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Post n°18 pubblicato il 08 Novembre 2010 da ronin53

“Scienza e biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore con una identità certa paterna e materna”. È uno dei passaggi dell'intervento di apertura alla Conferenza nazionale della famiglia - che si è aperta con l'Inno di Mameli - del sottosegretario Carlo Giovanardi, un tema che considera “una delle emergenze della famiglia”.

Per Giovanardi, “la rottura della diga costituita dalla legge 40 aprirebbe la porta ad inquietanti scenari, tornando ad un vero e proprio Far West della provetta dove fin dal primo momento il concetto costituzionale di famiglia andrebbe irrimediabilmente perduto”.

 

“Il ministro Giovanardi si preoccupa delle famiglie in modo davvero inusuale. Affermando che debba esserci una identità certa, paterna e materna, traccia di fatto una differenza tra famiglie buone e cattive, tra 'pure’ e meno pure. L'intento discriminatorio e al limite del razzismo”. Lo afferma il senatore del PD Ignazio Marino. “Vorrei chiedere al ministro Giovanardi - continua Marino - che cosa pensa delle famiglie con figli adottati? Sono vere famiglie o no secondo lui? Che rischio corrono anche se l'identità dei genitori non è biologicamente trasmessa ai figli? E le famiglie in cui i figli sono stati concepiti con la fecondazione assistita? Vorrei rassicurare il ministro: esistono nel mondo più di quattro milioni di bambini normali, nati con metodo artificiale, più di quattro milioni di coppie normali, che grazie alla scienza hanno potuto realizzare il loro progetto di costituire una famiglia non diversa dalle altre, e più di quattro milioni di donne di hanno potuto vivere l'esperienza straordinaria della maternità. È molto preoccupante una visione limitata che rischia di descrivere una società da dividere in famiglie di serie A e di serie B. Non ho davvero mai sentito nulla del genere”, conclude.

 

Parlare di 'scoglio delle risorse’ per quanto riguarda le politiche familiari del governo è “una stronzata”. È quanto afferma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a margine della conferenza nazionale della famiglia. “Le risorse - ha detto il ministro - devono essere riallocate, riorganizzate ma non dimentichiamo quanto spendiamo per la famiglia. Non avremmo il grande debito pubblico che abbiamo, se non avessimo una forte spesa diretta e indiretta, attraverso il fisco”. “Parliamo - ha proseguito - di circa 37 miliardi di prestazioni Inps al netto delle pensioni. Solo per la non autosufficienza le prestazioni Inps ammontano a 16 miliardi e in senso stretto per le famiglie sono 10 miliardi. Sono 18 miliardi per le agevolazioni fiscali”. “Il problema - ha detto ancora - non è il fondo sociale in senso stretto, per il quale parliamo di qualche centinaio di milioni e che peraltro si definirà nell'ambito di un decreto o della legge di stabilità a seconda di come procederemo, d'intesa con il parlamento”. “Il punto - ha concluso - è riuscire a riorganizzare in modo più efficace il sostegno alla famiglia in proporzione alla sua composizione e in riferimento ai soggetti deboli, con una specifica attenzione alla natalità”.

 

E questa mattina di fronte alla Conferenza nazionale della famiglia a Milano, si è tenuto un partecipato sit in dell'associazionismo gay italiano che allo slogan “Famiglie, Nè di papi nè dei papi” ha voluto rappresentare quanto la Conferenza nazionale della famiglia ha voluto escludere e cioè quelle migliaia di nuclei familiari composti da persone dello stesso sesso e di coppie di fatto eterosessuali che a questo sontuoso e costoso simposio non hanno voce.

“È particolarmente grave - spiega Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay e Francesca Polo, presidente nazionale di Arcilesbica - il veto di parola all'associazionismo gay che viene da questa conferenza istituzionale e che, per questo, dovrebbe rappresentare tutti i cittadini. Nel discorso di apertura di Francesco Giorgino si voluto addirittura sottolineare l'inesistenza di una declinazione al plurale delle famiglie italiane contro ogni realtà del Paese e a conferma del fatto che la conferenza, pur essendo pagata da tutti, si rivolge solo ad una parte della società italiana e a Oltretevere”.

“Non ci possono imporre un modello di famiglia” aggiunge Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, associazione di genitori omosessuali. “La nostra esistenza è realtà - continua La Delfa: “Quello che fanno è negarci ogni tutela e ogni diritto siamo senza diritti, ma con tutti i doveri che spettano ai cittadini. Ignorano innanzi tutto le difficoltà dei nostri figli costretti a convivere con l'omofobia di stato”,

“Sono molto in imbarazzo”, spiega Rita de Santis, presidente Agedo, associazione di genitori, parenti amici di omosessuali, “Perchè le istituzioni permettono di dilaniare letteralmente la mia famiglia. Ho cinque figli, quattro etero e uno gay: questa conferenza rappresenta solo una parte della mia famiglia e non l'altra e questo è molto imbarazzante per un genitore. Di più, mentre questo stato pretende che io viva con una pensione da fame, a questa conferenza assisto ad uno spreco di risorse immane e ad una retorica che insistendo sulla tradizione riporta l'Italia al tempo del ventennio fascista”.

 

Nel frattempo, la Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha ritenuto gravi le affermazioni di Berlusconi sui magistrati del processo Mills e nei prossimi giorni redigerà un documento da sottoporre all'esame del plenum. Berlusconi definì “famigerato” De Pasquale, parlò di “un'associazione a delinquere nella magistratura” e notò che “tre diversi collegi, quello di primo grado, secondo grado e la Cassazione hanno asseverato” la tesi del pm del processo Mills “dimostrando quindi che c'è un accordo fra i giudici di sinistra che vuole sovvertire il risultato delle elezioni”. Inoltre il premier evidenziò che De Pasquale era “lo stesso Pm che disse a Cagliari che il giorno dopo l'avrebbe messo in libertà e poi è andato in vacanza”, ricordando che “il giorno dopo Cagliari si è tolto la vita”.

Erano stati tutti e 16 i consiglieri togati e il laico del Pd Glauco Giostra a chiedere l'apertura di una pratica a tutela del De Pasquale, dopo che era fallito il tentativo di arrivare a una presa di posizione comune anche con i laici del Pdl e della Lega. E a sollecitare il Vice Presidente del Csm Michele Vietti a esprimere al Capo dello Stato la loro “profonda preoccupazione” per le “ennesime gravissime dichiarazioni”, di Berlusconi che - scrissero in quella occasione - minano la credibilità delle istituzioni e rischiano di delegittimare la magistratura tutta”.

Un timore espresso da Vietti nell'incontro del 13 ottobre scorso con il Presidente della Repubblica nel corso del quale Napolitano ribadì il “suo costante impegno per l'esercizio rigoroso delle prerogative costituzionali del Csm”.

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