante tutta la loro vita terrena, hanno negato qualsiasi possibilità di sopravvivenza.

Nella pratica, queste analogie sono interessanti; bisognerebbe poter dare un posto alla morte nella dinamica della nostra vita, così come vi integriamo il sonno.

Nel ritmo della nostra esistenza, il sonno ha il suo posto ed è una necessità accettata. Vi è un igiene del sonno che fa da contr’altare all’igiene della vita attiva.

Non ci si lascia "cadere" a caso nel sonno, senza prepararvisi, per dormire in modo riparatore sia per il corpo che per il mentale ed il cuore. Sarebbe altrettanto auspicabile di non "cadere" a caso nella morte, ma di prepararvisi.

Se sappiamo utilizzare la nostra volontà per raggiungere la calma in noi stessi, perché è finalmente giunta l’ora di dormire, e per occupare la mente con l’immagine spirituale che desideriamo realizzare quaggiù, l’addormentarsi sarà più piacevole e quest’ultimo pensiero potrà risvegliare qualche eco nel nostro essere profondo durante le ore notturne.

Nel momento della morte, questa preparazione al sonno, a lungo ripetuta durante gli anni, dovrebbe aiutarci naturalmente ad abbordare la morte allo stesso modo del sonno, cioè nella calma, e con un attiva volontà capace di fissare la nostra mente sull’immagine dell’ideale che desideriamo perseguire ancora nella successiva incarnazione.

Un ottimo esercizio è costituito dalla Rassegna Serale.

Si tratta, appunto, di ripassare in rassegna tutti gli eventi importanti della giornata, andando a ritroso.

Iniziare cioè, da quando siamo andati a letto per finire al mattino appena svegli.

Questa ottima pratica è anche utile, se ripetuta costantemente, per ricordare i sogni.

Chiaramente ciò avviene dopo almeno una ventina di sere di pratica costante.

Corso di Teosofia

27^ Lezione

La Vita oltre la morte

(terza parte)

Platone ha ben osservato che la morte non è che un passaggio, ma bisogna diffidare dalle spiegazioni semplicistiche di alcune scuole attuali secondo le quali l’Anima, liberata dal corpo al momento del decesso, avrebbe la facoltà di percorrere a suo piacimento il mondo astrale.

In realtà, come ha insegnato Plutarco, l’itinerario dell’Anima dopo la fine della vita terrena passa attraverso due morti distinte, separate da un intervallo di tempo di durata variabile.

La prima morte – che è la morte fisica – può , alcune volte essere violenta; separa l’uomo settuplo in due parti le cui sorti sono differenti:

- il cadavere, con il suo doppio eterico privato di ogni legame con l’Ego Immortale, è destinato a una decomposizione più o meno rapida.

- L’Ego Immortale rimane legato ai Corpi Astrale e Mentale che sono serviti da base all’attività psichica ed emozionale della personalità terrestre. Quest’entità astrale conserva una certa vitalità (un aspetto energetico di prana) che gli conferisce una coesione permettendogli una sopravvivenza,( nel Kama-Loka = Luogo del Desiderio) a volte considerevole.

La seconda morte corrisponde ad un processo naturale molto più lungo del primo; permette all’Ego Immortale di liberarsi progressivamente del Corpo Astrale, che finisce per rigettare nella sfera astrale della Terra, come una specie di cadavere psichico (Kama-Rupa = Corpo del Desiderio) destinato ad una disgregazione generalmente molto più lenta di quella del cadavere fisico. Chiamiamo spesso "guscio astrale" questa parvenza di anima, priva di ogni coscienza ragionata. In effetti, in questi gusci astrali, rimane "l’odore" della coscienza del suo possessore.

Questo spoglio progressivo, in quello che è chiamato il Kama-loka (lo stadio della vita post-mortem dove le forze e le immagini del desiderio hanno la facoltà di darsi libero sfogo) corrisponde al purgatorio delle religioni. In questo stadio l’essere soffre di tutte le sofferenze che ha prodotto durante la vita ai suoi simili ed alla Natura.

Egli però non soffre coscientemente della grande separazione che avviene tra gli aspetti puramente egoisti e terreni della personalità e gli elementi superiori.

Notiamo che questa seconda morte non mira solo a liberare l’Ego Immortale da uno strumento psichico ormai inutilizzabile, ma permette anche all’Anima di portare con sé il "bottino" spirituale della vita trascorsa, che servirà di base all’esperienza della fase seguente, chiamata Devachan , secondo un termine orientale che evoca uno stato di piena felicità (lett. = "La dimora degli Dei")

A questo punto, l’Ego Immortale, liberato da tutti i suoi strumenti psico-fisici, si prepara al Devachan attraverso un periodo di gestazione, più o meno lungo, durante il quale egli si avvolge di tutto il tessuto di immagini e di aspirazioni ideali della sua personalità per trarne tutto il succo, per tutti i lunghi anni di sogno paradisiaco, nel quale si rinchiuderà in profonda contemplazione.

Il guscio astrale che è ancora pieno di energie e di desideri per la vita terrena, a sua volta và alla deriva nelle correnti della Luce astrale. Esso può essere attirato magneticamente verso esseri viventi, come i medium. E poiché questi gusci astrali sono portatori di tutta la memoria dettagliata della vita trascorsa, è possibile, in una seduta spiritica, entrare in contatto con esso ed ottenerne numerose informazioni, dando ai presenti l’illusione perfetta di comunicare con la vera Anima del defunto.

A questo stadio dell’esperienza post-mortem, la Teosofia esclude ogni possibilità di dialogo (possibile nello stadio precedente) con l’Ego Immortale che, nel suo mondo Spirituale, è al fuori della portata degli strumenti psichici degli uomini incarnati.

Nelle visioni celesti del Devachan, L’Ego Immortale assapora una felicità assoluta, nella quale riceve le compensazioni per le sofferenze che l’uomo aveva sentite come immeritate; dà libero sfogo a tutte le sue aspirazioni frustrate e vive pienamente l’ideale che aveva sognato, che non aveva potuto raggiungere in vita.

E’ ancora prigioniero di immagini personali, ma ne assimila la quintessenza e, al tempo stesso, esercita pienamente i suoi poteri di ideazione in attinenza con i temi più spirituali della vita umana.

Si capisce che questo periodo prolungato di riposo e di assimilazione è indispensabile per l’Ego Immortale che si colloca integralmente nel programma naturale della sua evoluzione, che mira all’incarnazione del Divino nell’uomo.

Per la Teosofia, il tempo di "residenza nel cielo" non è eterno. Prima o poi, le energie che sostengono e mantengono l’Ego Immortale nella sua esperienza soggettiva, vengono ad esaurimento.

Poiché tutti gli elementi della personalità terrena sono stati assimilati dall’Anima, oppure rigettati durante la seconda morte, di questa personalità non rimane più niente che sia capace di trattenere l’Ego Immortale in un esperienza di coscienza.

Presto suonerà l’ora della rinascita in un quadro interamente nuovo. Ma nulla di ciò che è meritevole di essere conservato andrà perduto, e l’Ego Immortale conserverà sempre la memoria integrata di tutte le sue vite passate.

Quindi, come si può vedere, l’avventura umana, dopo la morte fisica, obbedisce ad un programma che appare perfettamente logico e necessario, dal momento che si conosce la costituzione settupla dell’uomo vivente. Constatiamo anche a che punto tutti questi processi riflettano l’economia della Natura, obbedendo sempre alla Legge Karmica.

Vediamo pure che la morte è un mondo di effetti, subiti dall’Anima senza che la sua volontà intervenga, per lo meno nello stadio attuale dell’evoluzione.

Alla luce di quanto detto, la "morte" assume un aspetto diverso da quello esposto per secoli.

Le Leggi eterne del Karma e della Reincarnazione vanno a collocarsi come tasselli importanti nel mosaico relativo all'evoluzione dell'intero universo.

Karma, Morte e Reincarnazione governano i cicli evolutivi della Natura da sempre.

Comprendere tutto ciò , apre le porte ad una nuova visione, più inclusiva e maggiormente illuminante.

 
 
 
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