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Post n°14 pubblicato il 04 Novembre 2010 da ronin53

SEQUESTRO DI ETERNIT

L'intero complesso immobiliare che un tempo ospitava l'ipermercato 'La Mongolfiera-Ipercoop', che sorge accanto al nuovo centro commerciale e si estende su un'area di circa 97.000 mq, in zona 'Torre rossa', al quartiere 'Paolo VI' di Taranto, e' stato sequestrato dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Le fiamme gialle hanno riscontrato uno scenario di degrado ambientale dovuto al completo stato di abbandono dell'area. Dai controlli, e' emerso che i capannoni erano interamente coperti con pannelli di eternit danneggiati.

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CASSA INTEGRAZIONE ALL'ILVA: CHIESTO L'INCONTRO ALL'AZIENDA

La richiesta all’azienda è stata formalizzata. I sindacati dei metalmeccanici vogliono avere un confronto con l’Ilva. Parlare della cassa integrazione (richiesta per 1500 operai a partire dal 6 settembre), chiarire vari punti con il colosso siderurgico prima di arrivare al confronto con il ministero del Lavoro e alla Confindustria regionale, è fondamentale.

“Dobbiamo trovare una soluzione di sintesi. Con l’azienda, prima di tutto”, conferma Antonio Talò, segretario della Uilm di Taranto.

La riunione dovrà essere fatta a breve, i tempi stringono, ma non c’è ancora una data di convocazione. Forse qualcosa in più si saprà nella giornata di oggi.

La cassa integrazione richiesta è a zero ore, quindi senza rotazione del personale. E per la durata di 52 settimane, ovvero tutto il 2011. Saranno interessate ben 1500 unità. “Allo stato attuale la riduzione della capacità produttiva di acciaio si è attestata al 28% in meno e non si prevedono variazioni nel corso del 2011”, si legge ancora nella nota inviata ai sindacati. Attualmente il numero degli operai in cassa integrazione si aggira intorno alle 650 persone.

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da Affari Italiani.it

"L'ILVA DI TARANTO SCOMPARIRÀ PER MORTE NATURALE, NON PER IL REFERENDUM..."

di Antonio Prudenzano

 

Professore (precario) di diritto nella vita (ai mali della scuola italiana ha dedicato il pamphlet"Beata ignoranza"), Cosimo Argentina, classe '63, è uno degli autori italiani più ingiustamente sottovalutati (almeno finora) dalla critica e dalla grande editoria. Finalmente ha trovato una casa editrice che dimostra di credere in lui (in una lunga intervista concessa qualche giorno fa ad Affaritaliani.it , il direttore editoriale - e scrittore - Mario Desiati, a proposito di Argentina, ha sottolineato quanto la Fandango punti sullo scrittore tarantino che dal 1990 vive e lavora in Brianza, ndr).

 

In questi giorni arriva in libreria il suo nuovo libro, "Vicolo dell'acciaio", un romanzo corale ambientato a Taranto, la città più inquinata e indebitata d'Italia. Quanto alla trama, "nel condominio di Via Calabria 75 pullulano le vite di molte famiglie tarantine irrimediabilmente segnate da una sorte già scritta. Quasi tutti vivono lì perché si è a due passi dall’Ilva, il più grande impianto siderurgico d’Europa. Quasi tutte sono toccate da un lutto o una malattia dovuta alla grande fabbrica. Il quartiere è popolato da personaggi straordinari e pittoreschi e tra questi ne svetta uno in particolare: il Generale. Uomo del nord, ma costretto a emigrare al contrario per lavorare con l’acciaio. Ha le dita che sanno di fiamme e gli occhi sempre rossi, un uomo da siderurgico in tutt’e per tutto. Veste come uno dell’Italsider. Mangia come un operaio dell’Ilva. Raramente parla dei compagni di lavoro, del lavoro e del caldo che gli porta la pressione a tremila. È un uomo fermo e autorevole, tiene il polso dentro la fabbrica, sa quando è il momento di fare sciopero e quando no, ma è anche il padre di Mino, un giovane studente che sogna di diventare avvocato e che ha una storia d’amore con la prorompente e ruspante Isa. La ragazza ha il rispetto che si accorda a una del vicolo da sempre. Come lei c’è Sudan e i suoi occhi color del miele, Pirdo che è un fedelissimo, un ultrà che se la fa coi capi della curva. E poi c’è Trottola che è un prima linea, uno che si riempie i polmoni di Italsider e infine c’è la madre, Maddalena, una femmina doc, l’unica bionda del vicolo. E ancora Napoleone Candida, Giggino Insognato, Domenico Giungato che mangia ali di pellicano per farsi una foto, Amedeo Gridelli e altri strepitosi personaggi che compongono un caleidoscopio di vite vere, che sembrano opporsi con ingenua e sincera vitalità al loro destino segnato".

 

Più di un anno fa, a proposito della "rinascita" della narrativa pugliese (e tarantina in particolare), lei ha pubblicato un'intervento su Affaritaliani.it in cui, tra le altre cose, scriveva: "Il lettore vorrebbe ottimismo, cozze, belle ragazze e storie di avventura e amore e speranza. Ma lo scrittore è costretto a farsi inseguire dalle storie che lo marcano stretto. Il vero scrittore non dovrebbe studiare a tavolino le sue mosse sicché questo passa il convento… e lo scrittore si adegua.  Nasce una santa alleanza tra i personaggi e il creatore di storie, un’alleanza che funziona solo se il narratore si mette in gioco e in discussione fino alla nudità. E se questo passa attraverso i fumi dell’Ilva e le coste inquinate, be’, ragazzi, così è!".

 

Questo suo nuovo romanzo, in cui si confronta con i lati oscuri e le contraddizioni della sua città d'origine, è (anche) una messa in pratica di quanto ha scritto allora?

"Io non ho doveri verso il lettore bensì verso i personaggi e le storie che racconto. In questo ribadisco quello che ho dichiarato. Questo libro nasce per caso. Volevo scrivere una storia a sfondo ecologico, ma a un certo punto è diventata la storia di una via, della via simbolo della mia vita, via Calabria, quartiere Italia Montegranaro, Taranto. Da quel momento ho assecondato i ricordi e le sensazioni che mi porto dentro da quando sono nato. È una specie di magia i cui ingredienti restano tutt’oggi sfumati".

 

Quindi anche lei da ragazzo viveva vicino all'Ilva come i protagonisti del suo nuovo libro...

"Nella via in cui ho vissuto per quasi trent’anni l’ottanta per cento dei padri lavorava nell’Italsider o nell’indotto. Vedevamo i genitori partire per il lato opposto della città e rientrare a orari fissi. Un tempo scandito dalle sirene della fabbrica. Ma questo è un libro sull’uomo più che sulla fabbrica. Ciò che mi interessa fin da 'Il Cadetto' (il libro d'esordio di Cosimo Argentina, ndr) è l’uomo. Storie e vicende umane... non esiste argomento più affascinante, per il sottoscritto. Non c’è storia. È anche una storia sulle sconfitte e sulla parte debole dell’umanità. In questo c’è un naturale legame con 'Maschio adulto solitario'. Questo è un libro per quelli che restano in piedi poggiati a un muro ad aspettare che le cose passino, di qualunque cosa si tratti".

 

Lei vive in Brianza ormai da vent'anni, ma Taranto è spesso protagonista dei suoi libri. Negli ultimi anni la sensibilità della popolazione tarantina nei confronti della questione-Ilva è cresciuta e anche il Governatore pugliese Vendola si è mosso con decisione. A che punto è la situazione? Il prossimo 27 marzo i tarantini dovrebbero andare alle urne per pronunciarsi sulla chiusura totale o parziale dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Qual è la sua posizione in merito al discusso referendum?

"In Italia abbiamo svuotato di significato i referendum abrogativi, figurarsi quelli consultativi! Se può servire a lanciare un messaggio può andare, ma non credo servirà alla causa. Piuttosto credo che l’Ilva a Taranto scomparirà per morte naturale. Cassa integrazione ogni giorno, produzione ridotta all’osso. Dobbiamo cominciare a pensare al dopo Ilva per forza di cose".

 

Sta già lavorando al prossimo libro? Taranto sarà ancora protagonista?

"Con 'Vicolo dell’acciaio' forse chiudo una quadrilogia iniziata con 'Il cadetto', passata per 'Cuore di cuoio' e per 'Maschio adulto solitario'. Nel futuro prossimo c’è un narrare di altro, anche se mi riservo Taranto per una storia ad ampio respiro già impostata nella mia testa. Ma questa sarà un'eccezione. Del resto metà della mia passata produzione è ambientata altrove, perciò continuerò a lasciarmi trascinare dalle storie che meglio di tutti noi conoscono la loro naturale collocazione".

 

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PICCHIA LA MOGLIE CHE AVEVA IN BRACCIO IL FIGLIO DI 4 MESI

Ha aggredito la sua convivente che aveva in braccio il loro figlio di 4 mesi e poi ha minacciato i suoi genitori dai quali la donna si era rifugiata: in carcere, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, è finito un 28enne di Grottaglie, nel tarantino. Gli agenti del Commissariato di polizia sono intervenuti già durante una prima violenta lite della coppia. Un uomo in evidente stato di ubriachezza stava inveendo contro la sua convivente che aveva in braccio il loro figlioletto. Dopo aver calmato gli animi, gli agenti hanno accompagnato la donna dai suoceri, e si sono allontanati. Dopo circa due ore però, la situazione è precipitata nuovamente. L’uomo, nonostante i buoni propositi espressi in precedenza, aveva fatto irruzione in casa dei suoi genitori, aggredendo sia loro sia la sua compagna. A quel punto il 28enne è stato arrestato.

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DA ANNI VIOLENTAVA LA FIGLIA, oggi sedicenne, con il benestare della moglie. Padre e madre, di origine albanese, sono stati arrestati dopo la denuncia della giovane. I due, di 53 e 50 anni, sono accusati di violenza sessuale aggravata, maltrattamenti e lesioni. La ragazzina ha raccontato che la madre, il piu' delle volte testimone delle violenze, non solo non e' mai intervenuta per proteggerla, ma rideva e incitava il marito.

 
 
 
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