Ne ha scritto Ilvo Diamanti sulla Repubblica di domenica, indicando con il termine non solo il fatto che sempre più spesso uomini e donne dei media passano alla gestione politica degli stati, ma anche esplicitamente al legame obbiettivo che ad esempio in Italia lega direttamente la politica alla televisione. Il sogno di Mussolini era che ogni cittadino avesse una radio: questo sogno si è ora realizzato felicemente grazie a due uomini che fisicamente gli assomigliano, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. Si può, ma soprattutto si deve, lodare la loro acutezza; altri erano pure presenti e potenti, avevano le stesse notizie: ma non seppero capire dove andava il mondo. Perciò, per non turbarli, i cittadini italiani rispettosi ed affezionati continuano a votarli: ma sono sempre più pochi. Se vogliono restare al potere, anche la sinistra si dovrebbe svegliare e scegliere una via di azione. Francamente esagera Diamanti a considerare Berlusconi inventore del prodotto di successo: non solo così disconosce la paternità craxiana del modello e del successo, ma si dimentica anche che anche il perfetto lancio del populismo mediatico fu attuato da Ross Perot in elezioni americane ormai dimenticate, per via del fallimento di Perot. Ciò accadde perché in America la politica soffre lo stesso bilanciamento ridicolo delle parti (che rende importante la grandezza della famiglia del candidato) ma in compenso i giornali fanno il loro mestiere, non sono soltanto gli acquirenti della pubblicità (infatti vendono copie). Perciò si vota pro o contro la guerra in Iran; perché si capisce chi vuole continuarla e chi vuole smetterla. Qui invece sappiamo bene solo chi è per il ponte sullo stretto e chi è contro: ma tanto tutti sanno benissimo che non si farà mai per via del terremoto e di Scilla e Cariddi e per via di Impregilo; quindi, è come è la questione del sesso degli angeli: viene fatta solo per guadagnare indulgenze e tutto il resto che si accompagna di solito alle indulgenze.Comunque, la mediocrazia, il potere dei media, porta come mediocrati uomini che se non sono loro stessi persone di spettacolo, si rivolgono a loro; e poi eleggono ai parlamenti i giornalisti specie se tv. L’intreccio quindi è certo, ha venature sordide, ma soprattutto è in sé il pericolo – la Nemesi - che si è rivelato a Piazza Navona.Perché se questa è la politica, dove le facce contano più del cervello politico: allora che meraviglia se Guzzanti e Grillo, Fo e Rame ecc ecc sono meglio di Foa e Vespa? Talmente meno belli e meno abili! L’imbianchino che prese lezioni di dizioni prima di diventare genocida, avrebbe certo perso in molti tipi di concorso, con la Greta Garbo o la Marlene Dietrich – Gino Cervi, poi, ne avrebbe fatto polpette.E quindi ha ragione Diamanti: i politici non si lamentino di Piazza Navona: hanno trasformato la politica in palcoscenico, accettino la lezione dei professionisti!
Il regime mediocratico
Ne ha scritto Ilvo Diamanti sulla Repubblica di domenica, indicando con il termine non solo il fatto che sempre più spesso uomini e donne dei media passano alla gestione politica degli stati, ma anche esplicitamente al legame obbiettivo che ad esempio in Italia lega direttamente la politica alla televisione. Il sogno di Mussolini era che ogni cittadino avesse una radio: questo sogno si è ora realizzato felicemente grazie a due uomini che fisicamente gli assomigliano, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. Si può, ma soprattutto si deve, lodare la loro acutezza; altri erano pure presenti e potenti, avevano le stesse notizie: ma non seppero capire dove andava il mondo. Perciò, per non turbarli, i cittadini italiani rispettosi ed affezionati continuano a votarli: ma sono sempre più pochi. Se vogliono restare al potere, anche la sinistra si dovrebbe svegliare e scegliere una via di azione. Francamente esagera Diamanti a considerare Berlusconi inventore del prodotto di successo: non solo così disconosce la paternità craxiana del modello e del successo, ma si dimentica anche che anche il perfetto lancio del populismo mediatico fu attuato da Ross Perot in elezioni americane ormai dimenticate, per via del fallimento di Perot. Ciò accadde perché in America la politica soffre lo stesso bilanciamento ridicolo delle parti (che rende importante la grandezza della famiglia del candidato) ma in compenso i giornali fanno il loro mestiere, non sono soltanto gli acquirenti della pubblicità (infatti vendono copie). Perciò si vota pro o contro la guerra in Iran; perché si capisce chi vuole continuarla e chi vuole smetterla. Qui invece sappiamo bene solo chi è per il ponte sullo stretto e chi è contro: ma tanto tutti sanno benissimo che non si farà mai per via del terremoto e di Scilla e Cariddi e per via di Impregilo; quindi, è come è la questione del sesso degli angeli: viene fatta solo per guadagnare indulgenze e tutto il resto che si accompagna di solito alle indulgenze.Comunque, la mediocrazia, il potere dei media, porta come mediocrati uomini che se non sono loro stessi persone di spettacolo, si rivolgono a loro; e poi eleggono ai parlamenti i giornalisti specie se tv. L’intreccio quindi è certo, ha venature sordide, ma soprattutto è in sé il pericolo – la Nemesi - che si è rivelato a Piazza Navona.Perché se questa è la politica, dove le facce contano più del cervello politico: allora che meraviglia se Guzzanti e Grillo, Fo e Rame ecc ecc sono meglio di Foa e Vespa? Talmente meno belli e meno abili! L’imbianchino che prese lezioni di dizioni prima di diventare genocida, avrebbe certo perso in molti tipi di concorso, con la Greta Garbo o la Marlene Dietrich – Gino Cervi, poi, ne avrebbe fatto polpette.E quindi ha ragione Diamanti: i politici non si lamentino di Piazza Navona: hanno trasformato la politica in palcoscenico, accettino la lezione dei professionisti!