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LA CRISI LIBICA E IL PRINCIPIO SUPERIORE

Post n°22 pubblicato il 20 Marzo 2011 da ronin53
 

 

“Il principio superiore” è un film del 1959 ambientato nella Praga del 1942, occupata dai tedeschi; la Gestapo arresta alla vigilia degli esami lo studente Milan, reo di aver messo in caricatura il Reichsprotector della Boemia Reinhard Heydrich, da poco ucciso da esponenti della resistenza antinazista, e due suoi compagni. Il professor Malek, detto "il signor Principio Superiore" per il suo attaccamento agli immutabili e astratti principi di giustizia, si reca dal comandante della Gestapo che gli promette l'imminente liberazione dei tre ragazzi ma che invece vengono fucilati.

Nella scena finale, il professor Malek entra in aula, con la morte nell’anima, si avvicina alla cattedra, a passi lenti, fa sedere gli studenti e dice “Studenti, il corpo docente del nostro liceo mi ha affidato l’incarico di presentarvi una versione del fatto, terribile, avvenuto ieri. I vostri tre compagni sono stati fucilati per aver approvato l’attentato al Reichsprotektor”.

L’inquadratura si sposta sui banchi vuoti dove sedevano gli studenti assassinati dai nazisti e il prof. Malek prosegue: “Ora, in base a un principio morale superiore, l’assassinio di un tiranno non è un crimine. Io protesto, come è doveroso che protesti ogni uomo onesto. Protesto contro l’assassinio dei vostri amici. Possa il loro sangue innocente e puro ricadere sui carnefici!” 

Quest’ultima affermazione, così netta e perentoria,  nasce da un testo di Cicerone: “Spesso, infatti, accade che, mutate le circostanze, ciò che siamo soliti stimare per lo più immorale, si trova che non è tale. Per esempio, si ponga un caso che è suscettibile della più ampia applicazione. Quale delitto può essere più grande dell'uccidere non solo un uomo, ma anche un intimo amico? Forse qualcuno si rende colpevole di un delitto, se uccide un tiranno, anche se suo intimo amico? Ciò non sembra al popolo romano, che anzi considera quell'azione la più bella tra tutte le altre illustri. L'utile, dunque, ha prevalso sull'onesto? No; anzi, l'utile ha seguito l'onesto.” (DE OFFICIIS, libro III, 19)

Mi è venuto in mente il film (e la citazione) pensando alle ore che stiamo vivendo: che piaccia o no, siamo alla vigilia di un’altra guerra che coinvolgerà anche l’Italia.

Dopo la risoluzione dell’Onu e la reazione di Gheddafi, i caccia bombardieri sono pronti a decollare dalle basi nel Mediterraneo per colpire le forze militari che ancora sono fedeli al “colonnello”.

Senza far ricorso a inutili giri di parole, ammetto il disagio violento che mi ha colpito nei giorni scorsi; dopo il veloce esito delle vicende tunisine ed egiziane, la rivolta del popolo libico sembrava poter seguire lo stesso rapido evolversi verso la caduta del regime tirannico ma l’inerzia e la pavidità della comunità internazionale hanno comportato un rigurgito di violenza e crudeltà dinanzi al quale, finalmente, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha fatto una scelta irreversibile.

La mia coscienza si è immediatamente ribellata all’idea di un altro conflitto, di altre vittime, di altri orrori ma, subito dopo, ho pensato che quella risoluzione potesse essere interpretata come una missione in soccorso di una popolazione che, diversamente da altre, si è appellata al mondo occidentale per essere liberata dall’oppressione di un tiranno.

Proprio in questi minuti, mentre sto scrivendo, le truppe di Gheddafi stanno avanzando verso Bengasi, malgrado la proclamazione del cessate il fuoco. Lo ha reso noto un alto ufficiale della Sicurezza Nazionale americana, il ministro dell'Interno Roberto Maroni esprime la propria preoccupazione per "la grande incertezza, i grandi rischi e soprattutto per quanto ci riguarda, e riguarda la sicurezza, il rischio, come avvenuto in altri scenari di guerra, di una fuga in massa di profughi che scappano dalle violenze e dalle bombe" e il comando del Consiglio Nazionale Transitorio ha ordinato a tutti i combattenti di schierarsi a difesa della strada d'accesso occidentale alla città di Bengasi.

Vale dunque il “principio superiore” o l’intervento militare è da condannare comunque? Aveva ragione Cicerone nel sostenere che “l'utile ha seguito l'onesto” o avremmo dovuto attendere che la diplomazia facesse il suo corso?

Temo che siano domande senza una risposta certa e definitiva ma credo sia giusto porsi il problema e rifletterci su.

 
 
 
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