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Matematica e scienza: un romanzo

Creato da EdMax il 13/03/2011

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L'animale donna - La complessità della forma femminile (di Desmond Morris)

Post n°109 pubblicato il 24 Maggio 2011 da EdMax
 

Desmond Morris, L’animale donna – La complessità della forma femminile (Mondadori 2005)

L'animale donna (Mondadori)

Fonte dell'immagine: http://www.librimondadori.it/web/mondadori/scheda-libro?autoreUUID=df71f0ae-9ea9-11dc-9517-454a8637094f&isbn=978880455589

Dopo La scimmia nuda – Studio zoologico sull’animale uomo, Desmon Morris presenta L’animale donna – La complessità della forma femminile.

Nell’introduzione, Morris spiega che «ogni donna ha un bel corpo, bello perché è il brillante risultato di milioni di anni di evoluzione. È ricco di stupefacenti adattamenti e impercettibili perfezionamenti che lo rendono il più rimarcabile tra gli organismi del pianeta. Nonostante ciò, in momenti e in luoghi diversi, le società umane hanno cercato di imporsi sulla natura, modificando e adornando il corpo femminile in migliaia di modi diversi. Alcune di queste elaborazioni culturali erano gradevoli, altre dolorose, ma tutte tendevano a rendere la femmina umana ancora più bella».

Nel capitolo I, L’evoluzione, Morris ci delizia con qualche dato iniziale: mediamente «il corpo di un maschio comprende 28 chili di muscoli, quello di una femmina soltanto 15. Di conseguenza, sempre in media, un maschio è del 30% più forte, del 10% più pesante, del 7% più alto di una femmina media. Il corpo femminile, centrale per la riproduzione, deve essere meglio protetto contro la fame. Di conseguenza, il corpo ricco di curve di una donna contiene il 25% di grasso contro il 12,5% di un maschio nerboruto».

I capelli

Il capitolo II è dedicato ai capelli. Morris si chiede: «perché la femmina umana ha dei peli così ridicolmente lunghi? […] Qual era il vantaggio evolutivo di una simile crescita eccessiva? Ancora più strano è il fatto che, a parte la testa, le ascelle e i genitali, la tipica femmina umana è virtualmente priva di peli». Forse «per proteggere le teste dai raggi solari», mentre «mantenere nudo il resto della pelle avrebbe enormemente facilitato la termoregolazione via sudorazione».

Ma la spiegazione più probabile è «che la bizzarra distribuzione della peluria umana serva come una specie di bandiera, una caratteristica che ci distingue dai nostri parenti più stretti».

Nel corso dei secoli – continua Morris – i capelli «sono stati rasati, nascosti, acconciati, tagliati, accorciati, allungati, lisciati, arricciati, ondulati, raccolti, lasciati sciolti, colorati e decolorati in migliaia di modi diversi. Nessun’altra parte del corpo femminile è stata soggetta a una tale varietà di interventi culturali».

Di capelli «sulla testa umana ve ne sono circa 100.000. Le bionde le hanno più fini, e compensano con un numero lievemente superiore alla media, di solito circa 140.000. Le castane ne hanno circa 108.000, mentre le rosse, che hanno i capelli più grossi, ne possiedono soltanto 90.000. In media, ogni capello cresce per circa sei anni. Poi entra in una fase di riposo di tre mesi prima di cadere. In ogni momento, il 90 % dei capelli sono in crescita attiva, mentre il 10% è a riposo. Nell’arco di una vita umana, ogni follicolo produce dodici capelli, uno dopo l’altro. Unici fra tutti i mammiferi, gli esseri umani non hanno una muta stagionale: la nostra capigliatura ha la stessa densità in tutte le stagioni».

«Mediamente, ogni capello cresce circa 13-18 cm l’anno. Quindi, ogni capello, se non tagliato, può raggiungere più di un metro di lunghezza prima di cadere, una lunghezza sconosciuta a tutti gli altri primati, che rappresenta il solo tratto davvero tipico della specie umana».

E poi, i capelli «corti, efficienti, della donna in politica, i lunghi capelli fluenti della stella del pop, quelli accuratamente spettinati dell’attrice di Hollywood, le creste a porcospino del ribelle». Dal Look Naturale al Look Pratico al Look alla Moda, fino ai capelli finti e alle parrucche. Alcune donne non si presentano mai in pubblico con i capelli sciolti: è la strategia della "governante" o della "preside", «che devono imporre la propria autorità raccogliendo il più strettamente possibile i capelli. Questo li de-femminizza e li libera da ogni accenno alla libertà personale o alla natura. I capelli sono così perfetti che non possono essere spettinati, così strettamente raccolti da non poter essere accarezzati. In questo modo, sia letteralmente sia metaforicamente, non c’è un capello fuori posto, e diventano inavvicinabili e intoccabili».

Ma ci sono anche «donne che sono state percosse persino a causa di una sola ciocca di capelli inavvertitamente sfuggita da sotto il velo tradizionale mentre erano per strada».

E tra bionde e more? «La femminilità del biondo – scrive Morris – si estende all’intero corpo. Le bionde hanno una peluria morbida e sottile, mentre le brune devono armarsi di rasoi e cerette. In particolare, le ascelle e il pube delle bionde sono assai poco irsuti. La morbidezza setosa dei peli pubici contrasta in modo stridente con l’aggressivo cespuglio delle brune. Nei momenti più intimi – conclude Morris – le bionde sono in lieve vantaggio sulle donne dai capelli più scuri».

Nel prossimo post: le sopracciglia

EdMax

 
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