"Un mafioso è uno che lucra
per avere prestigio e poi goderne in tutti i settori. E chi lucra è
pure capace di uccidere. E, prima di uccidere, intendo assassinio
anche come morte civile, è pure capace di usare espressioni come:
'paternalmente, affettuosamente ti consiglio...'.
( ... ) Nelle stesse pieghe delle
amministrazioni locali e statali sono, con molta probabilità,
inseriti elementi legati al fenomeno mafioso e il loro mimetismo
non solo garantisce il proseguimento del successo dell'illecito ma
contribuisce anche a quel 'prestigio' su cui il mafioso deve poter
contare in ogni sede".
(da un'intervista del generale Carlo
Alberto Dalla Chiesa a Epoca nel 1982)
"Il giovane che poi sarebbe stato
conosciuto come il pentito Antonino Calderone, era il nipote di un
importante capomafia catanese morto nel 1960 in un ospedale di
Milano, era cresciuto nell'ambiente di Cosa Nostra ed era candidato
all'affiliazione. Durante una visita allo zio malato, cui era molto
legato, Antonino si vede indicare una rosa. "Vedi quella rosa sul
davanzale della finestra?" - gli dice con voce affaticata lo zio
che ben sapeva della sua candidatura - "E' bella, molto bella, ma
se la prendi, ti punge". Silenzio. Poi: "Sapessi come è bello
addormentarsi senza il timore di essere svegliato brutalmente nel
cuore della notte. E camminare per strada senza doversi
continuamente voltate per paura di ricevere un colpo alla
schiena".
(dalle memorie del giudice Falcone
in Cose di Cosa Nostra).
Storie vecchie, storie nuove di
mafia e di soldi, di morti ammazzati e di corone di fiori secche,
di brillanti blitz e di processi a bolla di sapone, di roboanti
indignazioni e di silenziosa indifferenza, di arroganza e di senso
dello stato. Il percorso dei Carabinieri nella loro più che
centenaria storia si è sempre imbattuto nelle profonde
contraddizioni italiane tra cui quelle riassunte nelle tre parole:
mafia, camorra, n'drangheta.