Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

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Cara Amica,

Post n°964 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da Pitagora_Stonato

ho riflettuto a lungo se fosse il caso di scriverti o no, poi sabato ho fatto una gran fatica a prendere sonno, pensavo a te e allora nonostante penso sia un errore ho deciso di sbagliare.

Sai c'è una canzone che dice : "chissà se in cielo passo gli Who" e io da qualche giorno mi chiedo : "chissà se in cielo suonano Chopin".

E adesso... adesso pare che non mi venga nulla da scrivere, ma mi sforzerò e ti dirò che:

quando se ne vanno le persone cui vuoi bene, per quanto il tempo sia giusto, naturale, logico, si soffre comunque.

mi diceva M. che da tempo ormai combattevi per strappare ore, giorni, settimane, come un soldato di frontiera... sempre bella, te lo dicevo ogni volta che ti incontravo :

"ma sei sempre bella, ma come fai?"

e tu ringraziavi e sorridevi, magari non mi ci credevi neppure, però è così, bella come sono belle le persone che hanno quella luce forte dentro e che preme per esplodere fuori, luciferina, nel senso letterale della parola.

Come sei finita tu in mezzo a noi? Tu non comune mortale. C'è sempre stato quello scalino e tu stavi lì sul sopra e noi sotto ad godere della fortuna di avere a che fare con una donna così eccezionale.

Mi ricordo la penultima volta che ci siamo viste, a casa tua. Parlammo dello scomparso A. e parlando, parlando ci siamo trovate ad asciugarci gli occhi dalle lacrime, a guardarci e a scoppiare a ridere di me, di te, di noi.

Le lacrimose che si incontrano per chiacchierare e finiscono a piangere.

Non so se siste un cielo, un paradiso e un aldilà, farò finta di crederci e penso che ora tu starai con il tuo caro E., uomo d'"altri tempi", se ha ancora un senso questa affermazione.

Non te l'ho mai raccontato, quel giorno che mancò E. ero passata da te, quando vidi il manifesto scappai spaventata, ero molto giovane ed era la prima volta che avevo a che fare con la scomparsa di qualcuno, ora, alla soglia dei quaranta, non li conto neanche più e neanche ci provo, per timore di far torto a qualcuno, dimenticandolo.

Quanto tempo è passato, ed è giusto e doveroso che siate di nuovo insieme.

Poi incontrerai G., mi ricordo di quella bella giornata in montagna, delle curve, della chiacchierata, di tutto quel vino, dei suoi quadri e dai quadri di G. mi arriva il ricordo del tuo salotto, con anche le sue opere, la tua foto da giovane in montagna con gli sci, quella dove eri bella come una diva del cinema, in abito da sera, i tuoi tanti libri...

Hai avuto una vita ricca, dolorosa e difficile. Mi dicevi :

"Vedi sono così vecchia e ancora non ho smesso di arrabbiarmi"

sciocchezze, tutto ti è perdonato per quello che hai dato a me e a tanti altri come me, sottraendolo forse ad altri? Forse sì, tanta era la tua voglia di autonomia. Hai scelto noi e ti ringrazio.

Giovedì mattina c'era A. c'era L. , il buddista, pure lui con gli occhi lucidi. C'era K, non la vedevo dalle medie e non sapevo che vi conosceste, ci siamo abbracciate, "che donna" ha detto, nessuno lo può negare, non è entrata per la funzione : " non ce la faccio".

All'ultimo è stato rintracciato En, il tuo allievo diletto. Non suona più, neanche lui, e il motivo è sempre quello:

"non ho più l'animo", lo capisco.

Mi torna in mente di quando  ci incontravamo in gruppo e lui suonava, io lo seguivo sullo spartito, attenta a girare la pagina al momento giusto, era entusiasmante seguire quelle dita ed arrivare insieme a fondo pagina, c'era dell'erotico, non in senso sessuale, ma tu comprendi quello che intendo e non ho bisogno di spiegare oltre.

C'era F., è rimasto solo sulla panchina F., ora ti faccio ridere: Tu, F e A, la panchina degli "austroungarici", era sereno F., menomale, sono contenta.

Non sono venuta a vederti un'ultima volta, mi hanno detto " sicura che ti faccia bene?", ho dato ragione, non amo quell'ultimo sguardo e lo riservo solo per i familiari, più per senso del dovere e del decoro che per mio desiderio, però quando, mentre aspettavo il carro, ho sentito alcune signore descriverti... un po' mi sono pentita.

"... aveva un abito di seta rosso, con i guanti a mezza manica e la stola nera..."

Perfetta! vestita da sera per andare a sentire suonare Chopin.

Allieva tua per sempre, "Aurora" come avevi deciso di chiamarmi tu.

 

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