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« La crisi in ItaliaUscire dall'euro? »

La crisi dell'Euro

Post n°7 pubblicato il 07 Aprile 2013 da PieralliEurogroup

 

La Crisi dell’Euro

Per potere essere ammessi nella moneta unica tutti I paesi che avessero volute aderirvi, entro il 1 dicembre 1999 avrebbero dovuto soddisfare i seguenti criteri di convergenza economici e finanziari.

1)Rapporto deficit/Pil (nominale) inferiore al 3%

2)Rapporto debito/Pil (nominale) inferior al 60%

3)Tasso d’inflazione non superiore del 2% rispetto alla media del tasso di inflazione dei tre paesi con l’inflazione piu’ bassa

4)Aver fatto parte del Sistema Monetario Europea (SME) per almeno due anni consecutive a ridosso della data di entrata

5) Tasso di interesse nominale non superior al 2% rispetto alla media del tasso d’inflazione dei tre paesi con l’inflazione piu’ bassa

Rispettati questi parametric,ogni valuta nazionale avrebbe potuto “fondersi” nell’Euro con cambio irreversibile.

 

Il 1 dicembre 1999 l’Euro entra in vigoure per le transazioni bancarie e I mercati finanziari mentre entrera’ nelle tasche dei cittadini il 1 gennaio 2002.

I paesi che entrarono nel 1999 furono: Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Finlandia e Italia. La Grecia non pote’ entrare nel 1999 perche’ non rispettava I parametric di deficit, debito e inflazione.

L’Italia fu ammessa nonostonate non rispettasse il parametro del debito pubblico. In Italia, il debito pubblico era sceso dal 123% del 1996 al 111% del 1999, ma era ancora largamente superiore a quanto rischiesto.

La Grecia fu ammessa nell’Euro nel 2001.

I nizialmente I Paesi “periferici” (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda) trassero grandi benefice dall’Euro. Infatti la scomparsa del rischio di cambio e del pericolo dell’inflazione (la BCE ha l’unico compito di mantenere l’inflazione sotto il 2%) gli investitori cominciarono ad investire in tali paesi e I tassi d’interesse sui titoli di stato, sui mutui,e sui prestiti in generale scesero a livelli mai sperimentati in alcuni paesi.

EMJ

in foto 

 

Dal grafico si puo’ capire quali siano stati i vantaggi iniziali dell’Euro per I “paesi periferici”. I tassi d’interesse sui titoli di stato (che influenzano poi tutti gli altri tassi d’interesse) che alcuni paesi dovevano pagare negli anni 90 erano superiori al 10%, dopo l’introduzione dell’Euro questi erano scesi a livelli inferiori al 4%.

Dall’altro lato l’Euro pero’ l’Euro significo’ anche eliminare le “barriere” monetarie verso l’industria domestica. Sistemi industriali di paesi con bassa produttivita’ e imprese di dimensione inferiori si trovarono in aperta competizione con I sistemi industriali di paesi come la Germania. Prima dell’Euro se un paese importava persistenetemente piu’ di quanto esportava la sua moneta si svalutava e dunque la bilancia commercial ritornava in pareggio. Allo stesso modo la Germania, il primo esportatore dell’UE, non poteva accumulare persistenetemente grandi surplus commerciali perche’ il marco Tedesco tendeva ad apprezzarsi verso le alter valute dei partner commerciali rendendo le merci tedesche meno competitive. Quando il marco si apprezzava il surplus commercial Tedesco tendeva a scomparire. In un Sistema di cambi bloccati come l’Euro, la Germania pote’ incominciare ad esportare nell’aera euro accumulando surplus sempre piu’ grandi a cui corrispondevano deficit commerciali sempre piu’ grandi.

annualcurrentaccount

in foto "Annual current account ballances" 

Tali surplus commercial si reversavano nelle banche tedesche, olandesi e degli altri paesi "forti" dell'Euro e in un sistema basato su una moneta unica e dunque libera circolazione dei capitali, si riversavano nelle banche dei paesi periferici.

cuntries of the len

in foto 

 

Questi capitali in entrata nei paesi periferici andavano a finanziare:

-Il settore pubblico nel caso di Grecia e in parte Italia

-I consume private nel caso di Irland e Spagna

A questa dinamica si aggiunse anche la questione della politica monetaria. In genere la politica monetaria funaizona nel seguente modo: quando l’economia cresce troppo e c’e’ pericolo di inflazione o di bolle immobiliari, la banca central alza I tassi d’interesse per smorzare questa dinamica. Quando l’economia cresce troppo lentamente o non cresce, la banca centrale abbassa I tassi di interesse per stimolare l’economia.

Nell’Euro le dinamiche di crescita economica dal 2000 al 2006 sono state molto diverse. Un gruppo di paesi ebbe una crescita economica molto elevata (Grecia, Irlanda e Spagna) mentre altri paesi, tra cui le tre maggiori economie Francia, Italia e Germania, ebbero una crescita economica molto lenta. Nell’intento di stimolare tali economie con bassi tassi di interesse, la BCE fini’ per adottare politiche monetary pro cicliche per I paesi periferici il cui tasso d’inflazione (specialmente Spagna, Grecia e Irlanda) crebbe piu’ velocemente che nel resto dei paesi. Le esportazioni di quei paesi risultarono ancora meno competitive mentre bassi tassi d’interesse e dinamica dei prezzi piu’ sostenuta cominciarono a creare le basi per il formarsi di una bolla immobiliare (in Spagna e Irlanda)

Dunque la crisi dell’Euro e’ molto complessa e intricate, e le crisi hanno diverse sfumature nei differenti paesi.

 

 

Grecia

Dopo l’ingresso nell’Euro, la Grecia che aveva avuto una valuta storicamente debole perse ulteriormente competitivita’. L’entrata dell’Euro gli porto’ anche dei benefici: I tassi d’interesse cominciarono e I capitali ad entrare nel paese. In Grecia, cosi’ come gli altri paesi periferici, cominciarono arrivare capitali dai paesi forti che finanziarono la crescita economica del paese. I capitali in entrata finanziavano I consume delle famiglie e in fabbisogno dello stato che nel frattempo, confidando che il tasso d’interesse sui titoli di stato sarebbe rimasto stabile, aumento’a dismisura la spesa pubblica. Inoltre in Grecia l’evasione fiscale e la corruzione divennero pratiche endemiche.

 

greceof 

in foto "Grece governement spending"

grecegovernmentbudgets

in foto Grece governement budget

 

 

La  recessione del 2008 porto’ ad una caduta del Pil Greco e la spesa pubblica divenne insostenibile. Inoltre nel dicembre 2010, il presidente del governo appena insediato, Papandreu, comunico’ che il governo precendente aveva occultato la vera entita’ del deficit che non era del 6% ma del 14-15%. Le dichiarazioni della Germania riguardo il fatto che la Grecia non sarebbe stata salvata e che la questione sarebbe rimasta tra il governo e I creditori private, scatenarono il panico sui mercati finanziari e lo spread (differenziale di rendimento) tra I titoli

greci e tedeschi sali’ sopra i 1000 punti base (10%). Immediatamente l’attenzione dei mercati finanziari si sposto’ sugli altri paesi “fragili” dell’Eurozona, Irlanda, Spagna e Portogallo.

Infatti dopo lo scoppio della crisi greca si e’ assistito ad una generale, progressive e marcata divergenza (spread) tra I tassi  d’interesse sui titoli di stato dei paesi periferci e il bund Tedesco. L’aumento degli spread (differenziali) sui tassi d’interesse ha peggiorato le finanze pubbliche dei paesi periferici e dunque la crisi greca comincio’ a “contaggiare” gli altri paesi fagili gia’ in recessione

euroarea

in foto Euro area

 

Con simili tassi di interesse il debito comincio’ ad auto accumularsi. Dopo molte trattativen e diversi salvataggi soggetti a condizionalita’ (tagli della spesa pubblica, riforme del lavoro ecc), l’anno passato il Governo Greco insieme alla BCE, Commissone Europea e FMI hanno concordato un tagli di circa il 50% del valore dei titoli. Le banche di Cipro che avevano accumulato circa 20 miliardi di titoli greci sono entrate in crisi.

 

 

Iralanda e Spagna

L’Irlanda era considerate dai media finanziari “la tigre celtica” : flessibilita’ del lavoro, deregolamentazione del settore bancario, poco intervento dello stato e una tassazione sulle imprese di circa il 10-15%  erano considerati il segreto del successo irlandese.

Allo stesso modo la Spagna sperimento’ una forte crescita economica e un forte aumento del Pil rpo capite.

Dalla meta’ degli anni 90 il Pil crebbe ad un ritmo doppio rispetto a quello degli altri paesi dell’Eurozona e il reddito procapite del paese nel 2005 era diventato il piu’ elevato della zona Euro mentre quello della Spagna aveva superato quello italiano.

 

irelandgdp

in foto ireland GDP

 

spaingdp

in foto Spain GDP

 

Nello stesso tempo I due paesi dal punto di vista del bilancio pubblico potevano essere considerati piu’ virtuosi della Germania. Il loro bilancio annual era quasi in pareggio.

 

 

 

spaingovernementbudgets

in foto Spain Government Budget

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in foto Ireland Government Budget

 

 

In verita’ in Irlanda e Spagna era in atto delle gigantesche bolle immobiliari e il sistema si basava sugli influssi di capitali ( dai paesi forti) che finanziavano a debito i consumi privati dei paesi deboli. Il continuo aumento dei prezzi delle abitazioni spingeva le banche a concedere mutui anche a persone non solvent, e in caso di mancato rimborso la banca poteva riprendersi indietro la casa e rivenderla ad un prezzo ancora maggiore.

In generale l’aumento del prezzo delle case faceva si che la ricchezza patrimoniale delle famiglie aumentasse e con essa anche la loro possibilita’ di contrarre debiti. Il boom del settore immobiliare aveva, soprattutto in Spagna, creato una sorta di “indotto” nel quale molte persone erano occupate (industria dell’acciaio, cemento, turismo, servizi immobiliari).

Quando l’economia comincio’ a stagnare e il prezzo delle case comincio’ a scendere in seguito alla crisi finanziaria americana del 2007 che nel 2008 arrivo’in Europa, il settore bancario di questi paesi entro’ in crisi a causa dello scoppio del numero di insolvenze sui mutui. Inoltre il crollo del prezzo delle case comporto’ una perdita patrimoniale per le banche. A tutto cio’ si uni’ una fuga di capitali verso I paesi forti e l’esplosione dei tassi d’interesse sul debito pubblico sul quale si era riversato il debito privato. Cioe’ gli stati si dovettero indebitare per salvare il settore private, e il debito si sposto dal settore private al settore pubblico. La caduta del Pil dovuta alla recessione accrebbe ulteriormente il livello debito/Pil

irelandgovernementdebt

 in foto Ireland Government debt

 

spaingovernementdebt

in foto Spain Government debt

In particolare il fallimento di Anglo Irish Bank costo’ all’Irnada cira 30 miliardi di Euro, quasi 1/3 del Pil del Paese.

Nel 2010 l’Irlanda dovette ricorrere ai prestiti internazionali per non rischiare la bancarotta

Le crisi di Irlanda e Spagna possono essere dunque interpretate come una crisi bancaria da debito private che si e’ riversata sulle finanze pubbliche, e non come una crisi “puramente” da debito pubblico. 

 

 

-PieralliEurogroup

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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NOI siamo un gruppo composto da 9 ragazzi, studenti di 16, 17 e 18 anni del Liceo Psicopedagocico, indirizzo Socio-Economico, "Assunta Pieralli" di Perugia, Umbria.

I post sono stati interamente scritti da noi grazie alle nostre conoscenze personali e scolastiche.  Le statistiche sono state prese dai siti apposti italiani e non.

Alcuni post sono stati realizzati similmente a saggi brevi, dove vengono anche citati opere e/o autori per i quali, se nessario abbiamo aggiunto link.

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