Colchide

Esistenze Toccanti.


Mi domando spesso cosa possa voler dire amare qualcuno che non può e non vuole essere amato. Qualcuno di intagibile, irreale, talmente etereo da non essere considerato vivo, ma lo è, io sento che è così. Quel "qualcuno" l'ho creato io. E' nata una sera di maggio, mentre rientravo a casa. E' nata senza particolari dolori ed il travaglio è stato relativamente breve.E' nata impugnando una spada frastagliata e assolutamente non simmetrica, talmente affilata da non poter essere toccata senza che si apra una ferita, assetata di sangue e completamente nera. E' nata combattendo un esercito di nemici in armatura, in un campo di battaglia intriso di sangue e intestini e cadaveri lacerati. E' nata con una canzone degli Evanescence: My Immortal, che accresceva le emozioni di quella scena creata dal mio cervello. Una scena dove l'unica persona che aveva capito il carattere crudele e spietato di lei, moriva sopraffatto dalle lame avversarie.Una scena che nella mia mente doveva commuovere chi aveva seguito l'intera storia. Una scena che non ho mai realizzato, ma che continuo a visualizzare a volte con una canzone e a volte senza. La immagino tragica, la vedo terrificante. Il volto del mio personaggio che si fa dolore, rabbia e sofferenza. Lei che finalmente viene inghiottita da un vortice di passioni e sensazioni mai provate fino ad allora. Lei, che ha capelli che sembrano fiamme talmente sono rossi e lucenti. Che ha occhi verde smeraldo che sembrano brillare di luce propria, intensi, freddi, calcolatori. Il corpo ricoperto da cicatrici di infinite battaglie ed ogni cicatrice è un motivo che la spinge ad andare avanti portando a termine la sua terribile vendetta. Contro chi, ancora non è chiaro nella mia mente, immagino un nemico talmente terribile da essere insopportabile, fastidioso ed inaccettabile.Scrivo di lei e m'innamoro sempre di più di questa figura tormentata e bisognosa di sentimenti perchè ne è completamente priva. La ritraggo e ne delineo le forme, i difetti, ogni piccola cicatrice e riesco a vederla, sentirla... Ha una voce roca, calda. Parla pochissimo ed i suoi movimenti sono precisi e felini. Ogni semplice gesto mostra una sua eleganza, un suo stile. La amo, ma lei non potrà mai saperlo e così aspetto.Aspetto che il mio mondo si concretizzi, che la magia antica e perduta ritorni ad essere la vera tecnologia e che la natura prenda nuovamente possesso di questo pianeta.Così siedo ai piedi del letto, una tazzona di caffè al mio fianco, il quaderno degli scarabocchi sulle ginocchia e parlo con un foglio bianco sporco di grafite, pregandolo di vivere.So bene cosa vuol dire amare niente e nessuno. Ma non per questo mi arrendo, anzi...