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VI INVITO A NON ESSERE PAVIDI


"Perché a chiunque ha, sarà dato e sovrabbonderà; ma a chi non ha, gli sarà tolto anche quello che ha" Mt.25:29.    Non abbiate paura, aprite a Gesù il vostro cuore. Ricordatevi della parabola dei dieci talenti, riferita in Mt.25:14-30, e, per un verso, anche del suo tragico epilogo. Se abbiamo ricevuto in dono da Dio, all'inizio della nostra vita, soltanto un talento, non ci chiederà conto, alla fine dei nostri giorni, degli altri cinque che non ci ha dato, per vedere se, nel frattempo, li abbiamo, come il servo buono e fedele della nostra parabola, guadagnati altrettanti; però egli vuole che anche quell'uno sia fatto, pur nel suo minimo, fruttare in base alle nostre capacità, e non, al contrario, restituito tale e quale ci era stato consegnato. Quindi, niente spazio all'inerzia.    -Ora magari sei giovane, in piena salute, con un buon lavoro, una famiglia alle spalle, ecc. Ma sappi, che basta poco, talvolta un niente, per perdere tutto, o parte di ciò. E allora, se non hai Gesù a sostenerti, come potrai farcela da solo?    -Nella migliore delle ipotesi, quella cioè di rimettere ordine alla tua esistenza con l'affidarti a lui, ti verrà da rimpiangere, molto probabilmente, di non averlo fatto prima, quando le tue condizioni economiche, o familiari, o di salute, ad esempio, erano sicuramente favorevoli, così come sta accadendo in tutto e per tutto a me, che, sebbene non mi manchi la grazia di Gesù, mi trovo, però, a lavorare per lui, adesso che sono malato, solo e non più giovane, in condizioni spesso improbe, dal punto di vista materiale.    -Invece, nel caso tu persista, nonostante le disgrazie su te abbattutesi, nel tuo rifiuto ad una visione soprannaturale, o comunque più spirituale della vita, cadrai nella depressione e nello sconforto più profondi, o ti stordirai buttandoti nella tua attività lavorativa, scordando tutto il resto, e inaridendo così maggiormente il tuo già arido cuore, o, ancor peggio, sarai preda della droga, o dell'alcool, o del sesso, o del gioco. E allora Gesù sarebbe morto invano per te. Ma credimi, non è così. Gesù è paziente e ti aspetta fino alla fine, fino all'ultimo dei tuoi giorni. Poi verrà il momento in cui dovrai rendergli conto di tutto, e non ci saranno più proroghe, ma sarai giudicato in conformità a tutto quel che di buono o cattivo avrai coscientemente combinato in questo mondo. Il suo giudizio sarà, puoi starne certo, pieno di misericordia, e terrà conto di tutte le attenuanti possibili e immaginabili, per poterti salvare, perché anche per te ha versato, sulla croce, fino all'ultima goccia del suo preziosissimo sangue, ma se lo avrai rifiutato, o ti sarai vergognato di lui e delle sue parole, anch'egli dovrà, giocoforza, fare lo stesso con te (Mc.8:38).    -Sei stato creato libero, o no? E allora di che ti meravigli? O di cosa vorresti accusarlo? Piangi piuttosto su te stesso, e intanto prenditi e gustati il tuo frutto amaro, risultato di quello che hai seminato.     -Nondimeno io mi auguro e ti auguro che tu faccia sin da subito la scelta migliore: quella di conoscere e seguire Gesù, il mite e l'umile di cuore, il cui giogo è soave e il cui fardello è leggero (v.Mt.11:28-30). Per questo, per dare concretezza a quanto sin qui detto, voglio metterti di fronte a tre quesiti ineludibili, a cui cercheremo, sinteticamente, di rispondere insieme. 1) Ti conviene, dal punto di vista pratico, avere una religione, o no? 2) Se sì, fra le tante, quale religione è da preferire? 3) Infine, ammettendo che la religione prescelta ti proponga il traguardo massimo dell'immortalità beata, o addirittura la tua unione con Dio, ma a sacrificio della tua stessa vita, o, comunque, a prezzo di sacrifici giornalieri sebbene grandi, ti è ancora conveniente optare per essa?     -Iniziamo dal primo dei tre. La risposta ad esso è da ritenersi senz'altro, almeno per la maggior parte di queste vie che conducono al mondo della trascendenza, affermativa. Quasi tutte le religioni, soprattutto le più seguite hanno, difatti, alle spalle, una storia millenaria e infondono valori e stili di vita molto apprezzati dai loro adepti, nonché dagli osservatori ad esse esterni. Oltre a ciò, anche quelle religioni che divergono tra loro, e, in taluni punti, anche ampiamente, su dottrine e credenze di fondo, si trovano però quasi, se non del tutto concordi nell'apprezzare un certo tipo di comportamento morale o pratico, basato su norme di valori stabili e consolidati nel tempo, a discapito, invece, di una vita condotta all'insegna del lusso, dell'egoismo, del consumismo, dei piaceri più diversi e spesso sfrenati, i quali finiscono per ridurre l'uomo a una parvenza di se stesso e schiavo degli stessi. Naturalmente, ciascuno rimane, con la sua libera volontà, arbitro del suo destino e di rifiutare, perciò, misteriosamente, il meglio che gli viene offerto, a vantaggio del peggio, e di cui vede sovente sugli altri, in anteprima, quello che poi dovrà capitare di brutto anche a lui.    -E passiamo alla domanda successiva. La questione si fa, in questo caso, certamente più complessa della precedente, dato il profondo rispetto dovuto a tutte le religioni, soprattutto a quelle più seguite ed antiche. Ciò nonostante, la risposta, per tutta una serie di parametri che non potrò, comunque, per i limiti che mi sono imposto, qui elencare per intero, mi sembra del tutto ovvia: la religione da prescegliere è la cristiana.    -Siccome il discorso andrebbe, se sviluppato a dovere, troppo per le lunghe, mentre, come ho già detto, io debbo e voglio essere stringato, prenderò in esame soltanto tre delle tante, a mio parere, valutazioni atte a mostrare la superiorità della religione cristiana sulle altre: la sua storicità, la sua soprannaturalità e la sua credibilità, legata alla sua coerenza di fondo.    -Non v'è ombra di dubbio, intanto, che il cristianesimo sia una religione storica. Tutte le pagine dei suoi sacri scritti fanno, difatti, continuo riferimento a territori, personaggi, e situazioni storiche del momento. Così Gesù nasce, opera e muore dentro una realtà ben documentata: quella dell'ambiente giudaico e romano del suo tempo. Non scrive o detta il suo messaggio a tavolino, dopo lunghe, estenuanti meditazioni giornaliere, o private illuminazioni divine, ma lo consegna ai discepoli verbalmente, che lo raccoglieranno dalla sua predicazione e lo diffonderanno dopo la sua risurrezione, in forza della discesa dello Spirito Santo su di loro, avvenuta nel giorno della Pentecoste. I Vangeli non sono pertanto un trattato compiuto di legislazione religiosa, o di morale, o di mistica cristiana; ma in essi la parola di Gesù si fa viva, prende concretezza nel quotidiano, a contatto con la gente, con le loro debolezze, le loro esigenze, le loro sofferenze, le loro speranze, e in polemica continua e serrata con le istituzioni e le classi abbienti e religiose del suo tempo, arroccate nei loro privilegi di casta e fautrici di severi, antiquati e cavillosi ordinamenti, solo apparentemente religiosi.     -Il cristianesimo ha pure un livello di sacralità superiore alle altre religioni, anzi è la religione sovrannaturale per eccellenza. Soltanto lì Dio (il Figlio, il Verbo) si fa carne (v.prologo del Vangelo di Giovanni). Soltanto, o soprattutto lì i miracoli non sono fine a se stessi, o fanno sfoggio di sola bravura, ma sono profondamente legati con la parola e l'opera di conversione a Dio di chi li compie. Soltanto lì, un uomo, che si è presentato come Figlio di Dio, offre volontariamente la sua vita in riscatto per la vita di molti, cioè tutti (Mc.14:24). Infine, da nessun'altra parte si è mai sentito parlare come Gesù ci ha parlato: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna", gli dice, in Gv.6:28, dopo che i Dodici sono stati invitati provocatoriamente da Gesù ad andarsene, l'apostolo Pietro, portavoce del piccolo gruppo.    -A questo punto, per terminare del tutto degnamente la disamina della seconda delle tre questioni postici all'inizio, concernente la scelta della religione migliore, dovrei svolgere una se pur breve considerazione, parimenti sulla coerenza del messaggio cristiano, messo a confronto con la persona del suo fondatore (ma potremmo dire anche con quella dei suoi più prossimi seguaci). Talmente chiara e ineccepibile risulta però la cosa, anche a chi non è propriamente un esperto in materia, che non voglio sprecare sull'argomento neanche una parola di più, ma ti invito, caro amico, a una lettura, anche solo sbrigativa, di almeno uno dei quattro Vangeli, e se non sei un tonto, o volutamente distratto, ti accorgerai subito, da te stesso, come il messaggio cristiano sia altamente credibile per la coerenza strettissima che c'è tra la parola e il comportamento del suo massimo rappresentante, cioè Gesù.    -E siamo così al terzo e ultimo degli interrogativi che avevamo evidenziato essere per noi ineludibili, ossia a valutare se si debba fare nostro un qualcosa di sommamente prezioso, che ci richieda però anche in baratto un sacrificio o più sacrifici personali, quantunque particolarmente gravosi, fino a dare la nostra stessa vita per quel bene.    -Ora si era arrivati, di passo in passo, all'affermazione che esiste per noi un bene chiaramente conveniente dal punto di vista pratico, e che tale bene è la religione, e in specie la religione cristiana. E' indiscutibile che essa richieda dei sacrifici a chi la voglia seguire con coerenza, e dei sacrifici talvolta eccessivi. Molti martiri, è risaputo, ha seminato sul suo cammino, e molti altri, credo, ne dovrà seminare. Gesù stesso ha messo più volte i suoi discepoli sull'avviso di quel che poteva loro d'estremo capitare, ma ha anche promesso in cambio, insieme al suo sostegno, la vita eterna.    -Ebbene, affinché tutto questo nostro discorso non rimanga solo chiacchiera da taverna, ma si tramuti in qualcosa di altamente redditizio, per noi che lo abbiamo sufficientemente meditato, mettiamo già sin d'ora ogni cosa sulla bilancia, e puntiamo, quindi, avendo tuttavia bene in vista la nostra convenienza: da una parte c'è la nostra certa, ma precaria, sofferente e malata vita mortale, con i suoi godimenti, quando ci sono e per chi ci sono, spesso fugaci e mal distribuiti e, quel che è peggio, con i suoi miti traballanti ed instabili e i suoi falsi e fuorvianti valori; dall'altra troviamo, invece, la promessa di Gesù (di un testimone, come si è visto al massimo grado credibile, ma pur sempre latore di una promessa) del conseguimento della vita eterna; se però saremo riusciti a perseverare sino alla fine nell'osservanza dei suoi dettami. Il certo, quindi, per l'incerto; ma anche il finito per l'infinito, questa valle di lacrime per il paradiso.    -Potrai temporeggiare, se lo vuoi, e naturalmente a tuo danno, ma non potrai non scegliere, se non altro, spero e penso, quando arriverai, quasi senza accorgertene e inevitabilmente, alla fine dei tuoi giorni, e forse allora ti pentirai e ti consegnerai al Signore, anche se il tuo pentimento, nel caso ci sarà, dovrà essere sincero e non dettato dall'estremo timore, altrimenti non avrà nessun valore.    -Ad ogni modo, il tuo tergiversare e temporaneo non deciderti è, e lasciamelo dire con una certa franchezza amico mio, già un mascherato e poco nobile decidersi da parte tua: un decidersi di fatto per la tua scialba esistenza mortale, perché è con quella che, pur nella persistente indecisione mentale, ti trascini nel frattempo più o meno stancamente e quotidianamente, sciupando la tua vita in malo modo e precludendoti con ciò le delizie dell'al di là.    -Esci dunque, o pavido, allo scoperto e punta dunque subito su questo mondo o sull'altro, sul finito o sull'infinito, sulla morte o la vita e fai la scelta migliore. Io da parte mia ho già scommesso tutto su colui che disse un giorno:"Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se fosse morto vivrà e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno" (Gv.11:25-26).    -Se avrò perso, non lascerò, in definitiva, che i doni e i piaceri illusori di questa vita di miserie, destinati a finire mio malgrado. Se vinco, avrò guadagnato invece ogni avere: la vita eterna e la comunione con Dio.    -E dimmi amico, a dispetto di qualche lacrima forse in più e di qualche vizio sicuramente in meno, o all'eventualità di dover lasciare in prospettiva la tua vita innanzi tempo per sacrificarla a Dio (ma così, ti sarai anche preservato dai dolori e dai disinganni della vecchiaia), non ti conviene anche a te puntare sulla medesima posta? Pensaci.                                                                       giuliobozzi53Poggibonsi, 11/06/2011ecumenismo@hotmail.it