Romanzo scientifico

Matematica e scienza: un romanzo

Creato da EdMax il 13/03/2011

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

silvianeriniMargherita281028EdMaxmimmominunnieastvillagecaterina.stillitanodiletta.castellifenormone0cloud.9remulettochicauto_2015amorino11IrrequietaDDJ_Ponhzi
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Luce!Paola Mastrocola »

Il fiero pasto

Post n°191 pubblicato il 30 Marzo 2016 da EdMax

fiero pasto

Chi sono i divoratori di carne umana? La nostra mente immagina uomini neri nella notte, orchi e lupi mannari, «razze mostruose confinate agli angoli del mondo, popoli apocalittici, streghe malefiche e sette ostili». Ma i "cannibali" del Medioevo a volte vestono i panni di «buoni cristiani, cavalieri e re, giovani donzelle, cittadini e ammalati». Oppure «il viandante, l'eremita, il pargolo, il guerriero, tutte potenziali vittime, tutti potenziali carnefici».

Il confine tra realtà, immagine e simbolismo è molto sfumato. Altrettanto difficile è la ricostruzione storica delle "divorazioni", dai primi secoli del cristianesimo alle soglie dell'età moderna, nell'Italia centrosettentrionale e nell'area franco-normanna. D'altronde si tratta di un tabù relegato nel «campo dell'inconscio e del non detto», che sfida la logica e sfugge ai processi cognitivi.

Ma la logica non viene usata da chi cerca di placare i morsi della fame. E i processi cognitivi non servono a nulla quando, ridotti alla fame, si osserva sotto un'altra luce il «vicino», l'«amico», il «parente», l'«infante che vagola da solo in strada». D'altra parte - scrive la Montanari - «gli uomini sono pur fatti di carne, e la carne è commestibile». Se poi l'«ira celeste» ammonisce gli uomini con ogni sorta di devastazione e carestia, ecco che le «immonde pratiche necrofaghe e cannibaliche» diventano una necessità.

Ma se il cannibalismo implica un omicidio, l’antropofago è un assassino? In altre parole, quale impeto spinge il cannibale e quale scopo persegue l’antropofago? La differenza è, potremo dire, di natura fisiologica: la fame. E quando «lo stomaco geme e le viscere si contorcono» che importa dei «legami di parentela», dell’«amore genitoriale», del «sangue del proprio sangue»?

I casi riportati dalla Montanari ne "Il fiero pasto" sono numerosi e inquietanti. Come quello di Maria che, nella Gerusalemme assediata del 70 d.C., disperata per la sorte del figlioletto denutrito, «prende la terribile decisione: […] Maria uccide il piccolo, lo arrostisce e ne divora la metà», riservandone una parte ai saccheggiatori, che non devono essere «né più pavidi di una donna, né più compassionevoli di una madre». Ma perfino i più violenti rivoltosi rinunceranno al “fiero pasto”.

Tra il XIV e il XVI secolo le cronache si concentrano soprattutto nell’Italia centrosettentrionale. Questa volta non è soltanto la fame a dettare l’impulso fagico contro il nemico: è l’«integrità corporea» del nemico che deve essere stuprata e divorata, in un macabro rituale nutrizionale finalizzato allo scempio e all’umiliazione completa del nemico stesso e del suo corpo. È – dice la Montanari – l’«onta alle spoglie dell’antagonista» perpetrata attraverso forme estreme di tortura: la vittima – svestita, umiliata, ustionata, amputata – finisce con l’essere letteralmente squartata, prima dell’esposizione pubblica del corpo e del rogo finale (o dell’abbandono del corpo alle belve). Ma tutte queste forme di violenza «sono previste dagli statuti cittadini». Tutte tranne una: l’antropofagia, «culmine simbolico del rituale infamante».

La vittima viene squartata e divorata a causa dei torti perpetrati in vita; di solito i suppliziati sono aristocratici accusati di crimini politici. Ma l’atto del divorare la vittima diventa spesso un atto contro l’intera comunità: «poco importa che a pagare sia il vero responsabile». A sua volta il carnefice è un «popolo che ama il suo signore», e che pertanto «agisce spontaneamente»; perfino i bambini, nella loro liminalità, partecipano alla carneficina impegnandosi a «trascinare i cadaveri, dissotterrarli, schernirli, bastonarli, svestirli, addentarli, mangiarli e liberarsene gettandoli nei fiumi». Meglio i bambini, dunque, la cui liminale aggressività può essere facilmente manovrata dalle autorità. La trattazione storico-cronologica delle vicende antropofagiche è accompagnata da un evidente aspetto antropologico.

Aspetto antropologico e linguistico che permane ancora oggi in espressioni che riflettono un passato solo apparentemente dimenticato: «se l’è mangiato vivo», «gli hanno divorato il patrimonio», «l’ingiustizia ha cannibalizzato i deboli», «se lo mangia con gli occhi», «sei così bella che ti mangerei»… Ma anche «i vermini della terra crudelissimamente divoreranno i leoni e i lupi; le merle e gli altri uccelli piccoli ingoieranno i ghiotti uccelli rapaci. Ancora gli popolani e giente minuta «uccideranno tutti tiranni e falsi traditori e disporannogli del loro istato e grandezza co’ molti principi e potenti signori», come recita un diario anonimo del Trecento fiorentino.

da Il fiero pasto, di Angelica Montanari

Notevoli le miniature illustrate nel libro, una delle quali ritrae Maria che «prende la terribile decisione», come mostrato dalla copertina del libro.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963