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Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da giovannydelprete


Ai confini la Fiamma con gli
sci



Nel frattempo i Carabinieri
Reali stanno affrontando con metodo un altro ambiente operativo
difficile. La montagna era stata una loro culla naturale in uno
Stato dai confini così aspri come quello sabaudo. Le stazioni
confinarie sulle Alpi avevano sempre avuto in dotazione le
racchette per facilitare, insieme al cavallo, gli spostamenti in
inverno.


E' nel 1922, seguendo l'esempio dei
loro specializzati colleghi alpini che tanto avevano brillato nella
Grande Guerra, che il Comando Generale istituisce i reparti di
carabinieri sciatori. Del resto i reparti di CC RR assegnati alle
grandi unità dell'esercito di campagna operanti lungo l'arco alpino
provengono in prevalenza dalle stazioni di montagna e hanno già una
buona esperienza.


Cosi per i carabinieri sciatori e
rocciatori il reclutamento avviene tra i militi che prestano
servizio nelle stazioni dislocate lungo le Alpi e la dorsale
appenninica. Essi sono gli eredi della tradizione alpina savoiarda
dei carabinieri nel 1814.


La dotazione prevede il meglio che
possa offrire la tecnica sciistica degli anni Venti e Trenta:
attacchi e bastoncini moderni, sci specializzati per il fondo o la
discesa, materiali come la betulla o il legno di hickory. Lo stile
insegnato è il telemarken, soppiantato poi dallo stile scandinavo e
da quello alpino.


Rivedendo le foto dell'epoca, con
quegli attacchi a molla e cavetto d'acciaio (così difficile da
reinserire quando si sgancia per una caduta), le racchette in legno
con l'impugnatura e il laccio di cuoio, gli scarponi rigorosamente
di cuoio chiusi da lacci e soffietto, non si può fare a meno di
sorridere pensando alle attuali fibre di carbonio, alle leghe
spaziali, agli scarponi in plastica pressofusa.


Eppure si deve anche ai carabinieri
se lo sci, ancora poco diffuso negli anni Venti in Italia, ebbe un
grande impulso nel decennio successivo. Oltre alle normali
competizioni di fondo, mezzofondo, discesa pura e slalom, una
specialità alla quale gli appartenenti all'Arma amano prendere
parte è il biathlon militare, una gara impegnativa per resistenza e
precisione, visto che lungo un percorso di fondo bisogna fermarsi e
sparare con la massima rapidità ed accuratezza.

A partire dal 1930 l'Arma predispone corsi regolari di sci presso
le legioni di Torino, Bolzano, Udine e Chieti che si svolgono sui
campi di Bardonecchia, Ponte di Legno, del Tonale, San Candido,
Pescocostanzo ed altre località minori.


Nello stesso periodo viene
ufficialmente riconosciuto all'Arma il motto (già usato) «Nei
secoli fedele» (circolare n. 247, 20 maggio 1932) e con un decreto
del luglio dello stesso anno viene concesso l'uso della bandiera
nazionale ai CC RR.


Tre anni dopo, in conseguenza
dell'uso della bandiera, viene anche riconosciuto il diritto a
fregiarsi di uno stemma. E' allora che nasce il caratteristico
blasone con una mano argentata che stringe un serpente e la granata
dirompente d'oro. Particolari insignificanti agli occhi dell'uomo
della strada, ma è su questi tangibili simboli di un solido spirito
di corpo che si costruisce una tradizione per cui si serve, si vive
e si muore.


 
 
 
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