Creato da massimo.emanuelli il 01/03/2011
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« PRESENTAZIONE LIBRO RENZ... | PERCHE' RICORDARE NINO NUTIZIO? » |
UN RICORDO DI NINO NUTRIZIO
" Nino Nutrizio, un uomo a caldo in un mondo di pesci Findus”
Così lo definì Indro Montanelli che di lui apprezzava la
chiarezza. Assunto da Pesenti per fare un giornale che sarebbe dovuto
durare lo spazio d’una campagna elettorale, Nino lo diresse per
ventisette anni, battendo per record di durata la direzione di Luigi
Albertini. Alla guida d’una redazione giovane e motivata, qualificò il
quotidiano con invenzioni che l’hanno connotato significativamente
nella storia della nostra professione. Nonostante la Tv avesse messo in
crisi i fogli del pomeriggio, quello diretto dal giornalista fu
l’ultimo ad arrendersi.
di Massimo Emanuelli
Uno dei più prestigiosi inquilini ospitati nel palazzo dei Giornali
di via Antonio da Recanate, fu senza alcun dubbio Nino Nutrizio, il
“mitico” direttore della” Notte”, l’inventore d’una formula
giornalistica che occupa certamente un posto non secondario nella
storia della nostra professione e non solo a Milano ma nel Paese.Nutrizio era di Traù (Dalmazia) dov’era nato il 10 febbraio 1911.
Studente di Giurisprudenza aveva sostenuto tutti gli esami richiesti
dal corso ma non aveva mai discusso la tesi di laurea. Aveva cominciato
a lavorare a “Secolo XIX”. Successivamente era passato al “Popolo
d’Italia” con la qualifica d’inviato sportivo. Scoppiata la seconda
guerra mondiale, era stato imbarcato come corrispondente
sull’incrociatore Pola, silurato il 27 marzo 1941 nella
battaglia di Capo Matapan. Naufrago come centinaia d'altri marinai, fu
salvato dall'equipaggio d'un cacciatorpediniere inglese ed internato
in India dove trascorse ben cinque anni dal 1941 e il 1946.Rientrato in Italia nel 1947, divenne direttore tecnico dell’Inter
(a cinquantamila lire mensili), un posto che gli aveva procurato il
giornalista Emilio Colombo. Come quasi tutti i giovani vissuti nel
ventennio, anche Nutrizio è stato fascista. Ma nel periodo della
tumultuosa confusione che caratterizza il dopoguerra, questa passata
militanza non costituisce in generale una pregiudiziale. A rimetterlo
in carreggiata e a restituirlo alla professione è un antifascista,
Filippo Sacchi, direttore del “Corriere di Milano”, un quotidiano del
pomeriggio uscito nel 1945 e chiuso 1950. E’ in quel foglio che l’ex
inviato del”Popolo d’Italia” sperimenta la formula del giornale della
sera, una ricetta che applicherà e aggiornerà quando sarà al timone
della “Notte”.Intanto, conclusasi l’avventura del “Corriere di Milano”, il
giovanotto rientra nel giornalismo sportivo. Diviene caposervizio al
“Corriere Lombardo” diretto da Benso Fini. L’incarico dura però lo
spazio d’un mattino perché il giornale entra in crisi. Senza perdersi
d’animo, egli s’industria scrivendo di sport per parecchie testate,
considerandosi un free-lance ante litteram e usando proprio il
termine inglese oggi in voga, ma che in quel periodo era quasi
sconosciuto.La svolta nella sua vita professionale giunge agli esordi degli anni
Cinquanta. Nel 1952 l’industriale cementiero Carlo Pesenti decide di
pubblicare un quotidiano del pomeriggio. L’anno successivo sono in
programma le elezioni politiche ed egli è favorevole alla legge
maggioritaria proposta dalla Dc e che le sinistre bollano con il
termine spregiativo di “legge truffa”. Per trovare il direttore del
nuovo quotidiano, che si prevede debba durare lo spazio del periodo
elettorale, Pesenti mobilita anche don Ernesto Pisoni, direttore del
giornale cattolico “L’Italia”. L’industriale e il sacerdote hanno ben
chiaro in testa l’identikit di colui che deve guidare il foglio: un
giornalista sportivo che non s’interessi di politica, ma si occupi di
Milan, Inter e Juventus. Quanto al resto del contenuto della
pubblicazione (compresa la politica), il quotidiano sarà gestito da
qualcun altro. Quando viene fuori il nome di Nino Nutrizio quale guida
della “La Notte”, pochissimi sono i colleghi che lo ritengono capace di
guidare un foglio del pomeriggio in una Milano che conta altri giornali
del settore. Ed il deludente risultato dell’ esordio sembra confermare
quei giudizi caustici: il primo numero, comparso nelle edicole il 7
dicembre 1952, vende mille copie, quasi tutte acquistate da parenti ed
amici del direttore e dei redattori. Nel volgere di pochi mesi la
tendenza muta radicalmente in positivo in capo ad alcuni anni il
giornale tocca il vertice di 250.000 copie quotidiane, delle quali
oltre 80.000 sono vendute soltanto in città.La bravura di Nutrizio, il lusinghiero risultato delle vendite ma
soprattutto la convergenza dei lettori, parecchi dei quali abbandonano
gli altri due quotidiani del pomeriggio, “Il Corriere Lombardo” e Il
“Corriere d’Informazione” (edizione del pomeriggio del “Corriere della
Sera”), per acquistare il nuovo foglio, convincono Pesenti a lasciare
in vita il giornale anche dopo le elezioni del 1953.Il successo che la ”Notte” riscuote nella difficile piazza di
Milano è dovuto ad alcune novità introdotte da Nutrizio e dai suoi
collaboratori: molte pagine sportive, una cronaca (fatta da giovani)
caratterizzata da una forte grinta, e una novità assoluta per l’Italia:
un’intera pagina dedicata ai programmi dei cinematografi cittadini
(come allora erano chiamati i cinema), con l’introduzione dei
“pallini”, cioè del gradimento delle pellicole espresso dal pubblico e
della critica. La novità piace immediatamente alla gente ma irrita non
poco i gestori dei cinema. In passato i critici esprimevano sulle
pellicole i loro giudizi al momento dell’uscita dell’opera.
Successivamente, l’informazione sulla bontà o sulla mediocrità d’un
film era affidata al passaparola di amici e conoscenti. Nella pagina
della “Notte, la valutazione (buona o cattiva che sia; ma la
mediocrità è di moda anche allora) accompagna come un marchio il
percorso del filmato dalla prima visione fino alla programmazione nei
cinema di periferia.Nel pubblicare quotidianamente i propri giudizi critici, la “Notte”
diviene una bussola per i lettori. Altre invenzioni vincenti di
Nutrizio sono l’inserimento nelle pagine del foglio del listino di
borsa e delle ultimissime notizie, in un periodo durante il quale c’è
solo un’edizione al giorno del telegiornale e su un unico canale. Altro
merito del giornalista di Traù è quello di fare uso d’una titolazione
gridata e di proporre in continuazione servizi per i lettori.Una delle più radicali innovazioni egli la effettuò su se stesso
trasformandosi da giornalista sportivo in direttore politico e
scrivendo fondi quotidiani di popolare efficacia, senza strizzatine
d’occhio, accomodamenti o sfumature da liberale conservatore qual era.
Ottimo artigiano, impaginava spesso il giornale assistito dal redattore
capo. I tempi di lavorazione lo costringevano sovente ad inventare
direttamente sul bancone la titolazione dei pezzi che la redazione
mandava in tipografia pochi istanti prima della chiusura della prima
pagina.Questo suo quotidiano impegno, unito al fervore di una redazione
giovane e motivata, fecero della “Notte” il più diffuso quotidiano
milanese del pomeriggio. In pochi anni superò tutti i concorrenti.
L’indubbio successo non lo insuperbì. Anzi. Per rimarcare la casualità
della sua fortunata carriera, Nutrizio ricordava con orgoglio di essere
stato l’unico direttore assunto con un contratto per un periodo di
prova di tre mesi. Però non dimenticava di aggiungere, con fierezza,
che era rimasto per ventisette anni alla guida della “Notte”. La quale,
il 1° aprile 1966 assorbì il concorrente “Corriere Lombardo”.
Cosicché Nino si trovò a coordinare il lavoro di 75 giornalisti.
Alcuni anziani redattori, ormai in pensione, mi hanno ricordato che il
direttore scriveva i suoi editoriali a mano. Quindi li copiava con la
macchina per scrivere al fine d’evitare ai compositori la fatica
“d’interpretare” la sua grafia. La chiarezza dei suoi concetti,
prescindendo dal suo referente politico, era una qualità non comune
negli editorialisti anche allora. Egli aveva il dono di farsi capire
dal lettore medio, a qualsiasi schieramento politico questi
appartenesse.Ed una delle sue maggiori soddisfazioni era quella di sapere che
alla stazione di Lambrate, dove era fitto il movimento dei lavoratori
pendolari, molti dei quali non erano simpatizzanti del partito
Liberale, la “Notte” era in testa alle vendite, e che lui era il
giornalista politico più letto.Per sminuire il valore di questo primato, alcuni avversari
marchiavano le sue note come “fondi politici per interisti o
milanisti”. Una definizione che egli giudicava un complimento perché
nel criticare partiti e situazioni aveva trasferito il senso critico,
il linguaggio e la verve del giornalista sportivo che si propone
d’essere capito da tutti.. Confessava: “Se potessi, il mio fondo lo
riscriverei. So che è certamente pieno di verbi ausiliari: dire, fare,
potere… Ma conosco gente che in sessanta minuti farebbe appena un
capoverso, non tre colonne”. Aggiungeva: ”E poi la chiave del mio fondo è l’attualità, la tempestività”.La “”Notte”, giornale moderato, vendeva parecchio anche a Sesto San
Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”. Era popolare pure tra gli operai
dei grandi complessi industriali che sorgevano nell’area nonostante la
posizione di destra del suo direttore. Forse perché giudicavano il suo
direttore un professionista che sosteneva onestamente le sue idee, con
carattere, senza piaggeria verso il potere, e anche senza paure. Egli
proseguì nella sua linea anche quando le Brigate Rosse cominciarono a
gambizzare e ad uccidere giornalisti e personaggi appartenenti alla
società civile.Quello praticato da Nutrizio e dai suoi redattori era un tipo di
giornalismo ricco di venature romantiche. Quando attorno a
mezzogiorno uscivano dalla tipografia le prime copie della “Notte”,
in via Antonio da Recanate era un rombare di motori: partivano i
portatori in motoretta, e i furgoni diretti ai treni o alle edicole di
periferia. Non erano pochi i lettori che davanti al chiosco
all’angolo tra la piazza della Stazione e la via Vitruvio, attendevano
per acquistare il giornale fresco di stampa e per leggere quello che
aveva scritto “el Nutrisio”.Io stesso, ancora ragazzino, ricordo che nella popolare zona di San
Siro, dove sono nato e cresciuto, ogni pomeriggio verso le 17 i
pensionati e i commercianti aspettavano davanti all’edicola l’arrivo
del furgone con il giornale. Molti di coloro che uscivano dall’ufficio
ne compravano subito una copia per leggerlo nel tram che li riportava a
casa. Ricordo, ero un bambino, che il 12 dicembre 1969, giorno della
strage di Piazza Fontana, l’edizione straordinaria della “Notte” andò
esaurita in pochi minuti.Nel suo periodo d’oro, il foglio usciva in tre edizioni, nonostante
uno staff redazionale piuttosto striminzito. Anche di questo elemento
il direttore andava orgoglioso. Soleva dire: “Coi redattori della
“Notte” si possono fare cinque grandi settimanali, mentre coi redattori
di cinque grandi settimanali non si potrebbe fare la Notte”. Spiegava:“Perché
i redattori dei grandi settimanali si sentono tutti professionisti.
Nessuno di loro accetterebbe di fare il giro telefonico degli ospedali,
di andare ai commissariati, di faticare, di faticare”. Non va
dimenticato che egli fu un talent-scout. Nel suo giornale si formarono
professionisti che poi si affermarono in altre testate.L’avvento della televisione (soprattutto dei telegiornali) ed anche
le difficoltà che con il diffondersi della motorizzazione incontravano
i furgoni per raggiungere le edicole della periferia delle grandi
città, misero in crisi tutti i quotidiani del pomeriggio, e non solo
quelli italiani. Ad uno ad uno cominciarono a chiudere i battenti. Il
prestigio di Nino Nutrizio, e la credibilità che si era conquistato il
suo foglio, ritardarono di molto il sopraggiungere delle difficoltà
per la “Notte”. Ma l’inizio del 1970 fa segnare un’ inarrestabile
emorragia di copie:dalle 250 mila degli anni Sessanta, il giornale si
riduce a 50.000. Nel gennaio del 1979, dopo ventisette anni
d’ininterrotta direzione (riuscì a battere il record di Luigi Albertini
al “Corriere della Sera”), anche per Nino Nutrizio suona l’ora della
resa.Dopo di lui, alla guida della testata si alterarono Pietro
Giorgianni, Cesare Lanza e Massimo Donelli. Chiuse i battenti a metà
degli anni ’90. Fu “resuscitato” nel 1997 ma solo per pochi mesi.Quanto al fondatore, egli lasciò Milano per trasferirsi nella sua
casa fiorentina di Bagno di Ripoli mantenendo rapporti di
collaborazione con alcune testate. Solo negli ultimi tempi, quando si
fece inesorabile il male che lo porterà alla morte, egli rinunciò a
scrivere. Morì a Firenze il 20 aprile 1988. Incisivo il giudizio che
diede di lui Indro Montanelli: “Un uomo a caldo in questo mondo di pesci Findus”.(da L’opinione della domenica online - Domenica 06/Lunedì 07
luglio 2003 - Anno VIII, numero 153 e domenica 13/lunedì 14 luglio
2003 - Anno VIII, numero 159)
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