Creato da EasyTouch il 05/09/2008

LA FATA IGNORANTE

Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.

 

 

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Merito

Post n°1072 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da EasyTouch

Premetto che no so proprio niente, men che meno sul merito. Più vado avanti e meno so, perddippiù tendo a dimenticare. O forse non ho più bisogno di schemini logici di orientamento. Più vado avanti e più riscopro che ciò che mi orienta mi appartiene da sempre. Questa è una divagazione, ma forse può servire. Del merito, dunque. Ne ho sentito parlare, se ne sente parlare continuamente, a livello politico, sociale, psicologico, personale, implicito ed esplicito. Lungi da me formulare una teoria omnicomprensiva, ma vorrei analizzarne parzialmente alcune dinamiche e aspetti. Il merito è un giudizio. Si dice giudizio di merito, no? Quindi appartiene alla sfera del pensiero. Tutto ciò che attiene a questa sfera non esiste ancora, ma è il carburante per l'esplosione che si avrà, cioè i fatti. Il giudizio di merito copre quella parte di pensiero che comunica con la potenza dell'altro ed è in grado di attivarla. Oltre a poter attivare l'atto, il giudizio di merito ha il potere di modellare i pensieri dell'altro: sappiamo tutti che i nostri pensieri non sono solo nostri ma sono costruiti insieme. Un certo grado di manipolazione è inevitabile. Alcuni giudizi di merito hanno dei meriti, se l'intenzione è di muovere verso la costruzione di un sé indipendente. Altri sono solo dei sottili modi per tracciare i confini delle responsabilità, mi viene in mente "ti meriti una promozione=sei responsabile del tuo buon operato". Altri sono dei modi per addossare responsabilità o per spronare ad ancora inesistenti luoghi della nostra esistenza che ci spetterebbero. Questi ultimi modi lasciano scorgere delle cattive intenzioni nell'utilizzo del giudizio di merito. Il giudizio di merito porta con sé la valutazione, il peso che il dichiarante fa del valore della persona di cui esprime il giudizio. La persona è valutabile da un'altra persona, non sono di certo quella che sostiene che le persone non vadano giudicate: come ci orienteremmo nel mondo? Quando il giudizio di merito è pilotato da un'intenzione diversa dal bene che si desidera per la persona che lo riceve (non contemplo un altro contesto, se non quello della completa gratuità quando si usa il giudizio di merito su una persona, diverso è invece quando si esprime un giudizio di merito su un comportamento o un operato oggettivabili, allora è possibile inscriversi in un sistema più obiettivo sganciandosi il più possibile da un giudizio di valore assoluto della persona) allora tale giudizio è sempre dannoso. Non è possibile che non lo sia. Che sia positivo o negativo, è dannoso. Lo è perchè il presupposto da cui parte è diverso dal bene che si desidera per quella persona. Che sia anche "so quale è il tuo bene quindi ti riferisco cosa ti meriti" il presupposto è "so io qual è il tuo bene", non "ti voglio bene". Se fosse "ti voglio bene" non ci sarebbe mai l'assunzione a monte di sapere quale sia il bene per l'altro. Il discorso qui riguarda persone alla pari, ovviamente.

Tutta questa manfrina per togliere. Togliere e semplificare per giungere a pensare che chiunque mi dica cosa mi merito nella vita ignora o fa finta di ignorare che nella vita spesso le cose non si devono meritare, capitano e poi si scelgono anche se non hanno speranza di essere, o non si scelgono e fine del discorso. Non sostengo il primato del soggetto e della sua capacità di scelta sul mondo, cioè per me il soggetto nel mondo è depotenziato e spesso non è nelle condizioni di poter scegliere.

Alcune volte, poi, le cose semplicemente capitano.

Rileggendo quanto sto scrivendo, mi fermo a metà e intuisco il perchè dell'incipit sul bisogno di orientamento schematizzato: cercavo di slegarmi di fronte a me stessa dal dover assumere un punto di vista disciplinare specifico. Sappiamo che ogni analisi corretta non può prescindere dalla dichiarazione del proprio punto di vista, quando si vuole operare nel campo giusto con gli strumenti giusti. Questo però è un caso personale e non disciplinare, il tentativo è volto all'ordinamento dei miei pensieri, l'unica dichiarazione che posso riferire sul mio punto di vista e che va a inquadrare il discorso complessivo è che l'intenzione che mi ha mosso è voler comprendere perchè provo fastidio ogni qual volta mi si dice cosa io meriti in ambito privato.

E ancora: scrivo scrivo e delirando logicamente immagino il tuo giudizio nel leggermi. Quanto indipendenti siamo dal giudizio altrui? io me ne frego.

 
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