Cuore e regole

La pancia, la mente e le idee


°°° Ossia: perché mangiamo il prosciutto (versione riveduta)Leggendo questo scritto ho trovato uno spunto per dire alcune cose. In linea di massima sono d'accordo con le idee esposte da Elisa ma da parte mia sento la necessità di armonizzare, includere, trovare equilibri. e soprattutto eliminare idee astratte che ci allontanano dalla quotidianità, dalla nostra vita reale. Negli ultimi anni mi sono accorto che la nostra mente può essere una vera trappola e che le idee che ci guidano a volte possono essere astratte e lontane dai nostri reali bisogni, dalle emozioni che animano il sottobosco della veglia. Nel post di Elisa ho avvertito la mancanza di armonia seppur lei l’avesse dichiarata come necessaria. Credo che le parti in gioco non siano solo le tradizionali: Corpo, Anima e Spirito, penso invece che ci siano molte più componenti e che queste siano compenetrate e inscindibili. Mi chiedo sempre più spesso quale valore abbiano certe vecchie acquisizioni sull’uomo che sono frutto di speculazioni filosofiche e religiose astratte. Voglio fare un esempio pratico. 1. Se ho bisogno di nutrimento il corpo crea una serie d'impulsi elettrici o stimoli nervosi che provocano una situazione di allarme, questa  sensazione è riconosciuta dalla psiche come fame. Con la nostra capacità intellettiva e razionale noi iniziamo a metter in atto una serie di azioni per trovare cibo e per fare ciò ci relazioniamo a ciò che ci circonda. Quindi la carne provoca una serie di reazioni emotive, psichiche, sociali.2. Per ottenere cibo noi usiamo le nostre capacità di relazione, la lingua, la cultura, l’esperienza, la nostra personalità ecc ecc.  Il cibo lo possiamo guadagnare, chiedere, rubare…  la risposta alla necessità fisica non è astratta ma è legata alla nostra storia personale, alle condizioni del luogo dove viviamo, all’educazione che abbiamo ricevuto…. La qualità e la modalità delle azioni necessarie ad ottenere cibo sono operazioni psichiche molto complesse. Per esempio: se voglio chiedere il cibo devo gestire una relazione di dipendenza e sottomissione, se voglio rubare dovrò gestire i sensi di colpa. Quindi attorno a questo nostro bisogno fisico ruota anche il nostro mondo interiore.3. Il bisogno fisico, ossia il bisogno di nutrimento, muove un mondo conscio e inconscio che in parte possiamo gestire ma che per altri aspetti sfugge al nostro controllo. Il cibo può avere tanti significati a livelli diversi che in modo conscio o inconscio condizionano le nostre scelte: a livello fisico (ad es. cibi dei quali sentiamo d'aver bisogno e altri che istintivamente non sopportiamo), a livello psichico (perché non mangiamo quando siamo tristi o mangiamo troppo quando siamo nervosi?) ci sono significati culturali, riti collettivi, ma anche importanti significati religiosi (per es. i tabù alimentari di tante religioni, il digiuno e altro) Noi quindi percepiamo uno stimolo che reclama alimenti (proteine, grassi, zuccheri…) ma questa necessità smuove tutta la complessità del nostro essere dall’attività nervosa all’istinto, e così anche le emozioni, la psicologia dell’inconscio, l’esperienza, fino a superare l’individualità e renderci esseri sociali, parte di una rete che con l’esperienza condivisa (cultura, struttura economica ecc ) ci ha reso capaci di rispondere a questo bisogno. 4. L’aspetto psichico e quello sociale ampliano il ventaglio di risposte e atteggiamenti di fronte al cibo. La soddisfazione di un bisogno primario viene caricato di significati culturali e sociali e si allarga ancora coinvolgendo aspetti morali e spirituali. La qualità delle azioni messe in atto per sfamarci influisce sull'aspetto morale, queste azioni sono buone o cattive e quindi influiscono sullo spirito. Il bisogno primario ha smosso quindi anche la parte spirituale la quale viene chiamata in causa da azioni virtuose che la edificano o viziose che la fanno regredire. Al di la della religione di riferimento, se portiamo alle estreme conseguenze il nostro pensiero potremmo dire che soddisfare la fame è una cosa che riguarda anche il nostro destino soprannaturale.CocludendoQuesti esempi servono a capire quanto sia contorto e complesso il mondo interiore che schematicamente noi definiamo "anima" e "spirito" ma che di fatto non conosce vere distinzioni. Il bisogno di cibo e la sua soddisfazione fa si che noi ci comportiamo come un essere armonico e complesso. Se un bisogno fisico tanto elementare può provocare una tale complessità di risposte e azioni ancora di più complessi sono i processi che mettiamo in atto quando vogliamo soddisfare bisogni di natura psichica e dove poi i modelli ideali proposti dalle religioni e filosofie! Non vuol dire niente quindi che il cibo riguarda il corpo; mangiare non è una mera attività fisica, non è un'azione emotivamente, psichicamente, moralmente e spiritualmente neutra. Concludendo direi che separare questi aspetti del nostro essere può forse essere utile per una trattazione scolastica ma se pensiamo che nella vita possiamo metterlo in atto è più probabile che provocheremo corto circuiti e scompensi piuttosto che agevolare la comprensione e l'accettazione di se stessi. Il post di Elisa parlava di purificazione, ebbene io credo che l'inizio della purificazione consista nel fare la pace con ciò che siamo. NON siamo anime imprigionate in un corpo estraneo e in conflitto ma uomini e donne capaci di Dio. L'impostazione antropologica giudeo-cristiana è l'unica in piena armonia con le acquisizioni delle scienze umane... non per nulla la psicologia nasce in ambiente ebraico.  Non per nulla gli esoteristi vari, fondamentalisti e mistificatori vari vedono la  psicologia come fumo negli occhi e piuttosto si dedicano e appassionano alla fisica e alla sua prevedibile, misurabile meccanica.