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Nesti: "Cairo: la fine di un'epoca"

Post n°7123 pubblicato il 30 Maggio 2011 da fedelissimiroma1971

Fonte: www.carlonesti.it


Settembre 2005-maggio 2011: 6 stagioni (3 in Serie A, mai prima dell’undicesimo posto, e 3 in Serie B) per tornare esattamente al punto di partenza.
 
Se la squadra post-fallimento del 2005 era tutta da inventare, quella di adesso altrettanto, perché sono presenti in rosa solo 13 giocatori su 26 di proprietà (gli altri dovranno essere rispediti al mittente per fine prestito), e perché, fatalmente, Bianchi e Ogbonna verranno ceduti.
 
Mai visto un patrimonio di fiducia (do you remember Toro-Albinoleffe?) dilapidato in questo modo demenziale, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
 
A Urbano Cairo, con il quale ho avuto sempre un rapporto leale, e che a lungo ho difeso, chiedo di avere la dignità di farsi da parte.
 
La vita è fatta di vittorie e di sconfitte: lui, come editore, ha dimostrato di essere un vincente, ma, come dirigente calcistico, un perdente. Non c’è niente di male nell’ammettere un fallimento: anzi… è segno di lodevole autocritica.
 
Se Cairo restasse, significherebbe usare il Toro, e i suoi tifosi, alla stregua di “ostaggi”, esattamente come accadde con l’indesiderato Cimminelli, che, tuttavia, si è “suicidato”, a livello finanziario, proprio per quella squadra, della quale non era neppure tifoso.
 
A Urbano riconosco i meriti della prima stagione, spese a volte sottovalutate dalla piazza (30 milioni di debiti), e stipendi sempre puntuali (17 milioni lordi di ingaggi).
 
Sono meriti, tuttavia, che diventano microscopici in rapporto ai torti: 8 allenatori, 11 esoneri, 7 direttori sportivi, e 118 giocatori arruolati. Una catastrofe.
 
Troppe le promesse a vuoto, diffuse in giro per i clubs, e troppe le bugie raccontante, prime fra tutte la falsa volontà di vendere, per 2 volte nel giro di un anno.
 
La gente non è stupida: non ama essere presa per i fondelli. E non le si può raccontare che gli acquirenti non esistono, perché la cordata di Proto esisteva eccome, ha bussato, e non è stata fatta entrare.
 
“Game over”: meglio un presidente anche molto meno facoltoso, ma almeno rispettoso del Filadelfia e del settore giovanile. I tifosi del Toro non chiedono niente di più per “resettare” tutto, e ricominciare da capo.

 

 

 

 
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