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3. L’affioramento del passato Wagner e Goethe, le cui considerazioni hanno influenzato profondamente il pensiero steineriano, conoscevano perfettamente le regole dettate dall’armonia e, soprattutto, la produzione musicale precedente al loro operato musicale. L’educazione dell’orecchio consiste nell’ascolto e nell’imitazione del passato, sviluppati attraverso la cognizione del presente. In tutte le composizioni, se spogliate degli elementi armonici nuovi, è possibile riconoscere uno scheletro che appartiene a un passato fatto comunque di armonia, melodia e ritmo, e tutti i compositori trovano nelle composizioni degli altri musicisti ragione della loro originalità. Si tratta di un’eredità da trasgredire poiché la vera tradizione è «un’invenzione, e non una regressione»: così scrive Danielle Cohen-Lévinas in Da Stile e idea di Schönberg a Sistema e idea di Boulez: a proposito della negatività (rivista Aut-Aut, pag. 283-284, 1998). Si possono azzardare alcuni confronti fra personalità musicali vissute in diversi contesti storici. Per esempio, Jean de Okeghem (1430-1495), maestro di teoria e pratica musicale e sostenitore della scuola olandese durante il XV secolo, era affascinato dalle possibilità matematiche dei rapporti musicali, ed era abilissimo nel concepire enigmi musicali. Una delle sue messe (Cujusvis toni = di qualsiasi tonalità) è stata scritta appositamente senza segnatura di chiave, anticipando lo spirito ribelle di Arnold Schönberg. Mozart, invece, sarebbe stato ispirato direttamente da un allievo di Okeghem, Josquin des Prés (1445-1521), il quale «contribuì poco all’evoluzione della tecnica musicale, ma diede molto nel campo dell’espressività», secondo Herbert Weinstock in Cos’è la musica (Mondadori 1975). In uno scritto datato 24 novembre 1931, sottolinenando l’importanza di acquisire il passato, Arnold Schönberg si esprime così: «La mia originalità deriva dal fatto che ho imitato subito quello che ho visto di buono... E posso dire di aver trovato spesso cose buone per la prima volta nelle mie composizioni. Perché mi sono limitato a quello che ho visto: l’ho acquisito per possederlo, l’ho elaborato e ampliato, ed esso mi ha condotto a cose nuove… Mi attribuisco il merito di aver scritto una musica veramente nuova che, così come poggia sulla tradizione, è destinata a diventare a sua volta tradizione». Schönberg indica le figure stilistiche del passato che lo hanno influenzato: Da Bach ho imparato: 1) il pensiero contrappuntistico, cioè l’arte di ideare figurazioni capaci di fare accompagnamento a se stesse; 2) l’arte di generare tutto da un solo elemento e di inserire le figurazioni una nell’altra; 3) l’indipendenza delle suddivisioni della battuta. Da Mozart: 1) l’ineguaglianza della lunghezza delle frasi musicali; 2) la concentrazione di aspetti eterogenei in un’unità tematica; 3) la deviazione dall’uso del numero pari di battute nel tema e nei suoi elementi costitutivi; 4) l’arte di sviluppare a temi secondari; 5) l’arte di introdurre e di passare da un episodio all’altro. Da Beethoven: 1) l’arte di sviluppare i temi e i periodi musicali; 2) l’arte della variazione e della variante; 3) la varietà della struttura in brani di grande ampiezza; 4) l’arte di scrivere tranquillamente per esteso ovvero di essere spietatamente breve a seconda che lo imponga la situazione concreta; 5) lo spostamento delle figurazioni su altri tempi della battuta. Da Wagner: 1) la capacità di trasformare dei temi in rapporto all’espressione e alla loro esatta applicazione a tale scopo; 2) l’analogia tra i suoni e gli accordi; 3) la possibilità di intendere i temi e i motivi come se fossero ornamenti, in modo da poterli usare come dissonanze rispetto alle armonie. Da Brahms: 1) molto di ciò che avevo assorbito inconsciamente da Mozart, in particolare l’uso di un numero dispari di battute e l’ampliamento o la riduzione delle frasi; 2) plasticità della conformazione musicale: non risparmiare, non lesinare quando la chiarezza esige più spazio; portare a conclusione ogni figurazione musicale; 3) la sistematicità nella struttura del periodo; 4) economia di mezzi, ma insieme ricchezza. Ho imparato molto anche da Schubert, Mahler Strauss e Reger. Il vecchio rappresenta il supporto dinamico grazie al quale si opera lo scontro dei sistemi, lo scontro delle tradizioni… Queste sono le cause che provocano mutamenti nei metodi di composizione. In un senso molteplice la musica fa uso del tempo. Usa il mio tempo, il vostro tempo, il suo tempo». Così si esprime Schönberg, specificando altresì che «non esiste opera d’arte che non porti con sé un nuovo messaggio per l’umanità, e non c’è grande artista che fallisce a questo riguardo». Nel suo saggio Musica nuova, musica fuori moda, stile e idea si delinea un lungo dibattito tra l’idea che sta a monte e i mezzi dei quali il compositore può disporre per realizzare la sua idea: «Uno strumento può cadere in disuso, ma l’idea che sta dietro non potrà mai tramontare… È veramente deplorevole che molti compositori contemporanei si preoccupino tanto dello stile e così poco dell’idea». E ancora: «Non è attraverso un processo cosciente che ho sviluppato la mia tecnica e il mio stile». È come se rispondere di uno stile e di una tecnica significasse in qualche modo ignorarle e occuparsi prima di tutto e imperativamente dell’evoluzione del materiale suscitato dall’idea. La “negazione totale del sentimento” auspicata dallo spirito dodecafonico di Schönberg ha procurato diversi adepti, ma anche dissacratori del suo pensiero. Per esempio, Alfred Einstein afferma che l’avvenire della musica non è nell’imitazione, nella parodia del passato o nell’inutile ritorno a esso, non nel gruppo o nella scuola, non nel sistema, ma nelle grandi personalità creative, cioè nel fattore uomo. Il termine “imitazione” si riferisce anche a quei meccanismi di apprendimento del tutto istintivi che caratterizzano, per esempio, la crescita di un organismo in un determinato ambiente. Quasi tutte la fasi biologiche si compiono attraverso gli insegnamenti impartiti dai propri simili, ed è pur certo che le grandi personalità creative hanno utilizzato schemi preesistenti a cui affidarsi durante il periodo di formazione, assimilando il passato e successivamente rielaborarlo in una veste del tutto nuova. Anche la musica di John Cage o di Sun Ra trova ragione di esistere nella necessità di “imitare” i suoni naturali, astrali o cosmici da cui questi musicisti sono stati colpiti. EdMax |
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