FAVOLE

ferite

Grazie alle nostre ferite possiamo accedere al nostro nucleo piu' vero.  Esso, infatti, resta dentro di noi, illeso e intatto, nonostante tutte le offese che possiamo patire.  [...]  Non ci fermiamo a considerare le ferite, ma attraverso di esse vediamo il nostro essere autentico, il nostro io originario.  E a questo nucleo genuino possiamo giungere quando ad esempio contempliamo i sogni che facevamo da bambini sulla nostra vita, quando analizziamo i desideri che esprimevamo da piccoli su quello che avremmo voluto fare da grandi.  Possiamo chiederci, infatti, quale segnale si cela nel nostro desiderio infantile di diventare muratore o panettiere. 
Nel desiderio di fare il muratore si nasconde l'intuizione di costruire qualcosa che diventi casa e rifugio per l'altro.  L'immagine del panettiere esprime invece l'idea di addolcire la vita dell'altro.  Un altro modo per trovare indizi significativi e' quello di cercare di ricordare quali giochi facevamo sempre da bambini.  Una donna, ad esempio, da bambina giocava sempre con le bambole, le vestiva con begli abitini e si prendeva cura di loro.  In questo gioco infantile esprimeva la sua tendenza a prendersi cura dell'altro, a nutrirlo e ad accudirlo.  Possiamo trovare il sentiero tracciato per noi anche considerando con piu' attenzione la favola che da bambini era la nostra preferita, oppure analizzando i racconti che leggevamo con tanto entusiasmo.  Una bambina, ad esempio, restava sempre affascinata dagli esclusi.  Il sentiero della vita che l'avrebbe portata a scoprere la sua piu' ver natura divenne dunque l'accoglienza degli emarginati.
[Anselm Grun, Il piccolo libro della vera felicita', Gribaudi, Milano, 2003]