ETICA & MEDIA

l'immagine e come la si legge


il commento a caldo di ieri mattina (in corsa per uscire) mi ha fatto riflettere su come l'immagine abbia una parte di verità ed una di entusiasmo. Negativo o positivo che sia, a volte vela l'occhio. Tante cose, è vero, sono state dette, su Cossiga. Ma tanto poco convincenti, aria fritta, che si scordano. Per fare un esempio, commento l'intervista a Cossiga trasmessa ieri da Euronews, con la possibilità anche di guardarlo in faccia - apprezzando sempre il fascino della politica di far sembrare convincenti le affermazioni meno credibili. Che è una tecnica molto studiata dagli avvocati di tutti i tempi. Nell'intervista ha ribadito le solite sue affermazioni: che è stata una tragedia, generata dalla lotta delle Brigate Rosse (ormai l'unico terrorismo italiano, una sottovalutazione molto pericolosa, dimostrano gli ultimi giorni). Ma le domande del giornalista, se non altro, hanno detto i dubbi espressi nel post di ieri, sulla responsabilità effettiva della classe politica.La politica del fronte del no non era una sola - non vanno date risposte etiche alla domanda su quale fosse la motivazione dei singoli. Nella storia va sempre da considerare gli interessi nel gioco, e in quella occasione erano chiaramente da due parti opposte. Rispondere con dei giudizi morali è prendersi in giro. Cossiga ha detto esplicitamente che si trattava di una guerra civile: basta questa frase per far capire che questo derubrica l'omicidio giuridicamente, non è lo stesso che accada in pace o in guerra - quindi, il giudizio morale è del tutto fuori di luogo. Piuttosto, bisogna individuare le divise, sapere chi era militare di un esercito o di un altro, per giudicare. Qui, chiaramente le posizioni erano lontane, opposte, gli interessi tiravano dalle due parti. Forse, fu il primo atto di eccessivo fair play, uno dei peccati costanti della sinisrta, troppo tendente a dimenticare per la burocrazia la lotta che pure c'è nella politica - o no? parrebbe che c'è, ci se ne dovrebbe ricordare ogni tanto anche contro i nemici. La storia successiva lo ha dimostrato, nella speranza di poter proseguire la storia che si era iniziata, si sbagliò a lasciare di combattere per Moro: un errore, beninteso, non un omicidio, ma un errore poi ripetuto all'infinito.Cossiga invece ha combattuto, allora e dopo, e con fermezza. Per chi combatte oggi, quando dice che Berlusconi è criticato dagli inglesi perché loro in fondo sono sempre degli snob? Allo stesso modo, credo, in cui bisogna credergli quando dice che è stata una tragedia la morte di Moro e che perciò ha chiesto l'amnistia (non il condono) per i terroristi riparati in Francia. Perché allora non un premio, come per lui, casomai in denaro?C'è da credere, allora, alla sua confessione di non aver votato per lui? Votato non so, collaborato certo. Non era questa la Democrazia cristiana. E non è detto che abbia vinto la parte migliore.