SESSO E VOLENTIERI

...E LE ALTRE...


Forse persi la verginità totalmente la terza volta che finimmo insieme in un letto, dopo quella non sentii più bruciore nelle ore seguenti il rapporto, né trovai più tracce di sangue negli slip...Cominciai allora ad attendere che quei momenti diventassero qualcosa di esaltante ma, come sempre, la delusione era l'unica sensazione che ero capace di raccogliere al termine di ogni nostro incontro: mi rendevo conto che Giulio non aveva la più pallida idea di cosa potesse attivare in una donna l'orgasmo, era tutto proteso ad adoperarsi per raggiungere il suo piacere, a verificare la sua "potenza" che poi si esauriva nell'arco di pochi minuti, pensando che bastasse penetrarmi per rendermi felice... In poche parole verificai quanto egoismo potesse racchiudersi nell'animo maschile mentre io, per la mia parte, mi sentivo felice di farlo godere e non lasciavo che potesse intravedere la mia delusione; oltre tutto mi sentivo appagata delle attenzioni che mi regalava, anche se queste avevano una minima durata.Ricordo che i primi anni si faceva all'amore sempre nella medesima posizione, quella tradizionale (solo anni dopo seppi che aveva un nome e che era la posizione del missionario) e non avevo nessuno a cui confidare i miei pensieri, le mie perplessità, i miei dubbi: era assolutamente impensabile che potessi raccontare alle miei amiche la mia esperienza, mi sentivo già una poco di buono per conto mio, figuriamoci se avessi potuto rendere pubblica la mia situazione di ragazza non più vergine!Immaginavo anche che qualcuna delle mie amiche, specie quelle che avevano un rapporto stabile di anni con un ragazzo, avesse anche lei sperimentato come me cosa fosse un rapporto completo, ma nessuna di noi aveva il coraggio di parlarne apertamente.Giulio, dopo che mi ero concessa a lui, cominciò a dettar legge: aveva il coltello dalla parte del manico adesso, poteva vantarsi di avercela fatta a farmi cedere e questo gli consentiva di poter spadroneggiare trattandomi, a volte, con superficialità.Ci eravamo fidanzati ufficialmente dopo qualche anno ma questo non aveva rappresentato per noi la possibilità di maggiori spazi e maggior tempo per condividere la nostra esperienza, tutt'altro!Mio padre, persona molto all'antica, non mi permetteva di uscire sola con lui se non nel pomeriggio e nel rispetto di orari precisi, non potevamo, perciò, organizzarci una vita sociale con amici ma, al contrario, finimmo con l'isolarci un po' da tutti come coppia; Giulio, invece, manteneva inalterato il suo stato precedente al fidanzamento: lui era un maschio e poteva fare quello che voleva! Quindi poteva frequentare i suoi amici, non aveva dovuto rinunciare a nulla e, quando a fine settimana eravamo insieme, qualche sera poteva anche permettersi di non stare con me ad annoiarsi davanti alla tv per uscire in compagnia degli amici.Naturalmente questo mi faceva tanto male, io desideravo stare con lui, anche un film idiota visto con lui sul divano, con la sua mano sulla spalla e qualche bacio rubato grazie alla disattenzione o all'allontanamento di mia madre dalla postazione di controllo erano per me dei momenti irrinunciabili... Giulio, invece, ci rinunciava facilmente per altro...La nostra crescita, in campo sessuale, si arricchì di posizioni diverse col tempo: superati gli iniziali momenti di vergogna, potemmo provare a far l'amore in piedi, i ginocchio...ma ogni volta il tutto si risolveva in pochi minuti e io rimanevo perennemente insoddisfatta e costretta, in solitudine, a cercare il piacere da me nel buio della mia stanza immaginando che fosse Giulio a darmelo.Qualche volta azzardò a toccarmi e mi eccitò, ma le sue carezze non mantenevano un ritmo costante e allontanavano da me il piacere, oppure finivano troppo presto, prima che potessi raggiungere l'apice... ma non potevo dirglielo, non potevo guidarlo, mi vergognavo troppo: cosa avrebbe pensato di me? Non potevo lasciargli pensare che avevo imparato a masturbarmi e così lasciavo che facesse tutto lui, lasciandomi andare a mugolii che potevano fargli pensare a un mio godimento: che tristezza!